11 ottobre 2014

"Intervista a Laura De Cesare" di Mira Giromini




A Pisa esiste una piccola bottega artigiana di una tessitrice che a partire dal 2007 con abilità e coraggio ha aperto il suo laboratorio in senso classico: “una bottega dove si lavora, si insegna, si fa arte”. L’ho intervistata e lei gentilmente mi ha accompagnato nel suo percorso di lavoro e di vita.

Come è nata la tua passione per la tessitura? È stato un approccio graduale o un colpo di fulmine e una folgorazione?
Si è stata una folgorazione. La tessitura fa parte di un mio percorso personale. Mi sono trasferita da Milano in Toscana, giovanissima, in particolare per motivi di studio, mi ero infatti iscritta al corso di pedagogia a Firenze. Dopo un anno dove avevo fatto un solo esame, dopo essermi trasferita da Milano a Pisa e non aver concluso bene l’anno accademico; ho chiesto un periodo sabbatico ai miei genitori perché inevitabilmente il mio destino sarebbe stato quello di rientrare a Milano ed io non volevo. I miei genitori hanno accordato di mantenermi senza un obiettivo, se non capire cosa volevo fare nella vita.
Dunque la domanda era: ora cosa faccio? cosa voglio fare nella vita?. Un giorno camminando per Pisa mi sono data la risposta poiché mi sono sempre piaciuti i travestimenti, i vestiti, gli sfarzi, la musica, io volevo fare la cantante, anzi avevo studiato da cantante ero un soprano di lirica. Comunque tornando alla mia risposta, il processo per arrivare ai vestiti è stato chiedersi e capire come si costruiscono i tessuti, mi sono quindi adoperata per cercare nella mia zona un posto dove si vedesse il processo di costruzione, spinta da non so quale istinto. Nella mia vita ho incontrato molte maestre tessitrici: la prima a Lucca, Lucia Nesi che ancora adesso è mia amica, è colei che mi ha accolta a casa sua, con il suo telaio e mia ha dato le prime lezioni. Il problema, purtroppo è che io cercavo altro; la tessitura è molto noiosa se non conosci il disegno, così mi sono messa a cercare altro. Avevo tre indirizzi uno dei quali mi indicava il nome di Graziella Guidotti. Quando ho visto il suo laboratorio mi sono detta “qui devo stare”.
Ho lasciato così l’università e ho detto ai miei genitori che avrei iniziato a studiare tessitura. Dopo un’iniziale reazione negativa questi hanno acconsentito e mia mamma mi ha regalato questo telaio con il quale sto lavorando. Da lì poi non ho più smesso! Ho continuato sempre a tessere. Per mantenermi gli studi ho cominciato a scrivere, sono diventata giornalista e per un periodo facevo solo la giornalista, sempre tenendo il telaio in casa e tessendo cose per me.
Ho sempre seguito la tessitura come se fosse la mia passione mentre lo scrivere era il mio primo lavoro. Non dimentichiamo che testo viene dal participio passato del verbo tessere (dal lat. textus, testo) e scrivere è come tessere, tessere è come scrivere, così come comporre un componimento musicale quindi sono tutte forme di linguaggio. Lo scrivere è stato per me il passo precedente al tessere.

Quando hai avviato la tua attività?
Ho avviato l’attività nel 2007 dopo essermi assestata sentimentalmente. Io che ero sempre con la valigia in mano, inqueta. Ho trovato dopo molto tempo il mio equilibrio, la mia famiglia e dopo i miei due figli mi sono sentita pronta per il mio sogno iniziale: aprire una bottega alla luce di quello che avevo imparato, dalle maestre tessitrici varie e non solo, dal giornalismo e dalla Vita-Maestra. Dunque una bottega dove produrre. Dopo il secondo figlio ho deciso di avviare questa attività che è stato come partorire un terzo figlio, nottate, difficoltà, inizialmente nessuno mi credeva ma alla fine ce l’ho fatta, eccomi qua al lavoro.
Dico sempre che il mio laboratorio l’ho avviato secondo un’impostazione classica, quella vasariana, cioè si produce, si insegna e si fa arte, perché l’artigiano è questo. Non c’è artista che non sia prima artigiano, il talento è retto dalla tecnica e viceversa.
Dopo l’apertura della bottega sono anche diventata socia fondatrice dell’ Associazione Coordinamento Tessitori Italiani (www.tessereamano.it) che raccoglie più di trecento iscritti. Dal 2009 sono presidente dell’Unione per l’Artigianato Artistico della C.N.A. di Pisa. E poi lavoro molto con Artex, ente che promuove l’artigianato artistico della Toscana (www.artex.firenze.it).

