Giulietta Isola
“Mi sono seduta accanto a lui e gli ho raccontato la verità: “Tu sei nero e
io bianca perché hai due mamme: una è la donna nera che ti ha portato nella
pancia per nove mesi e ti ha messo al mondo. L’altra sono io, che mi sono presa
cura di te tutti i giorni da quando eri piccolo così”.
Siamo in Colombia lungo il fiume Atrato, un’imbarcazione piena di sconosciuti solca le acque, fra loro una mamma con un bambino che fa un sacco di domande. Il bambino è nero, la sua mamma ed io narrante è bianca. Lei non è la mamma biologica del bambino, le è stato affidato quando era piccolissimo dalla madre che non poteva mantenerlo.
Il lungo viaggio sul fiume serve a ricordare, a raccontare i propri ricordi ad un’altra viaggiatrice, a farsi una ragione del fatto che la madre biologica vuole vedere suo figlio, che forse lei dovrà separarsene, che dovrà preparare il bambino a questo incontro. Cosa fa chi cresce senza madre? Chi si prende cura di lui? Chi gli insegna a pregare, chi gli dice: ‘Piccolo, questa cosa non si fa’? Per un bambino, una mamma è la persona che gli chiede se vuole il latte al cioccolato, quella che lo rimprovera quando cammina scalzo per casa, quella che assaggia la minestra per prima, si brucia la lingua e aspetta che si raffreddi un po’. Una mamma è la persona che c’è. Una madre è la persona che c’è e che sulla barca culla il bambino, ha paura, e risponde sempre alla stessa domanda: quanto manca?
Il viaggio è iniziato in maniera abbastanza spensierata, l’allegria del bambino è contagiosa, poi il divertimento della novità finisce ed il battello guidato da una singolare figura di timoniera si ferma in un villaggio distrutto da un incendio, una delle ragazze che era a bordo muore di parto con il suo bambino, tutte disgrazie che preparano per l’arrivo a Bellavista ed all’incontro con Gina, la madre numero uno del bambino. Bellavista è violenta e non è certo il luogo migliore dove far crescere un bambino ma qualunque sia la decisione presa, fra le due donne si stabilisce un legame di sorellanza , ad unirle è l’amore per il piccolo.
Era chiaro fin dall’inizio che l’atmosfera quasi incantata del fiume era un inganno, che i colori e la musica dell’acqua e il piacere di quella navigazione nascondevano altro. Il tema della maternità, la storia del bambino con due madri, del bambino doppiamente amato finisce con un doppio dolore, né l’innocenza, né la generosità, né l’amore salvano dalla furia della violenza .
Lorena Salazar, giovane scrittrice colombiana nata a Medellin nel
1991, esplora in questo viaggio sul fiume con “il bambino” tutti gli aspetti,
le voci, l’enormità e lo strazio della maternità. Niente verrà risparmiato,
niente suonerà falso, niente sarà troppo o troppo poco.
IL CANTO DEL FIUME di LORENA SALAZAR MASSO SELLERIO EDITORE
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