27 maggio 2025

" Salone del libro 2025 (2a parte)" di Giulietta Isola

 



                      Sabato si comincia alla grande con Javier Cercas ed il suo “Il folle di Dio alla fine del mondo”, anticlericale e laicista militante, ha viaggiato in Mongolia in compagnia di Papa Francesco per indagare su spiritualità e religione e per avere una risposta alla domanda che nessuno può fare a meno di porsi: può esserci vita dopo la morte? Interessante conversazione e libro da leggere. E' il turno di Paola Caridi e Francesca Mannocchi accolte da un pubblico delle grandi occasioni e tantissimi giovani. Le due autrici hanno dedicato il loro studio e le loro parole al Medioriente, sono intervistate dalle studentesse di un liceo torinese che vogliono conoscere meglio il nostro mondo frantumato e iniziare, al più presto, a rimettere insieme i pezzi. Bellissimo e quasi commovente. 


. Ma le emozioni continuano con Adania Shibli , palestinese che racconta un popolo dalla storia travagliata, dolorosa e senza pace. Ho apprezzato molto l’omaggio a Joan Didion , una delle più apprezzate scrittrici del Novecento. Nel suo Diario per John scrive le sue riflessioni più profonde, le sue incertezze, le ombre della sua mente: la depressione, l’ansia, il senso di colpa e la lacerante complessità del rapporto con la figlia. A seguire Luca Briasco, esperto di letteratura americana e traduttore, incontra Romana Petri per parlare di una ragazza americana di solidi principi, che si incanta davanti alle galline e non smette mai di avere Cristo come sublime interlocutore e ritiene la scrittura un dono divino. Quella ragazza è Flannery O’Connor, una delle più grandi autrici del Novecento, protagonista del romanzo di Petri La ragazza di Savannah. Adoro la O’Connor e mi è piaciuto molto l’incontro. Si finisce in bellezza con la mia amica Ilide che parla di un’icona letteraria Roberto Bolano. Sono quasi le 20, la giornata è stata bellissima, adesso in centro mi aspetta una bella cena e tante chiacchiere con le mie amiche Renata e Dina. 

 Domenica, per me l’ultimo giorno di Salone, inizia con l’incontro con il giovane autore americano Michael Bible del quale ho apprezzato il romanzo di esordio e con lui sono ritornata Harmony, la cittadina del Sud degli Stati Uniti solo apparentemente ordinaria. L’evento successivo è quello con Alexander Etkind e Luca Steinmann. A partire da La Russia contro la modernità di Etkind e da Vite al fronte. Donbass, Libano, Siria, Nagorno Karabakh: il grande intreccio delle guerre nelle storie di chi le ha vissute di Steinmann si parla del prezzo delle decisioni di Putin e di altri leaders pagato da chi lotta per la sopravvivenza nei paesi sotto attacco. E’ la volta di Roy Chen, l’autore israeliano di Anime intrattiene il suo pubblico in italiano sul suo nuovo romanzo che è la storia di tre donne : Gabriela, sua madre Noa e nonna Tzipora, oltre che di un mondo su cui sta per incombere il Grande Frastuono. Incontro Shalom Auslander nato e cresciuto del quartiere ebraico ortodosso di Monsey a New York. Racconta una vicenda famigliare umoristica e provocatoria. Sono già le 15.00 sono molto incuriosita dal nuovo libro di Mario Desiati Malbianco nel quale indaga il rapporto accidentato tra storia e memoria, tra individuo e radici. Vado ad ascoltare Amal Oursana che ci racconta nel suo nuovo libro Il segreto nel nome la quotidianità delle famiglie immigrate, il dialogo tra generazioni e un viaggio di ritorno, alla scoperta di una storia profonda e spirituale. 

