di Gianni Quilici
Il torello con lo zoccolo sollevati dopo
una prevedibile corsa e con il culo squadrato come se fosse disegnato, pare
guardarsi indifferente a tutto, mentre i ragazzi/uomini in salvo o sul punto di
esserlo, disposti in successione geometrica secondo le possibilità del momento,
fanno divertimento, soprattutto gli ultimi aggrappati alla terrazza: l’uno con
una mano tiratissima soltanto, l’altro con ambedue, i piedi piegati a salvarsi
dalle corna.
Dietro il torello uno soltanto, sul
marciapiede, corre ancora a debita distanza, mentre una donna su un balcone,
nell’angolo alto della foto, è la spettatrice, dettaglio di contrappunto di
questo spettacolo in corso.
Una foto di circa 40anni fa. Qui il merito
di Koudelka è innanzitutto nell’esserci e nell’inquadratura essenziale,che
scolpisce quell’attimo quotidiano, ma inusuale nel fluire di emozioni.
Una foto narrativa, perché nell’attimo che
fissa, accende l’immaginazione sul prima
e sul dopo della foto: l’eccitazione della corsa con la paura del torello
dietro, i salti verso i davanzali delle finestre ed ancora più ardui per appendersi
al piano della terrazza e, passato il pericolo, i racconti ridanciani dei
protagonisti poi.
Josef Koudelka. Ribatejo, Portogallo, 1976
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