Nella tarda serata del 29 giugno 1944, il piccolo slargo che i lucchesi conoscono come Piazzetta dell’Olivo è teatro del sacrificio di Roberto Bartolozzi, (La Spezia, 1914 - Lucca, 1944), operaio comunista. Originario di La Spezia, assunto alla Società Telefonica Tirrena, (TETI) come meccanico viene trasferito a Lucca dopo un pesante bombardamento della sua città d'origine (19 IV 1943), che causa oltre centoventi morti e distrugge la centrale telefonica a cui Bartolozzi è addetto.
A Lucca entra in relazione con gli ambienti antifascisti
e a partire dall'8 settembre si adopera per raccogliere armi, nasconderle e
organizzare i primi gruppi di patrioti con l’intento di contrastare anche
militarmente tedeschi e fascisti. Si collega col prof. Carlo Del Bianco,
docente di storia e filosofia del liceo "Machiavelli" di Lucca,
impegnato a costituire a Campaiana (Pania di Corfino) il primo gruppo di patrioti
armati formato prevalentemente da suoi ex studenti, ora universitari. Alla fine
del marzo 1944, sarà proprio Bartolozzi ad accompagnare a Firenze il prof. Del
Bianco in fuga per il suo ultimo, tragico viaggio per Venezia e ritorno. L’operaio
spezzino si impegna, poi, in diverse delicate missioni: il nascondimento e
l'aiuto ai prigionieri alleati; la costituzione di un centro stampa per la
propaganda contro nazisti e fascisti; l'occultamento di armi. di militari
sbandati, di renitenti alla leva. A partire dal gennaio 1944, coordinando
l'azione di diversi gruppi patriottici che sino a quel momento avevano agito in
maniera autonoma, organizza le Squadre di Azione Patriottica operanti in città
in un'area compresa tra ponte San Pietro, Guamo, San Vito e Monte San Quirico.
Tale formazione militare, nata sotto la spinta di elementi appartenenti al
Partito comunista è aperta a patrioti di diverse convinzioni politiche:
democristiani, socialisti, liberali... Bartolozzi entra anche in rapporto con
il Gruppo "Valanga" che nella zona dell'Alpe di Sant'Antonio opera al
comando di Leandro Puccetti.
Il
29 giugno 1944 è prevista un'azione bellica contro le caserme dei Carabinieri
di Borgo Giannotti e di San Concordio a Lucca. Per tale azione Bartolozzi
convoca due squadre: luogo di raccolta la centrale telefonica della Telefonica
Tirrenia di via Santa Croce. L'attacco, però, si presenta rischioso; infatti,
le caserme dei CC sono presidiate da soldati tedeschi e l'ordine di agire viene
revocato. Nascoste le armi, i patrioti escono cercando di non dare nell'occhio,
ma sono intercettati prima dai fascisti dell'Upi (Ufficio Politico
Investigativo), accompagnati da un tedesco, poi da un'altra pattuglia che li
ferma chiedendo loro di mostrare i documenti. Bartolozzi e gli altri si danno
alla fuga in diverse direzioni. I fascisti sparano. Preoccupato per la sorte
dei compagni, il comandante delle Sap torna indietro e si scontra con i
fascisti impegnati nel suo inseguimento. C'è una colluttazione, Bartolozzi
fugge di nuovo, armato di una pistola sottratta ai militi, che sparano
raggiungendolo alle spalle. Cade, si rialza, riprende la sua corsa verso il
vicolo San Quirico. Nel frattempo sono sopraggiunti due fascisti della X Mas:
uno di loro fa fuoco con il mitra, colpendo in diverse parti del corpo
Bartolozzi che prosegue la sua corsa, arrestata solo da un'altra raffica che lo
lascia morente vicino alla cabina del cinema Littoria. I fascisti lo
raggiungono, lo derubano e, quasi a monito per la città, lo lasciano morente in
terra. Sono le 22,30.
Morirà
qualche ora più tardi all'ospedale di Campo di Marte, dove nonostante tutti i
divieti, lo accompagnano alcuni cittadini lucchesi sbigottiti: la loro pietà si
rivela più forte della paura.
Nessun commento:
Posta un commento