Quali sono le qualità personali per essere un buon tessitore?
La tessitura è per ognuno qual’ cosa di diverso. Per me è un codice di comunicazione. Per me è uno strumento con il quale esprimermi. Non voglio diventare una brava designer, io voglio esprimermi, perché la tessitura è anche dialogo. Per me la tessitura è un veicolo per conoscermi e conoscere gli altri. In quanto insegnante, da come uno si avvicina al telaio e tesse io riesco a capire o intuisco delle cose. Una grande qualità educativa della tessitura è che ti costringe ad essere presente nel momento, devi essere presente perché devi coordinare il pensiero con l’azione. Se non sei presente rischi di sbagliare e ricominciare d’accapo. Per quanto riguarda la tessitura il lavoro è diversificato c’è l’idea, il progetto e poi c’è la fase esecutiva dunque più fasi: una parte creativa, una parte tecnica, la parte di espressione e la parte dell’abilità artigiana. E’ un lavoro fantastico che ti permette di incontrare tanta gente ma quello che mi da maggior soddisfazione è l’insegnamento. Tra i miei progetti c’è “l’artigianato a scuola” svolto nelle scuole di Pisa. E poi devi sapere che quando ho avviato l’attività cercavano un insegnante di tessitura presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, in quanto cultrice della materia ho insegnato tecnica tessile e disegno tessile presso l’Università, un’esperienza fantastica per tre anni. La scoperta dell’insegnamento è stata per me inaspettata, bellissima e non l’ho più abbandonata.

Quali sono i materiali che adoperi?
Uso materiali che hanno un significato: materiali pregiati come la seta, il caschmire, l’alpaca, oppure il lino, tanto lino e poi anche materiale appunto con un significato ovvero la lana garfagnina che riguarda un percorso di filiera corta. Un materiale che abbia un significato perché è difficile competere nel mercato, così mi distinguo per il materiale, per le cose su misura oppure su creazione mia.

Puoi parlare della tua ultima creazione e su cosa stai lavorando?
Sto lavorando a campionature di tende. In questo momento poi si produce anche per il Natale, sto lavorando su dei cestini di lana garfagnina e delle stole, accessori moda e qualche runner per la tavola. Oggetti che devono essere pezzi unici, che non trovi nel mercato seriale.
In quanto artigiana, mi devo distinguere e devo fare cose che nessuno ha e soprattutto con un significato. Dopo il Natale ci sarà la produzione primaverile/estiva perché per preparare un lavoro ci vuole molto tempo. Con l’arrivo dell’autunno si attivano poi i corsi si programma l’anno; come per la primavera anche l’autunno è una stagione molto impegnativa.

Progetti per il futuro: eventi, mostre, fiere?
Con le fiere per il momento mi astengo poiché negli ultimi anni ho lavorato molto nelle fiere. Ora mi sto dedicando al commercio estero, non più Europa ma Stati Uniti.
Una novità di quest’anno è mettere a disposizione il mio lavoro per coloro che hanno dei disagi psichici. L’arte della tessitura come forma di riabilitazione psichica.

Come si riesce a coniugare uno strumento del passato con le esigenze del mondo d’oggi?
La tessitura è in realtà un linguaggio modernissimo; da qui arriva il linguaggio del computer!. La tessitura è attuale nel momento in cui io la utilizzo come un mio codice di comunicazione e poi anche la pittura è un mezzo antico. Sta nell’artigiano rinnovarsi, l’artigiano deve imparare ad utilizzare mezzi di comunicazione quali la Rete (l’uso del sito e dell’e-mail) soprattutto a partire dai mezzi tecnologici. Io ora con il mio telefono ho la possibilità di vedere subito l’e-mail senza accendere il computer e poi scannerizzo i miei disegni, li spedisco e li catalogo.
Il problema è alleggerire gli archivi e velocizzarli. Sto cercando di indirizzarmi verso una maggior tecnologia e portare gli artigiani, come me, verso questa direzione per imparare a comunicare e gestire la propria attività. L’artigiano non è un manager ma al giorno d’oggi ti si chiede di esserlo. L’impresa artigiana deve essere “bottega-azienda” e non più solo “bottega”. Risulta prioritaria la necessità coltivare una cultura imprenditoriale: la promozione on line, e-commerce dunque il sito, l’artigiano ha necessità di gestire tutto e può arrivare ovunque attraverso il canale informatico e tecnologico. L’artigiano da solo deve incarnare la creazione la comunicazione, l’amministrazione e non è facile.

Prima di concludere vorrei condividere una riflessione: nel recupero del lavoro artigianale della tessitura c’è un aspetto etico del lavoro?
Assolutamente si, innanzi tutto verso me stessa: mi preservo. E poi quando tu dici qualcosa di vero e passi un’esperienza “vera” i giovani lo sentano. Il futuro ha bisogno di verità e contenuti. Qualsiasi contenuto che tu dai che sia la tessitura, il caseificio, la scrittura, se passi qualcosa di autentico, con professionalità e lo sai fare, con umiltà perché non esiste il Maestro, quello che sa tutto, tu ti cerchi i maestri tuoi. Qualsiasi cosa che abbia contenuto è portatore di futuro. Io credo che il mio lavoro sia attualissimo l’unica cosa è importante che l’artigiano si rinnovi. Io continuo sempre a studiare e anch’io dopo essere stata per molto tempo allieva ora comincio ad avere un mio metodo e un mio stile.

Ora concludo io con una riflessione “la chiave è trovare quello che ti piace e farlo perché da li che l’energia sgorga senza fine”.

Per saperne di più: www.lauradecesare.it

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