28 ottobre 2015

"Gl'innamorati" di Carlo Goldoni





nota di Gianni Quilici



Ha senso leggere Goldoni oggi?
Prendiamo uno dei testi più rappresentati Gl'innamorati.
Sì e no,
ma in definitiva sì.

Sì, perchè ha una straordinaria capacità
di delineare personaggi
attraverso dialoghi veloci,
ricchi di sfumature psicologiche,
molto più moderni di tanti moderni.
Perché questi dialoghi
sono a volte pensati
non detti,
un modo di introdurre
una sorta di semi-inconscio,
pensieri di cui si è consapevoli,
ma di cui spesso si rimane vittima,
appunto perchè inespressi, latenti.

No, perchè
oggi c'è una tale complessità di interelazioni
che quei personaggi possono risultare lontani.

In definitiva sì, perchè
lo stile e la profondità
mettono comunque in moto,
comunicano, attraggono, fanno fermentare ....




Carlo Goldoni. Gl'innamorati. Einaudi.







27 ottobre 2015

"Zombie in TV" di Marcello Gagliani Caputo




            Le migliori zombie-serie 
                 del piccolo schermo

di Gordiano Lupi

SINOSSI: Dopo aver saturato il mondo cinematografico, lo zombie ha trovato nuovo terreno fertile in televisione, dove il personaggio sta vivendo una seconda giovinezza. Dal successo mondiale di The Walking Dead allo spin-off Fear The Walking Dead, dalla sorpresa Dead Set al commovente In the Flesh, passando dalla sfrontatezza marcata Asylum di Z-Nation fino alla delicatezza romantica del francese Les Revenants, questo volume raccoglie le migliori serie tv zombesche che stanno affollando le televisioni di tutto il mondo, analizzandole criticamente e raccontandone la genesi. Prefazione di Paolo Di Orazio.

DALLA PREFAZIONE: [...] Non voglio anticipare cose che leggerete in questo splendido trattato, soltanto limitarmi a raccomandarne una lettura attenta e amorosa, e la divulgazione poiché personalmente vedo necessario erigere uno spartiacque tra ciò che è horror e ciò che non lo è. E questa operazione la si può compiere con successo cibandosi di questo libro ben scritto, che ci porta a spulciare nella produzione mondiale dei film sul morto vivente (ma anche per renderci conto di quanto l'Italia sia distante da quel che accade nel resto del mondo).

L’AUTORE: Marcello Gagliani Caputo è scrittore, saggista e critico cinematografico e letterario. Ha pubblicato Bad Boys - La Figura del cattivo nell’immaginario cinematografico per la Morpheo Edizioni, ha partecipato al libro Christopher Lee - Il Principe delle Tenebre, Profondo Rosso Edizioni e al volume Il Cinema di Michael Winner (Edizioni Il Foglio). Ha pubblicato la prima monografia su David Fincher, The Fincher Network (Bietti Edizioni), e ha partecipato al saggio The Walking Dead - L'evoluzione degli zombie in tv, nel fumetto e nel videogioco edito da Universitalia. Nel 2014 ha pubblicato l’ebook Zombie al cinema per Fazi Editore, mentre l'anno dopo Guida al cinema di Stephen King, Universal Monsters - L'epopea dei mostri in bianco e nero e Guida al cinema di Bud Spencer e Terence Hill. Alla sua squadra del cuore, la Juventus, ha dedicato la collana Almanacco Juventino - Tutte le partite della Juventus dal 1930 al 2014 e l’ebook Da Platini a Pogba - La Juventus dei campioni francesi (Delos Digital), mentre ha raccontato la storia della Champions League nel libro Champions Italia - Le italiane e la Coppa dei Campioni.

14 ottobre 2015

"Non è che l'inizio" di Gianni Quilici



                                                              Gianni Quilici. 1990
lettera di Martino De Vita

Caro Gianni,
                     è un romanzo il tuo che una volta letto e messo in libreria, non dovrebbe essere dimenticato. Ogni tanto non farebbe male riprenderlo, rileggerlo e rimeditarci ancora un po’ su.


Mi ritrovo, anch’io come  te, a pedalare per Lucca provando le tue stesse emozioni, le riflessioni su un lampione, su un muro, su un gatto. Le parole sono impresse nella macchina fotografica come patrimonio indistruttibile, come esperienza triste e allegra, nostalgica e solitaria di una ricerca senza fine. Le parole scritte o pensate sono i nostri pensieri che vorremmo confessare a noi stessi e che non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare.


La delusione politica, il fermento (tormento) erotico, il rapporto con gli allievi sono tre  anime della tua personalità; azzarderei a dire “una e trina”, al di là dei miti, se così li vogliamo chiamare.  

Illumini di flash la città e la rendi protagonista di se stessa, di quello che offre e che ci ha offerto da sempre.


