22 gennaio 2025

"Il costo della vita" di Deborah Levy

 

di Marigabri


“Avevamo venduto la casa di famiglia. Mi sembrava che tutto quel disfare e mettere negli scatoloni una lunga vita vissuta insieme desse una forma strana al tempo, spingendolo indietro, a quando a nove anni avevo lasciato il Sudafrica, dove ero nata, e in avanti, verso l’ignoto che mi aspettava a cinquant’anni. Stavo smantellando la casa che avevo passato gran parte della mia vita a creare.”

Il secondo libro dell’ “autobiografia in movimento” parte proprio da questo nuovo inizio: cinquant’anni, un matrimonio (e una casa) alle spalle, due figlie, un appartamento in un condominio fatiscente a Londra e la ricerca di una stanza tutta per sé.

È il racconto di una donna che rivendica il proprio spazio creativo, che dialoga costantemente con le sue scrittrici preferite (Woolf, De Beauvoir, Duras), che smonta pezzo a pezzo una costruzione sociale avvinghiante e fallace entro la quale una donna può adattarsi ma non certo riconoscersi.

Ancora una volta frammentaria ed ellittica ma precisa nel circoscrivere i propri soggetti di scrittura, la penna di Deborah Levy narra di sé, della propria madre e della maternità in genere, della trasformazione della casa da focolare a fuoco di riflessione e di ricerca.

E quando la vicina di casa le offrirà un capanno per isolarsi a scrivere, ecco che la narratrice troverà il modo di rendere chiara e distinta la propria voce.

Allora non potevo saperlo ma avrei scritto tre libri in quel capanno, incluso questo che state leggendo ora. È lì che ho cominciato a scrivere in prima persona, usando un io che mi era vicino ma che non ero io.”

E sia ben chiaro:

Le parole che state leggendo sono fatte con il costo della vita e con inchiostro digitale “.

Deborah Levy. Il costo della vita. NN

 


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