Una “discussione” su Face Book. Su un tema, che apre questioni enormi. Qui affrontate a colpi di fioretto: sinteticamente e allusivamente, lasciando, cioè, echi di pensiero impliciti. La pubblichiamo su L. R. quindi anche per la forma con cui (la discussione) si è espressa.
9 NOVEMBRE 2012
Mi piace trovare gli attimi
in cui l'Io si sdoppia
guardando se stesso implacabile
come se fosse Altro...
[ Gianni Quilici]
Mi piace trovare gli attimi
in cui l'Io si sdoppia
guardando se stesso implacabile
come se fosse Altro...
[ Gianni Quilici]
- Davide Pugnana Attimi privilegiati. Penso alle parole del sedicenne Rimbaud (sempre nostro contemporaneo): "Perché IO è un altro. Se l'ottone si sveglia tromba, non è affatto colpa sua. Ciò mi pare evidente: io assisto allo schiudersi del mio pensiero: lo guardo, lo ascolto: do un colpo d'archetto: la sinfonia fa il suo sommovimento nelle profondità, o di colpo balza sulla scena." (lettera a Paul Demeny, Charleville, 15 maggio 1871)
- Davide Pugnana Le tue parole Gianni - ma tutto il seguito della bella discussione con Lara - è vero mi hanno richiamato la meditazione di Rimbaud; ecco, per tornare sulle parole del poeta, trovo sia un amabile paradosso quello del risveglio da "ottone" (storia) a "violino" (liberazione); in verità, entrambe le posizioni, sono condizioni di altissima autocoscienza, nella misura in cui l'introspezione non diventi quel viaggio turistico nelle grotte, mappa alla mano, su cui ironizzava Pontiggia in tempi di new age psicoanalitica. Per dirla alla Montaigne, se si impara a scandagliare in profondità il proprio Io si cammina bene anche nei depositi della storia.
- Patrizia Manganaro mi piace e mi compiaccio di poter osservare l'Io che si sdoppia...non temo l'Altro...ne approfitto da osservatrice...
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