12 maggio 2025

"Origine discendente" di Marta Glenda Lugano

               

di Almerighi
   

Fango e ghiaia

Pensavo nel disgustoso fardello di fango e ghiaia

davanti a me, alla ghirlanda di stelle fumose

in questo pezzettino di cielo,

a diversità di mirate che piovono sulle polveri disperse

Dispiace non arrivare a raccoglierle nell’universo cadente

Dovresti essere più scaltra ti dice la realtà,

ma non lo sei mai stata.

rinunciare alla pigrizia, illuminarti di fede …

Ma resta l’ombra della malinconia

a cancellare ogni buon proposito,

e perdi i tuoi attimi nel lavorio del tempo che scorre,

nella colombaia di casa, senza un alito di vento

a farti respirare la vita,  

tuoi animali dormono al caldo e tutto è offuscato dalla stanchezza.

.

Pianure di nubi piatte se ne sono andate

per non avere l’imbarazzo di salutare la tua parola.

Dimentico di essere anch’io parte terrena della scena.

**

 

Fango e Ghiaia è la struggente poesia che chiude la silloge Origine discendente di Marta Glenda Lugano. Il libro è uscito quest’anno per la Collana L’Indipendente. 

Questa si presenta come un diario lirico denso, stratificato e radicalmente personale, che attraversa epoche, luoghi, sogni e ferite, con una voce poetica intensa e cosciente. Fin dal titolo, Glenda ci introduce a un viaggio duplice: verso l’origine personale, affettiva, genealogica e insieme verso il basso, verso le radici, la discesa nella coscienza, nella materia emotiva, nella memoria. La poesia diventa così un gesto di recupero quasi terapeutico, un modo per riportare alla luce ciò che la storia, la cultura dominante o il dolore tendono a silenziare. 

Il linguaggio di Lugano è vario e pieno di immagini sorprendenti. A tratti visionario, altre volte narrativo, alterna slanci quasi oracolari a confessioni intime e familiari. Le poesie dedicano spazio alla madre (commovente Per Emma), al padre, a poeti e icone come Frieda Kahlo, ma anche all’attualità bruciante (Gaza). La sua voce oscilla tra l’infanzia e l’età adulta, tra l’eredità culturale e l’autodeterminazione poetica. Temi come l’identità, il trauma, l’amore, il lutto e la giustizia sociale sono scandagliati attraverso una forma che predilige il verso libero, il frammento, l’epifania. In questa libertà stilistica si coglie una forte impronta post-beat, ma anche un debito verso la poesia di Sylvia Plath o Anne Sexton. Alcune composizioni si distinguono per tensione lirica e forza evocativa, come La clessidra, Nel buio del divenire, Scena muta, Fango e ghiaia mentre altre brillano per una dolcezza sospesa (Ode alla colazione, Il pettirosso). Il tono è spesso elegiaco, ma mai rassegnato: qui la poesia è un atto di presenza, di resistenza e di guarigione. Origine discendente è un libro intimo e vasto allo stesso tempo, che richiede tempo e ascolto.  È l’opera di un’autrice che scrive “come si accarezza un’ombra”, e che riesce a trasformare il privato in esperienza condivisa, con parole che sanno farsi crepa e luce.  

Una notazione frivola, la copertina mi piace particolarmente col ritratto in bianco e nero dell’autrice che pare la fotografia di una diva del cinema muto.

 



Nessun commento: