27 settembre 2024

"Sillabario dei tempi perduti" di Maria Pia Pieri

 

di Marisa Cecchetti

      Dopo Piccolo sillabario di pensieri inutili del 2021, Maria Pia Pieri ci propone il Sillabario dei tempi perduti, Tralerighe Editore. Mi chiedo la ragione di questa scelta, penso al mio vecchio sillabario e per essere precisa ne cerco la definizione: Libro scolastico per l’apprendimento della lettura attraverso il metodo sillabico.

I racconti della Pieri sono suddivisi in tre parti che si sviluppano in un climax ascendente non consolatorio: Tempi speranzosi, Tempi sfiduciati, Tempi angoscianti; seguono lo scorrere della sua vita, sono brevi, narrati come in una conversazione tra amici, quando ognuno, a seconda del momento e delle circostanze, attinge al proprio trascorso.

Lei ci guida per le viuzze, le salite, le immagini di Barga a cui ha legato il cuore; ci fa salire lentamente al terzo piano della sua abitazione di Lucca, camminiamo con lei per le strade della città, ne riconosciamo piazze, chiese, monumenti; incontriamo persone che osserva con curiosità. I Comix la attirano, non sa rimanere al di fuori di un evento, allora scende tre piani di scale quando le strade e le piazze si colorano dei costumi dei cosplayer, più o meno eleganti, più o meno fantasiosi, comunque tutti pronti a stupire. Figure tra cui una suorina che passa è l’unica “vera, gentile e umana”. In questo modo, come con un sillabario, “ci fa apprendere la città” insieme a tutte le emozioni che ad essa la legano e alle esperienze del passato: ecco, secondo me, la ragione della scelta del titolo, ma chiederò conferma.

Libera nel parlare di sé, senza timore di giudizio - questo è un dono dell’età - recupera le emozioni di bambina, il suo rapporto col fumo, le esperienze di insegnante, le passioni del padre, i propri personaggi della TV, i “regali della vecchiaia”: non teme infatti di elencare tutto quello che di bello scompare con gli anni e gli acciacchi che arrivano, ma lo fa con la solita ironia:“Ora provo a raccontarla, così qualcuno di voi si può preparare. Vedo qualche faccia impaurita o annoiata: no, meglio di no, non c’è bisogno del tuo racconto. Si pensa tutti così e ci si tappa gli occhi quando a Barga si vede qualcuno un po’ ingobbito che arranca con sforzo su per una strada in salita”. Riconosce che con la vecchiaia ci vuole tanta pazienza, “Basta che non arrivi la goccia al naso, quella no, per carità”.

Comunque lei si ostina a vivere al terzo piano, contro le indicazioni del medico di famiglia: è troppo bella la città vista da lassù.  

Ma con i Tempi sfiduciati e i Tempi angoscianti il riso diventa un po’ amaro, infatti non le sfugge il gran daffare della nostra amministrazione che sacrifica la cultura agli eventi festaioli - la Casermetta della Memoria e della Pace divenuta luogo di informazioni turistiche “grazie a un assessore”; si osservano gli addobbi natalizi - tutto bello per la gioia dei cittadini “salvo qualche eccezione piuttosto kitsch”. E ce n’è anche per i governanti, per la “Bionda, capelli lunghi, piccolina, con l’aria della bambina buona, (che) sta seducendo gli anziani governanti di tanti paesi, con voce dolce, che cambia quando parla di Vox. Allora alza il volume e i toni di fanno apocalittici. D’altronde tutto quello che succede o succederà che piaccia o no, era nel suo programma e lei e i suoi governanti sono persone coerenti con le promesse fatte. Non tutte e dire il vero”.

Paese, il nostro, dove l’amore per la cultura non prevale tra i governanti: “la Russa, seconda carica dello Stato, tanto amato dai camerati odierni. Legge poco ma la sua ultima uscita gli sembra di averla letta, non se l’è inventata, però dove e quando non ricorda”. La Storia purtroppo conosce ben altri governanti che hanno perseguitato la cultura, perché nell’ignoranza il popolo diventa gregge che si può facilmente convincere e guidare: questo la Pieri non lo dice esplicitamente, ma lo fa dedurre.

 Maria Pia Pieri dimostra di avere idee personali ben chiare sulla situazione del nostro Paese: non va per niente bene, nonostante i TG continuino a dare rassicurazioni e letture positive. Il suo sguardo si posa con dolore sulla decadenza del nostro tempo, sulle guerre ritornate, sulle donne vittime di violenza, morte sul lavoro o vittime del Regime: Iran, primo ottobre 2023, Armita Garawand, ragazza curda, non ancora diciassettenne, occhi grandi, capelli corti, piercing alle orecchie, esce di casa senza velo, per andare a scuola. Si è ribellata alle regole imposte dal sistema alle donne iraniane e lo vuole dimostrare, senza paura e tentennamenti. Sale sul metrò […] l’abbiamo vista buttata sul marciapiede, come uno straccio buttato via o un animale colpito a morte”. Non si sa che cosa le abbiano fatto sul metrò; è morta dopo quattro settimane in ospedale.

Sa dare nuovo calore e colore al suo passato, Maria Pia Pieri, e lo fa con una punta di nostalgia che si intuisce dietro il suo narrare sorridendo. Osserva il presente con grande attenzione, riconoscendo quel che ci porta di buono; condanna il male solo raccontandolo con lucida freddezza e una punta di mascherato sgomento.

Maria Pia Pieri, Sillabario dei tempi perduti, Tralerighe Editore 2024, pag. 108.

 

 

 

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