di Marigabri
“Mai sottovalutare il potere dei libri”.
Ecco dispiegarsi in puro stile Auster la storia di Nathan Glass che torna a
Brooklyn perché cerca “un posto tranquillo per morire”.
Anche se ora sta bene gli è stato diagnosticato un tumore, e poi ha sulle
spalle il peso di un matrimonio fallito, di un lavoro da assicuratore, e un
rapporto difficile con la figlia Rachel. Lo conforta una passione ancora
ardente per la letteratura e, in genere, per i libri.
A sessant’anni, dunque, Nathan decide di traslocare e, ormai libero da
incombenze lavorative, decide di aspettare la fine dei suoi giorni terreni
cominciando un’opera narrativa originale che intitola ‘Il libro della follia
umana’, entro cui raccogliere episodi strampalati, curiosi o assurdi della sua
vita e, al limite, anche delle altre.
Da qui inizia l’avventura tutta newyorkese del nostro narratore e
protagonista.
Dall’incontro con il talentuoso ma ormai svaccato nipote Tom all’amore
platonico per l’avvenente e spumeggiante cameriera Marina, alla conoscenza
della tortuosa e un po’ torbida storia del libraio Harry presso il quale Tom ha
trovato un, a suo dire, soddisfacente lavoro. Elementi da cui si inanella la
catena di eventi qui narrata, eventi sopra i quali, come sempre in Auster, il
caso domina sovrano.
Così comincia la nuova vita di Nathan Glass, intensa e avventurosa anche
per chi ne gode la brillante lettura. Seguirla è un puro godimento che non ci
abbandonerà mai, fino a lasciarci, già sufficientemente turbati, alle soglie
dell’evento più sconvolgente della storia americana contemporanea.
Paul Auster. Follie di Brooklyn. Einaudi
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