06 luglio 2010

“La vendetta” di Agota Kristof

di Gianni Quilici


Venticinque racconti di Agota Kristof molto brevi, in alcuni casi, fulminei. Esprimono, come si scrive sul retro della copertina, “solitudini, alienazioni, fratture, perdite (...) con i toni del grottesco e del surreale”.

Tutto vero. Sono, vogliono essere metaforici,dicendoci “ciò che noi oggi siamo” ed “in che mondo terribile ed assurdo oggi viviamo”.

Qualcuno di questi racconti funziona, è efficace. Penso per esempio a Un treno per il Nord. Un villaggio non più abitato, una ferrovia che non funziona più. E' rimasta soltanto una scultura con un cane e un uomo. E poi un vecchio. Il vecchio dice di avere scolpito il cane e che baciandolo è rimasto impietrito a sua volta. Dice anche che sta aspettando il prossimo treno per il Nord, che non vuole essere accompagnato in auto, perché deve prendere il treno, lo aspetta la moglie con i bambini, che non è pazzo come si crede, che sa perfettamente di non esistere, che i treni da lì non possono più passare...

Ecco, in questo racconto, si ha un continuo stravolgimento tra possibile realtà e allucinazione, che nella sua ambiguità ha una risonanza metaforica, che ci colpisce, che rimane, che ci riguarda.

In genere però l'impressione è che la metafora sul mondo diventi ideologia, che non funzioni. Troppo lineare, senza movimento, come se l'assunto fosse un dato di fatto, una sorta di registrazione a priori.

Emblematico il brevissimo racconto che dà il titolo al libro nella versione originale: Fa lo stesso “C'est égal”.

Sono tre dialoghi flash. Ne trascrivo uno, quello finale.

- Che notizie mi dà?

  • Come stanno i bambini?

  • La ringrazio. Per ora di malati ce ne sono solo due. I più grandi vanno nei negozi, per riscaldarsi. E da voi?

  • Niente di particolare. Il nostro cane non sporca più. Abbiamo comprato dei mobili a credito. Ogni tanto nevica.

Sono dialoghi quotidiani senza desideri, casuali, intercambiabili, in definitiva senza anima. Ci dicono che così va il mondo, che, come dei sonnambuli, si parla senza davvero parlare, senza dare senso né alle parole, né alle persone, che dietro di esse sono. E' una trascrizione della chiacchiera del quotidiano che, oltre ad avere dietro di sé una vasta letteratura da Ionesco a Beckett, non ci dà (altro) che questa consapevolezza.


Agota Kristof. La vendetta. Titolo originale “C'est égal”. Traduzione di Maurizia Balmelli. Einaudi. Euro 8,00.



Opere tradotte in italiano

* Quello che resta (in seguito Il grande quaderno), Milano, Guanda, 1988.

* La prova, Milano, Guanda, 1989.

    * Trilogia della città di K. (Il grande quaderno, La prova, La terza menzogna), Torino, Einaudi,

1998

* La chiave dell'ascensore. L'ora grigia, Torino, Einaudi, 1999.

* Ieri, Torino, Einaudi, 2002.

* La vendetta, Torino, Einaudi, 2005.

* L'analfabeta. Racconto autobiografico, Bellinzona, Casagrande, 2005.

* Dove sei Mathias?, Bellinzona, Casagrande, 2006.