27 dicembre 2018

"Fermati David..." di Nino Muzzi

da una sequenza di "2001 Odissea nello spazio" di Stanley  Kubrick

 «Il film è un trattato mitologico. Il suo significato va ricercato a un livello viscerale e psicologico piuttosto che grazie a una specifica spiegazione letterale».
Queste furono le parole con cui Kubrick, cinquant’anni fa, rispondendo ai vari commenti alla prima del suo “2001 Odissea nello spazio”, cercò d’indirizzare lo spettatore nella ricerca dei significati nascosti nel suo capolavoro.

È questa dunque la bacchetta del rabdomante che dobbiamo usare per seguire il percorso del personaggio, David, unico appiglio dello spettatore che trova in lui subito una figura di riferimento, identificativa e al contempo interpretativa della vicenda narrata.

Perché anche David inizialmente “non sa nulla” di tutta la sua missione. Dietro di lui si sente il lavoro occulto dei programmatori del famoso computer Hal (translitterazione di IBM), ma si capisce che lui stesso è stato scelto soprattutto per la sue doti fisiche: la sua atleticità, la sua calma, la sua meticolosità e così via, piuttosto che per le sue abilità intellettuali.

Ma è così che deve iniziare ogni “fiaba”, ogni narrazione mitologica: il protagonista dev’essere un ingenuo, uno sprovveduto che segue, mettiamo, un sentiero nel bosco, il paesaggio impervio e misterioso per eccellenza, che nel film si trasforma nello “spazio” inabitato.

Lo spettatore è più informato di lui perché ha già assistito alla premessa del racconto. Una lunga premessa che parte dal mondo delle scimmie, i primati in lotta fra loro, e dalla pietra nera che porta “il senno” nell’universo degl’istinti. Ma di questo David non sa niente. Lui è di umili origini, come si deduce dalla scena dei due genitori che festeggiano on line il suo compleanno dinanzi ad una modesta torta con le candeline. Quindi si può immaginare che sia cresciuto studiando materie tecniche in un qualche istituto scolastico di provincia. Tutto qui.

E ora si trova a tu per tu con un mostro di sapienza, un computer che parla e pensa come un essere umano, che sa tutto della missione da compiere.
David sa tutto dei congegni dell’astronave ed è capace di cambiarne i componenti andati in avaria, ma non conosce la ratio profonda della sua missione, il computer sì.
Il mostro di sapienza, l’intelligenza astratta per eccellenza, tende a fare a meno dell’apporto umano, anzi tende a distruggere l’intervento umano nelle scelte decisive.
E quando l’uomo riesce a penetrare nel meccanismo dell’intelligenza artificiale e comincia a smontarlo pezzo dopo pezzo, l’elaboratore-mostro Hal s’impaurisce e ne segue un dialogo pausato accompagnato dal ritmo di un respiro come quello di un cetaceo, sentito da dentro al suo ventre.

Hal:  Ma cosa hai intenzione di fare, David? David... credo di aver diritto ad una risposta alla mia domanda. So che qualcosa in me non ha funzionato bene. Ma ora posso assicurarti, con assoluta certezza, che tutto andrà di nuovo bene.
Ho ancora il massimo entusiasmo e la massima fiducia in questa missione... e voglio aiutarti. David fermati. Fermati, ti prego. Fermati David. Vuoi fermarti David? Fermati David. Ho paura. Ho paura David.
La mia mente se ne va. Lo sento... la mia mente svanisce... non c'e' alcun dubbio... lo sento... lo sento... lo sento... 
Buongiorno, signori. Io sono un elaboratore Hal 9000. Entrai in funzione alle officine Hal di Verbana nell’Illinois il 12 gennaio 1992. Il mio istruttore m’insegnò anche a cantare una vecchia filastrocca. Se volete sentirla, posso cantarvela.

David: Sì, vorrei sentirla. Cantala per me.

Hal:  ……… Si chiama Girogirotondo… Giro-giro-toondo io giro intorno al moondo…Le steeellee…d’argeeentooo…costancinqueceeentoo…Centoaa…cinquaaantaeoolao…glinaaa…caooonta…oaaaaooaoo…oooo…. (rumore incomprensibile)
Si accende un monitor: Buongiorno, signori. Queste sono comunicazioni registrate precedentemente alla vostra partenza e che per motivi di segretezza di estrema importanza erano note a bordo durante la missione soltanto al vostro elaboratore Hal 9000

Tutta questa sequenza non è altro che l’uccisione del drago da parte di Sigfrido nel poema dei Nibelunghi.
Sigfrido uccide il drago e il drago, morendo, gli rivela il canto degli uccelli e il segreto dell’invulnerabilità.
David uccide Hal e dal ventre di Hal un monitor gli rivela il segreto della sua missione. Adesso David è solo e deve “navigare” alla ricerca della pietra nera.

Se mai ci fu pietà per una macchina, che scrittori o registi hanno cercato di trasmettere al lettore o allo spettatore, questo è un caso esemplare. Kubrick ha felicemente ottenuto questo effetto tramite due elementi: il respiro di sottofondo e la riduzione di Hal a bambino balbettante. Il tutto con il volto di David in primissimo piano che s’imperla via via di sudore dietro la maschera a ossigeno.

Grandissimo Kubrick!




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