La giornata sta per finire, ma voglio ascoltare, per chiudere in bellezza, Vanessa Roghi autrice di La parola femminista. Dialoga con Vera Gheno sul valore della parola “femminista” che evoca, ancora oggi, una grande varietà di significati, immagini e letture. Morale non bisogna dimenticare il passato ma comprendere l’evoluzione del concetto e della parola stessa nel tempo e nello spazio. Molto interessante e molto partecipato. Finisce con queste due donne intelligenti il mio Salone 2025. Sono stanca, ma soddisfatta, sono stata dove volevo essere e sono stata felice...ci ho fatto caso. Al prossimo anno Salone.

 

 

"Il mio salone 2025" (1) di Giulietta Isola

 


      

Voglio raccontare le giornate di parole (tra noi leggere) e grandi incontri del Salone 2025. Ho dovuto mettere al posto le emozioni, le facce, le parole, il caos, le montagne di libri, le code, i nuovi amici e quelli di sempre. Animata dalla mia solita curiosità e dalla voglia di ampliare i miei orizzonti (…ma è proprio necessario farlo?) non mi sono risparmiata, dall’apertura alla chiusura mi sono mossa fra i vari eventi in compagnia di meraviglia e piacere per l’ascolto. 
 
      Giovedì è il primo giorno e comincio con Dacia Maraini, Ilaria Gaspari, Veronica Raimo tre donne che raccontano in modo nuovo e attuale Il decalogo, con un punto di vista femminile, e utilizzando la letteratura come strumento di interpretazione del mondo. E’ poi è la volta del poeta siriano Raed Wahesh che parla delle tante Palestine e della sua ultima raccolta intensa e visionaria "Il libro degli assenti", un’interrogazione sull’essere , il tempo e la memoria. Non è presente Ziad Kaddash, scrittore palestinese di Ramallah del quale ho letto Le ferite ci raccontano, un libro di frammenti di memoria nel quale, realtà e finzione si mescolano. Proseguo con Pedullà, Ponzani, Tarpino e Tobagi che parlano di Resistenza e di Liberazione dal nazifascismo, i loro libri sono strumenti necessari contro l’ignoranza e leggerli è capire il significato della Resistenza. Ultimo evento quello con i Rampini padre e figlio coautori di Il gioco del potere una storia moderna di padri e figli e molto altro. 
 
         Il venerdì inizia con un piacevole, veloce ed ordinato ingresso in anticipo sui tempi. La mia giornata parte con un tema che mi sta molto a cuore: la violenza sulle donne. Al Palco Live è previsto l’evento Palinsesta, una rete di donne che attraversa spazi ed eventi culturali per riflettere insieme su come cambiano le narrazioni sulle relazioni tra uomini e donne e sulla violenza. Ad organizzare la Fondazione Una Nessuna Centomila e inQuiete festival, molta emozione per il pubblico di donne giovani e meno giovani. E’ poi il turno di Anya Niewarra dall’Olanda, Paese ospite, della quale ho letto Il cammino, una storia di menzogna, di scoperta, di segreti. Si salta il pasto e si va ad ascoltare Mazzucco, ma soprattutto Falcinelli, il famoso graphic designer che mi ha fatto vedere in maniera diversa colori e volti, la bravura dei due protagonisti è stata coinvolgente. Conosco poco le scrittrici italiane, voglio conoscere Fabrizia Ramondino, una vita difficile in costante lotta per uscire dall’alcolismo e dalla depressione. A parlarne sono quattro autrici contemporanee, ho deciso che la leggerò. E’ la volta di uno degli eventi che mi interessano maggiormente quello con Ibtisam Azem , scrittrice e giornalista palestinese , che ha presentato il suo romanzo non recente “Il libro della scomparsa” accompagnata da Paola Caridi e Claudia Durastanti. Ho letto il bellissimo libro e mi ritrovo nella frase di Ibtisam “I racconti orali di mia nonna sono memoria e la letteratura serve a far capire cosa sta succedendo”. Finisco la giornata con un libro interessante Alcibiade, quasi 1000 pagine di Ilja Leonard Pfeijffer. L’olandese che vive a Genova racconta in prima persona una delle più affascinanti e controverse figure dell'antichità classica: l'ambizioso, spregiudicato e bellissimo aristocratico Alcibiade. Christian Greco, direttore del Museo Egizio di Torino, dialoga con l’autore con grande sapienza e affronta i temi del declino della democrazia, della demagogia e del populismo. Sono soddisfatta, termino la giornata al Lingotto e mi dedico agli eventi del Salone OFF.

