25 ottobre 2005

Jacopo Corso Cresti, Le latitudini dello stupore

Quando l’horror si fa splatter  


di Luciano Luciani



In libreria da poche settimane, Le latitudini dello stupore, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2005, opera prima di Jacopo Corso Cresti, appare in grado di offrire più di un motivo di curiosità ai lettori: le undici storie che costituiscono la raccolta appaiono sospese tra la magia del viaggio (verso altre latitudini, ma anche nel passato remoto o nella memoria familiare recente) e gli stupori, le sorprese non sempre piacevoli che ogni esplorazione del nuovo porta con sé. Può sembrare paradossale, ma oggi, nell’era della rivoluzione delle comunicazioni e dei trasporti, non c’è più un posto sicuro dove andare o dove stare: dalla capillare diffusione della microcriminalità al terrorismo, dai nuovi virus in circolazione alle crescenti tensioni sociali e internazionali, tutto concorre a rendere insicuri non solo i nostri movimenti, ma anche la nostra dimora. L’Autore, fiorentino, neppure quarantenne, rielabora allora questa incertezza diffusa e la trasforma in spunto letterario, in ispirazione per pagine che trattano dell’orrore senza nome che, consapevoli o meno, ci cammina accanto dovunque: nel Sud-Est asiatico, come nel Mato Grosso; in un ristorante di Pechino come nel deserto del Maghreb o tra i “pueblo” della Baja California. Ma non è necessario spingersi così lontano per incontrare i “buchi neri” che si aprono d’improvviso nel nostro quotidiano: può accadere in una villa misteriosa di Forte dei Marmi o in una grotta, di quelle frequentate la domenica dagli spelelogi dilettanti; oppure, per averne nozione forse basta scorrere la liste delle più famose pop star scomparse negli ultimi trent’anni…
Tra cronaca e fantasia, Jacopo Corso Cresti si muove con la sicurezza del narratore di razza: attualizza antiche paure, le aggiorna agli inizi del millennio e, quindi, le “globalizza”. Così, un dono, un idolo esotico acquistato nella lontana isola di Bali e portato alle nostre latitudini per fare colpo su un donna tanto bella quanto disattento si trasforma in un orribile e feroce strumento di morte… E non è particolarmente raccomandabile neppure la ricerca dei ristorantini tipici e dei cibi caratteristici nella Pechino dei nostri giorni in bilico tra comunismo, capitalismo e un tempo senza tempo che crea creature da incubo… Insomma, anche se l’orrore dimora agli antipodi c’è poco da stare tranquilli e fin dal primo racconto il lettore si rende conto che la paura e l’inquietudine possono raggiungerti sempre e dappertutto. Temi propri del folklore e leggende metropolitane si mescolano nelle storie di questo affabulatore di talento, insieme all’idea, antica e modernissima, di una Natura organismo vivente che, se indagata, sondata, esplorata senza simpatia e senza amore, si ribella a quanti vorrebbero usarla e strumentalizzarla volgarmente: allora reagisce e rifiuta con ferocia ogni modernità, ogni omologazione grossolana e volgare
I materiali con cui Jacopo Corso Cresti costruisce le sue storie splatter (parola inglese onomatopeica che fa riferimento al calpestio, allo spiaccichio che, se produce una sensazione di schifo pure, al tempo stesso, ci attrae) provengono da appassionate e reiterate letture di fumetti, di romanzi di Urania, di telefilm americani e giapponesi, di film del genere B movies, di cartoni animati unitamente a preoccupazioni ecologiste corredate da un’informazione scientifica non disprezzabile: un back ground ancora poco conosciuto e meditato, ma che ha contribuito potentemente a plasmare gli immaginari collettivi di intere generazioni di giovani occidentali che in queste storie e nelle immagini relative hanno trovato il modo di esprimere i turbamenti, le paure e le inquietudini dei loro tempi complicati e difficili.

Luciano Luciani

Jacopo Corso Cresti, Le latitudini dello stupore, prefazione di Mario Spezi, Collana Via Lattea, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 2005, pp.160, Euro 12

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