07 gennaio 2020

"Cinquant'anni di attività artistica di Gildo dei Fantardi" di Luciano Luciani

                        Quel piccolo Eroe  buffo che difende la memoria

Sarà perchè nella vita vera porta il mio stesso nome... O perché siamo nati nello stesso anno del secolo scorso, ancora prima di quelli "poveri ma belli", però per chi c'era soprattutto poveri e tanfosi di immediato dopoguerra... O per quell'aria da Puffo naufrago che non smette mai di asciugarsi... 

Per questi e parecchi altri motivi. io a Gildo (nato Luciano Filippi) gli voglio proprio bene! Di sicuro perché, almeno per quanto mi riguarda in quest'ultimo quarto di secolo, con la chitarra e con la voce - sempre più spesso roca, "sporca", affaticata - il Fantardi, per dirla alla maniera dei colti, è riuscito nell'impresa di dare anima, vita e spessore di umanità a un mondo che anch'io mi porto dentro da sempre e al quale, altrimenti, non avrei saputo dare espressione: quello degli anonimi protagonisti della canzone popolare che nasce tra la gente, non frequenta nessun festival e nessuna hit parade, circola per forza interiore e serve a esprimere, in maniera diretta e senza mediazioni, un amore, una rabbia, una protesta, una preghiera... Poi ripiega, per tornare più là e più tardi. 

Riappare altrimenti intonata, diversamente rimodulata, magari con parole differenti adattate a occasioni e contesti  diversi: sono le canzoni che nascono sui luoghi di lavoro, nell'emigrazione, nelle carceri, nelle trincee della Grande Guerra (a proposito: sempre emotivamente forte l'interpretazione del musico lucchese di Gorizia, un classico della canzone antimilitarista)... Sono i canti sociali e quelli politici, dal Risorgimento alla Resistenza, al Sessantotto. Un patrimonio culturale immenso e a tutt'oggi poco studiato: ne conosce assai e assai, Gildo, di questi canti semplici, spontanei, e quelli di cui non è al corrente sa dove andarli a cercare, musica e parole. 

Bardo, cantastorie, menestrello e, se del caso, giullare, ma sempre, comunque, interprete appassionato del canto popolare, a Lucca e più in generale in Toscana, Gildo ha svolto nel tempo un'importante funzione: contrastare quella smemoratezza che sempre più minacciosa incombe non solo sul mondo di ieri - che appunto perché di ieri non esiste più - ma addirittura sulla sua memoria, della quale si colgono ancora, ma a fatica, rare tracce, segnali intermittenti e contraddittori, lontani sentori. Invece, meno male che Gildo c'è e che, magari un po' acciaccato, continua a lottare insieme a noi. Si batte con le  armi che gli sono più proprie e congeniali: la chitarra, la voce e un repertorio vastissimo di armonie semplici, talora elementari, lungo le quali si distribuiscono testi carichi di passioni immediate, rabbie nate da ingiustizie secolari, amori a volte felici ma più spesso dolenti, richieste perentorie di libertà e giustizia ai potenti di sempre. 

Piccole eroe buffo, Gildo dei Fantardi riesce, nonostante un tempo tutto schiacciato sul presente, a contrastare l'oblio, la smemoratezza e la maledizione degli uomini di ogni tempo e Paese: dimenticare sempre le lezioni della Storia, soprattutto se severe.

Nessun commento:

Posta un commento