Il brodo primordiale del romanzo poliziesco
di Luciano Luciani
Alla creazione del romanzo poliziesco hanno contribuito senza dubbio i formidabili mutamenti economici, sociali e culturali in atto durante tutto il XIX secolo favoriti da importanti innovazioni tecnologiche che pongono le basi per un’inedita espansione della evoluzione civile: il treno, il telegrafo, la fotografia e più tardi il telefono, il cinema, la macchina per scrivere cambiano nel profondo i modi di vivere lo spazio, il tempo e gli stili di vita.
Se il capitalismo imperialista tende a unificare sotto il proprio controllo tutti i continenti e la vita umana si mondializza, la fotografia e più tardi il cinema consentono di avere contezza di come realmente esistono uomini, paesaggi e paesi mai visti e mai direttamente visitati. Declinano le macchine a vapore progressivamente sostituite da quelle elettriche. Le luci, prima a gas, poi elettriche, illuminano le città. La natura tende a diventare artificiale, a trasformarsi in una seconda natura, questa creata e governata esclusivamente dall’uomo. L’intero campo dell’esperienza umana risulta radicalmente sconvolto.
Ne risentono le arti, la
letteratura, la poesia... L’orizzonte dei letterati non è più quello della
tradizione arcadica: i loro panorami sono ora gli asfalti grigi, le strade
scintillanti di luci artificiali e di merci, l’anonima folla urbana.
L’intellettuale subisce le trasformazioni intervenute nella società e si aggira
spaesato ed estraneo nella sua stessa città.
Forte l’incremento della popolazione delle periferie che vive in condizioni misere e nell’assenza delle più elementari coperture sociali. Nei quartieri proletari delle città industriali si addensano masse di ex contadini rimasti senza terra: la loro condizione è fatta di sporcizia, malattie, fame, sfruttamento soprattutto delle donne e dei bambini. Ne consegue un preoccupante aumento della criminalità e la sempre più assillante e angosciata percezione di questo fenomeno presso l’opinione pubblica.
Cresce, comunque, il numero degli alfabetizzati e dei lettori e si allarga l’interesse della stampa popolare per la cronaca nera: negli anni a metà dell’Ottocento si moltiplicano le grandi inchieste sociali sulla delinquenza, sulla prostituzione, sull’alcolismo e i dibattiti sui diversi sistemi repressivi e penitenziari.
Un esempio è rappresentato in Francia dalla importante opera di Frègier, Sulle classi pericolose della popolazione nelle grandi città, apparso nel 1840. Va anche ricordato che sempre in Francia non erano pochi gli scrittori di romanzi d’appendice che traevano ispirazione dalla “Gazette des tribunaux”. Dalla paura per le masse proletarie ne deriva la tendenza a studiarne la psicologia e i comportamenti. E se all’inizio esse sono viste come naturalmente portate alla criminalità - La folla delinquente del 1891 è il titolo significativo di un importante studio sull’argomento dello psicologo e criminologo italiano Scipio Sighele - successivamente il medico francese Gustave Le Bon corregge questa considerazione pessimistica e nel suo La psicologia delle folle del 1895 giunge a una posizione più equilibrata individuando nella massa una moralità collettiva disposta sia ai peggiori delitti sia ai più grandi atti di eroismo e di sacrificio.
Intanto a Milano, la più europea delle città italiane, Ludovico Corio pubblica un libro ferocemente classista, Milano in ombra. Abissi plebei, 1885, in cui possiamo leggere che la plebe costituisce la “pellagra sociale”, è corrotta, è feccia che odia le classi elevate, segnata da tratti somatici peculiari che lombrosianamente la individuano e la distinguono. Una razza a sé, di cui aver timore e da controllare costantemente.
Decisivo, poi, il largo sviluppo di un esteso spirito razionalista e scientista proprio dell’età del positivismo, quell’indirizzo filosofico che nato in Francia nella prima metà del XIX secolo si sviluppò nella seconda in tutti i paesi europei a partire dall’Inghilterra in cui sempre più spesso si attivano procedure d’identificazione e conoscenza a partire da dettagli apparentemente secondari, oppure da piccoli eventi marginali.
Non bisogna, poi, trascurare il fatto che nella sua fase aurorale il romanzo poliziesco, ancora privo di autonomia, ancora non consapevole della propria esistenza e dei propri statuti, si alimenta anche di suggestioni letterarie attingendo anche ad altri generi: per esempio la bibliotheque bleue (collana di libri economici in cui erano pubblicati romanzi d’avventure, cavallereschi o storie di briganti), romanzi gotici inglesi, cronache giudiziarie, le biografie romanzate di banditi e briganti, le memorie di funzionari di polizia… Un pentolone ribollente da cui, circa a metà del XIX secolo, emergeranno con più nettezza e consapevolezza le strutture portanti di un genere letterario che doveva segnare di sé quasi due secoli di storia letteraria a venire.