07 maggio 2016

"La ragazza con l’orecchino di perla" di Tracy Chevalier



di Maddalena Ferrari


L’autrice è nata a Washington, ma dal 1984 vive in Inghilterra.
Il suo romanzo, da cui è stato tratto il film omonimo di Peter Webber, con Colin Firth e Scarlett Johansson,                                                                                                                                          
è intriso di spirito europeo, non solo per l’argomento e l’ambientazione, ma soprattutto per una sorta di adesione ad una cultura, ad una tradizione, quasi  che la scrittrice se ne senta figlia ed erede.

La storia è quella di Griet, giovane figlia di un rinomato decoratore di piastrelle di Delft, la quale, a seguito della perdita del lavoro da parte del padre, è costretta a fare la domestica nella casa del grande pittore Jan Vermeer. Tra la ragazza e il pittore c’è un rapporto di fascinazione, che rimane represso, per motivi sociali, a cui si aggiungono le peculiarità caratteriali dei due personaggi.

Lei è da subito attratta dall’uomo: parla di “lui”, narrando in prima persona; il suo racconto,
fatto in uno stile scarno, lascia trapelare la sua intelligenza, la sensibilità, l’affettività ed anche il gusto estetico: è una giovane donna dalla personalità più complessa di quanto lei stessa sia consapevole e sente il peso di una condizione sociale culturale e di genere subordinata; non senza reagire a volte con energia. Oggetto delle attenzioni volgari di un ricco protettore dell’artista, che vorrebbe approfittarsi di lei, riesce a salvarsi,  grazie a una scelta, che la rinchiuderà in un ruolo convenzionale.

Lui vive in una casa borghese, circondato da donne: la moglie, con cui la protagonista ha un rapporto conflittuale, e ciò appare abbastanza scontato, la suocera, autorevole e autoritaria, quasi protettiva verso Griet, le figlie, le domestiche...Vuole tenere separati il mondo dei legami familiari e quello dell’arte, dove è e vuole essere solo e diverso, nella sua ricerca maniacale della perfezione; Griet rientra in questo mondo di arte e rischia di sconfinare nell’altro, ma, quando ciò sta per succedere, l’artista si ritrae.
Ad entrambi i personaggi manca il coraggio.

Le dinamiche dei rapporti interpersonali narrate nel romanzo sono motivate, anche se, in parte, prevedibili . Il ritratto di Vermeer  risulta affascinante, nel suo egoismo, nella sua pavidità, nella ricerca continua dei modi e delle tecniche per assecondare l’ispirazione. La ricostruzione storico-ambientale è accuratissima e riesce a comunicare la concretezza quasi tattile di luoghi ( Delft e i suoi canali, le case ) e di oggetti. La scrittrice è capace di dare vita ad un mondo, ad una società del passato ed anche di rendere credibile l’antefatto di un quadro, oltre che bellissimo, misterioso: una giovane donna, vista quasi di spalle, si sta voltando verso di noi, come ad un richiamo, e ci guarda, sorridendo appena, con la bocca socchiusa; l’abbigliamento, anche se inconsueto, è ordinario; ma all’orecchio sinistro splende una perla preziosa.    

Tracy  Chevalier. La ragazza con l’orecchino di perla. Traduzione di  Neri Pozza

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