di Giulietta Isola
«Quello che sta vivendo è orribile: bene. Lo viva. Vi aderisca. Sia quell’orrore. Se deve morirne, ne morirà. Non cerchi né ragioni né mezzi per uscirne. Non faccia niente, lasci perdere: solo così può verificarsi un cambiamento». In altre parole: mediti, perché la meditazione è questo.
Yoga non è un libro specificamente su questa antica disciplina, ma un libro su di una ricerca incessante di spiritualità, di senso e di equilibrio. La prima parte è più strettamente sullo yoga e sul seminario Vipassana al quale Carrère sta partecipando fino a quando viene richiamato nel mondo reale dall’attentato a Charlie Hebdo nel quale è rimasto ucciso il suo amico il vignettista Bernard Verlhac. Tutto si fa incerto, angosciante, effimero. Carrère precipita in una gravissima crisi depressiva (già peraltro sperimentata dall’autore a cui è stata fatta diagnosi di bipolarità, e che ha passato 20 anni sui lettini di vari analisti parigini), e viene ricoverato in Psichiatria, dove rimarrà alcuni mesi, accettando anche di sottoporsi a elettroshock e di prendere una dose notevolissima di psicofarmaci. Cosa che lo accompagnerà, dice, tutta la vita.
La rinascita sembra verificarsi quando decide di andare in Grecia ad assistere alcuni ragazzini migranti sull’isola di Leros Il tipo di rapporto che instaura con i ragazzi e le meditazioni esistenziali che ne derivano, la relazione intensa e disperata con la donna che incontra sull’ isola e con la quale condivide il supporto a quei derelitto gli fanno tornare la voglia di ricominciare a vivere.
Al di là della trama, che mischia fantasia e autobiografia, a colpirmi sono state le intense riflessioni dello scrittore sulla ricerca di senso e scopo dell’esistenza. Per me non è una novità ma Carrère dà prova di avere un Ego smisurato, niente affatto modesto, niente affatto disposto a essere trasceso, come vorrebbero le discipline orientali. Confessa sinceramente di aver tentato di affrontare i suoi demoni anche attraverso la Psicoanalisi. Disastrosamente fallimentare per lui, pare. Carrere sembra un paziente grave, con diagnosi psichiatrica molto pesante, ma è anche una persona geniale, molto narcisista e molto empatica: sensibile e raffinato, ottimo scrittore, conoscitore del mondo orientale e vincitore di premi illustri. La meditazione è essere al corrente dell’esistenza degli altri, sembra concludere Carrère, è tenere lo sguardo verso il cielo, se pure affascinati dalla prosaicità degli affetti, perché alla fine le relazioni umane sono interessanti.
Tenere insieme spirito e materia, osservare il proprio respiro ma anche partecipare e impegnarsi per salvare quel che resta del mondo: il buono e il cattivo o meglio, il semplice e il complesso, il concreto e l’astratto, in una inesauribile dialettica. Yoga è…Confessione. Ma è anche dolore, meditazione, speranza.
Yoga è un libro in cui viene contenuto di tutto: realtà, invenzione, pillole di yoga, attualità. Questo libro è stato definito incompiuto, frammentario, non unitario , io non so come definirlo, posso solo dire che Carrere è straordinariamente attraente per la sua prosa comunque originale, intervallata da riflessioni, ovviamente scrive molto bene ed a me, fra i molti suoi che ho letto, è piaciuto anche questo.
YOGA di EMMANUEL CARRERE ADELPHI EDITORE