Tu non appari mai “malato” di nostalgia. Vai avanti per la tua strada, corri, urli, godi, soffri, impazzisci dalla solitudine e per le azioni incompiute, ma non soccombi.  Rimani pur sempre un’anima pura nel bel mondo dell’incanto…

Gianni Quilici. Non è che l'inizio. Tra le righe. Euro 13,00 


12 ottobre 2015

"Il Mastro, il sigaro e la sedia" di Beppe Calabretta

di Luciano Luciani

Partiamo dal titolo del libro: Il Mastro, il sigaro e la sedia. Romanzo calabrese. Mastro è il termine con cui ancora oggi si indica un artigiano specializzato, che eccelle in qualche attività al punto da poterla insegnare agli altri. È attributo di rispetto: e Mastro Andrea il rispetto lo merita, perché ama la cultura e soprattutto ama la bellezza degli oggetti ben fatti, che debbono sfidare il tempo e aiutare l’uomo a vivere meglio. È un falegname, lavora il legno, un materiale caldo, vivo… Costruisce cose concrete, tangibili. A partire dalle sedie. Perché una sedia è un progetto: c’è da scegliere il legno migliore, prendere le misure, definire le connessioni e gli incastri, le rifiniture, l’impagliatura, la lucidatura... E tutto evitando gli sprechi, di materiale e di tempo, intollerabili in una società povera come quella calabrese del secolo scorso.

La sedia è il paradigma del dovere, della fatica, del  lavoro ben eseguito.
Piacere è il sigaro.
Un piacere misurato, intelligente, che aiuta a volte a concentrarsi, talora a rilassarsi. Un piacere critico e ragionato, non nevrotico come la sigaretta.

Nel titolo Il Mastro, il sigaro e la sedia. Romanzo calabrese, troviamo, dunque, le coordinate etiche (e geografiche) dell'Autore e l’indicazione del vero protagonista morale - Mastro Andrea, appunto - di questa storia. Che ha per oggetto più di un secolo di vicende di una famiglia meridionale, calabrese, formata da Nicola, pescatore, e Annina, contadina. Il romanzo racconta soprattutto la storia del loro unico figlio, Vincenzo, che rimasto orfano di padre in tenerissima età a neppure dieci anni, andrà a bottega da Mastro Andrea, da quel momento la sua figura adulta maschile di riferimento. Una sorta di padre putativo, come fu Giuseppe, anche lui falegname, per Gesù.

Ragazzino sfortunato, Vincenzo: perché alla perdita del padre nella Grande Guerra, si accompagnerà quella della madre, Annina, che impazzita di dolore per la morte del marito, sparirà per lunghi, lunghi anni fino a riapparire, inaspettata, molto più tardi…
E Vincenzo affronterà il difficile mestiere di crescere senza la madre, in compagnia della nonna, l’affabulatrice della famiglia e della zia Vittoria, sorella di Annina, sarta dalle mani d’oro, ma sfortunata in amore: suo marito,infatti, emigrante, partito per "la Merica" per fare fortuna, non è più tornato.

Sullo sfondo, a suo modo protettivo ed educante, il piccolo borgo di Vela, le sua piazza animata, luogo della della diffusione delle notizie attraverso l’esibizione del cantastorie, l’unica fonte d’informazione per quei luoghi e quegli anni… Protettiva Vela: infatti, Vincenzo andrà difeso, perché le zanne della Storia grande, che non avevano risparmiato suo padre Nicola mandato a morire nel corso del primo conflitto mondiale, si allungano anche su di lui: il fascismo non perdona al giovane il suo rapporto filiale con Mastro Andrea, spirito critico e libero, e sia il Mastro sia il suo discepolo, in tempi diversi, saranno costretti ad allontanarsi dalla piccola comunità calabrese. Il Mastro andrà lontano e sarà partigiano, Vincenzo troverà nelle montagne calabresi, già luogo privilegiato di santi e briganti, la necessaria tutela in attesa di tempi migliori. E questi, sia pure a fatica, arriveranno e saranno i giorni del riscatto civile di Vela con il Mastro e Vincenzo indubbi protagonisti.

In questo romanzo storico e di formazione, l’Autore ci regala una serie di personaggi di prima fila difficilmente dimenticabili: la figura tragica di Annina; il tenero Nicola, suo marito; Vincenzo, loro figlio; il Mastro;  zia Vittoria... Figure robuste e ben tagliate come gli oggetti che uscivano dal laboratorio artigiano di Mastro Andrea, personaggi ben definiti e coerenti nel loro agire, curati nella psicologia e nella vita interiore.

Una saga familiare mediterranea, questa di Beppe Calabretta, che rielabora vicende private, autobiografismo, motivi storici, ideali civili in un‘epopea paesana paradigmatica. Vela, i suoi abitanti, le loro storie racchiudono in sé i termini di questioni più larghe: un secolo di rapporti subalterni del Sud con lo Stato unitario dal punto di vista degli umili. Raccontano il brigantaggio, l'emigrazione, la Grande Guerra, il fascismo, il problema meridionale: il difficile, e ancora attuale, riscatto del mezzogiorno; la sempre complessa, e a volte dolorosa, relazione tra tradizione e modernità .
L’esistenza quasi secolare di Vincenzo riassume in sé tutti questi temi e la narrazione della sua vita ne offre una lettura complessa e contraddittoria, ma anche carica di speranza per un domani tutto da costruire e forse migliore.

Pagine meditate e probabilmente sedimentate a lungo queste del Mastro, il sigaro e la sedia di Beppe Calabretta, una delle sue opere più complesse e impegnative.
Il risultato è una lettura appassionante e un messaggio umanissimo e positivo da consegnare al pubblico dei Lettori.

Beppe Calabretta, Il Mastro, il sigaro e la sedia. Romanzo calabrese, Tra Le Righe Libri, 2015, pp. 240, Euro 15,00