02 dicembre 2017

"La pianista" di Elfriede Jelinek



di Giulietta Isola
“una scrittura che non si dimentica,

mai banale,spesso non immediata,
vastamente metaforica”

PERSONAGGI
ERIKA “ è un insetto imprigionato nell’ambra,senza tempo,senza età,non ha storia e non fa nemmeno storie. Proviene da una famiglia di segnali solitari sparsi nel paesaggio. Non prova niente,non ha mai provato niente,è insensibile come un cartone catramato sotto la pioggia.
Tra le sue gambe il marciume,una molle massa insensibile. Putredine grumi in decomposizione di materiale organico. E’ un opaco mucchio di meschini desideri e mediocri aspirazioni che temono il proprio compimento:
LA MADRE “e’una pestilenza incurabile, le sta attaccata come una piattola o una sanguisuga le succhia il sangue.”
LA MADRE E LA NONNA “le vulve pietrificate delle due vecchie si chiudono con uno scatto secco e rumoroso,come le chele di un cervo volante in agonia,ma niente rimane imprigionato nelle loro grinfie.”


La pianista,si evince dalla biografia di Jelinek,prende spunto dalla sua storia personale (la madre era pianista ed il padre in manicomio)e qui il ruolo centrale è proprio riservato al rapporto madre-figlia. Erika Kohut,insegnante di pianoforte,inquietante quarantenne,vive con la madre dispotica e soffocante (maternità alienata),una presenza che pretende di gestire la vita della figlia scegliendole i vestiti,le frequentazioni,la carriera,controllando maniacalmente ogni suo spostamento e condividendo con lei il letto matrimoniale.
Erika per niente emancipata e’ stata forgiata da dure lezioni,spinta a fare sempre il massimo, trattata da adulta quando era bambina,segue le ambizioni imposte dalla madre per la quale niente è mai abbastanza e tutto è ad un livello troppo basso per lei, è ingabbiata dal suo rigore e dai suoi continui rimproveri per le aspettative deluse. Erika non sembra avere un futuro proprio,ha il futuro che qualcuno ha pensato per lei,è abituata alla violenza,abita i luoghi del sadismo e dell’odio,non ha posto per il sentimento amoroso,la sua vita è  piena di fatti tragici e drammatici,non ha volontà per mutare le cose e scardinare regole sociali già predeterminate, è disastrosamente assoggettata al conformismo,incarna l’idea di umiliazione, di aggressione, di dominazione,cerca la propria identità nel voyeurismo, nell’autolesionismo ed il sadomasochismo,crede di affrancarsi dal cilicio materno con l’idea di un amore impossibile per un suo allievo molto più giovane Klemmer, ma e’ una donna sessualmente frustrata, una vittima della propria posizione culturale dominante e di una madre possessiva e paranoica ed il lieto fine per lei non e’ contemplato.
 

Al di la’ della storia,mi pare veramente interessante l’analisi della prosa di Jelinek straordinariamente forte, antisentimentalista eppure suscita forti emozioni, dalla sua penna temi come matrimonio,famiglia, sesso sono estremizzati, portati oltre il confine, oltre i limiti, li utilizza in maniera spericolata,la terminologia è esplicita e cruda, è insolito leggere di prevaricazione e violenza fra i sessi e classi sociali in maniera così pervasiva.
 

Credo di non essermi mai trovata di fronte ad una scrittura così dissacrante,così sincera,così argutamente metaforica,così violenta,così coraggiosa, a tratti volutamente spiacevole a tratti intensamente poetica, una miscela di stili e generi, il moderno e l’antico, e le donne trattate non tanto o non solo come esseri umani specifici ma come “il femminile” nella storia e nel sociale, quel femminile che per l’autrice fa parte degli oppressi,degli emarginati,degli ultimi “che i movimenti femministi e i partiti comunisti hanno per oggetti da tutelare”,ed anche il sesso sesso che si esprime come possesso, forza e rapina e conseguentemente come sottomissione, dipendenza e schiavitu’.Sesso a go-go senza sentimento, ne’ dolcezza, mai portatore di allegria e consolazione brutalmente pornografico.
 

Avevo letto la biografia di Jelinek all’assegnazione del Nobel nel 2004 (mi era assolutamente sconosciuta) e penso sia necessario valutare la sua opera legandola alla sua posizione politica di femminista e comunista, critica la societa’ capitalista e consumistica che mercifica gli esseri umani e le relazioni,avverte le vestigia del passato fascista dell’Austria sia nella vita pubblica che in quella privata e lo sfruttamento sistematico e l’oppressione delle donne nella societa’ patriarcale capitalista e lei stessa ha dichiarato che “il narrare è necessità,a volte urgenza,ma sempre atto politico”.
 

Mi son messa le mani nei capelli fin dalle prime pagine sbigottita di fronte ad una scrittura femminile così controversa così contraddittoria da suonarmi come un avvertimento,potrebbe la vita di Erika assomigliare alla mia? O a quelle di tante altre donne?


ELFRIEDE JELENIK- LA PIANISTA- EDIZIONI EINAUDI



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