06 aprile 2018

"Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno" di Carlo Alberto Madrignani



di Davide Pugnana

Per molti della mia generazione Carlo Alberto Madrignani rappresentò un modo eccentrico di stare dentro l'università, decentrato sia per costume ed eloquenza che per approccio di metodo e visione dei classici. La sua scomparsa, ormai dieci anni fa, ha scavato una profonda zona di silenzio e nostalgia in chi, come me, fu tra gli ultimi allievi a godere delle sue lezioni e della sua ironia, al cui graffio goliardico ed elegante non potei sottrarmi quando, alla prima lezione, saputo il mio luogo di nascita, definì Carrara con questa perifrasi: "Mi dica, lei che viene da quel luogo dove non batte il sole della cultura, perché ha scelto questo indirizzo?" 

Ricordo questo episodio personale mentre riapro l'ultimo saggio del professor Madrignani, che, per la sua composizione estrema e la sua limpida maturità, può essere considerato un vero e proprio testamento spirituale. "Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno.", edito da Quodlibet Studio, 2007, ripercorre le opere di Verga, Capuana, De Roberto, Pirandello, intersecando il "caso" Tomasi di Lampedusa e correndo fino alla triade tardo novecentesca di Sciascia, Consolo e Camilleri, raccogliendo questi autori, o, meglio, questa funzione-Sicilia alla luce di un "rinascimento" interno alla linea (narrativa) siciliana e collocato all'altezza del 1880, data simbolica di innesco del rinnovamento espressivo. 

Parallelamente all'analisi delle opere, i capitoli disegnano, autore dopo autore, la mappa di un' "autobiografia dell'isola", con le sue leggi non scritte e la lingua propria di una cifra identitaria eccentrica; ma abbastanza potente da costruire modelli romanzeschi esportabili altrove, riuscendo così a proiettare la vita della 'periferia' sullo sfondo più ampio dei processi storici della nazione. 

In questa ricostruzione ho sempre trovato il capitolo sul "Gattopardo" un pezzo davvero magistrale nel disegno già serrato del libro. E non solo per la profondità di scavo ermeneutico, quanto per la scelta di sollevare il romanzo di Lampedusa dal suo splendido isolamento per accostarlo ai racconti. 

Tra questi spicca "Lighea", un racconto straordinario, che fa venire in mente l'influenza tutt'altro che superficiale di Stendhal sulla scrittura di Tomasi: un lievito segreto e permeante la cui corposità lavora sottopelle, a livello di processo creativo, di strutture profonde di immaginario e di stile. Un piccolo assaggio da "Lighea" alla memoria di un grande maestro quale fu il professor Madrignani, che riuscì a depositare in "Effetto Sicilia", quasi con noncuranza, una bellissima definizione di letteratura: "una forma d’interrogazione e potenziamento per cui il vero artistico aiuta a capire il vero reale, e in più offre al lettore non una soluzione, ma un discorso aperto, potenzialmente predisposto a un susseguirsi di suggestioni da intendere come un ideale completamento e rinnovamento di quanto crediamo di sapere."

"Il caldo era violento anche ad Augusta ma, non più riverberato da mura, produceva non più una prostrazione bestiale ma una sorta di sommessa euforia, ed il sole, smessa la grinta sua di carnefice, si accontentava di essere un ridente se pur brusco donatore di energie, ad anche un mago che incastonava diamanti mobili in ogni più lieve increspatura del mare. Lo studio aveva cessato di essere una fatica: al dondolio leggero della barca nella quale restavo lunghe ore, ogni libro sembrava non più un ostacolo da superare ma anzi una chiave che mi aprisse il passaggio ad un mondo del quale avevo già sotto gli occhi uno degli aspetti più maliosi. Spesso mi capitava di scandire ad alta voce versi dei poeti e i nomi di quei Dei dimenticati, ignorati dai più, sfioravano di nuovo la superficie di quel mare che un tempo, al solo udirli, si sollevava in tumulto o placava in bonaccia."

Carlo Alberto Madrignani. Effetto Sicilia. Genesi del romanzo moderno. Quodlibet Studio, 2007, 

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