12 maggio 2025

"Origine discendente" di Marta Glenda Lugano

               

di Almerighi
   

Fango e ghiaia

Pensavo nel disgustoso fardello di fango e ghiaia

davanti a me, alla ghirlanda di stelle fumose

in questo pezzettino di cielo,

a diversità di mirate che piovono sulle polveri disperse

Dispiace non arrivare a raccoglierle nell’universo cadente

Dovresti essere più scaltra ti dice la realtà,

ma non lo sei mai stata.

rinunciare alla pigrizia, illuminarti di fede …

Ma resta l’ombra della malinconia

a cancellare ogni buon proposito,

e perdi i tuoi attimi nel lavorio del tempo che scorre,

nella colombaia di casa, senza un alito di vento

a farti respirare la vita,  

tuoi animali dormono al caldo e tutto è offuscato dalla stanchezza.

.

Pianure di nubi piatte se ne sono andate

per non avere l’imbarazzo di salutare la tua parola.

Dimentico di essere anch’io parte terrena della scena.

**

 

Fango e Ghiaia è la struggente poesia che chiude la silloge Origine discendente di Marta Glenda Lugano. Il libro è uscito quest’anno per la Collana L’Indipendente. 

Questa si presenta come un diario lirico denso, stratificato e radicalmente personale, che attraversa epoche, luoghi, sogni e ferite, con una voce poetica intensa e cosciente. Fin dal titolo, Glenda ci introduce a un viaggio duplice: verso l’origine personale, affettiva, genealogica e insieme verso il basso, verso le radici, la discesa nella coscienza, nella materia emotiva, nella memoria. La poesia diventa così un gesto di recupero quasi terapeutico, un modo per riportare alla luce ciò che la storia, la cultura dominante o il dolore tendono a silenziare. 

Il linguaggio di Lugano è vario e pieno di immagini sorprendenti. A tratti visionario, altre volte narrativo, alterna slanci quasi oracolari a confessioni intime e familiari. Le poesie dedicano spazio alla madre (commovente Per Emma), al padre, a poeti e icone come Frieda Kahlo, ma anche all’attualità bruciante (Gaza). La sua voce oscilla tra l’infanzia e l’età adulta, tra l’eredità culturale e l’autodeterminazione poetica. Temi come l’identità, il trauma, l’amore, il lutto e la giustizia sociale sono scandagliati attraverso una forma che predilige il verso libero, il frammento, l’epifania. In questa libertà stilistica si coglie una forte impronta post-beat, ma anche un debito verso la poesia di Sylvia Plath o Anne Sexton. Alcune composizioni si distinguono per tensione lirica e forza evocativa, come La clessidra, Nel buio del divenire, Scena muta, Fango e ghiaia mentre altre brillano per una dolcezza sospesa (Ode alla colazione, Il pettirosso). Il tono è spesso elegiaco, ma mai rassegnato: qui la poesia è un atto di presenza, di resistenza e di guarigione. Origine discendente è un libro intimo e vasto allo stesso tempo, che richiede tempo e ascolto.  È l’opera di un’autrice che scrive “come si accarezza un’ombra”, e che riesce a trasformare il privato in esperienza condivisa, con parole che sanno farsi crepa e luce.  

Una notazione frivola, la copertina mi piace particolarmente col ritratto in bianco e nero dell’autrice che pare la fotografia di una diva del cinema muto.