La vita mi parve
La vita mi parve la prima volta un insieme di aurore,
mi parve un insieme di sere che passeggiavano insieme,
un'azione dietro l'altra nel cerchio di una quiete rosa,
un porgersi parole e spostarsi felice,
senza appuntamenti con amori o dissapori.
Sono tornato a rivederla così e mi è parsa più vera forse,
ma era solo l'inganno che ripassa per l'ultimo esame,
era la vita a cui era stato asportato l'eccesso di morte,
la prima fantasia all'ombra della prima malinconia.
1998 Bruno Lugano
“Chi è stato secondo te” chiedo a Maurizio Fatarella “il personaggio più conosciuto e emblematico della metà degli anni '60 a Lucca?” Maurizio ci pensa un po'... e risponde interrogativamente: “Lugano?”
In effetti Bruno Lugano incarnò fisicamente e ideologicamente il beat locale, che, come ha raccontato e documentato efficacemente Enzo Guidi, uno dei protagonisti, in “Breve storia del beat lucchese”, a Lucca si mosse, dal 1965, in contemporanea con Berkeley, Londra, New York ed Amsterdam, nettamente in anticipo su movimenti e gruppi similari in Italia.
Bruno Lugano ne fu, forse più di altri ragguardevoli rappresentanti, la più sottile provocazione fisica ed ideologica con la sua bombetta nera, gli occhiali alla John Lennon, lo sguardo ironico e distante vagamente aristocratico, il passo elastico e contemplativo, la lingua veloce e pungente.
Pubblicò negli anni '70, insieme a Enzo Guidi, Nello Cattalini e Iosko un (famoso) libro di poesie “Carconia” e poi sparì di netto dalla pubblica arena lucchese.
Ha continuato a scrivere poesie su poesie (addirittura 400 nel solo 2004), tra cui quella che potete leggere nella pagina “La vita mi parve”.
C'è in questa (breve) poesia uno degli aspetti più profondi della poetica di Lugano: lo stupore e l'incanto per la bellezza dell'esistenza. Il sorgere e ri-sorgere, la sera nel suo divenire , la quiete e la contemplazione, la casualità e la felicità, l'incontrarsi e i naturali contrasti.
C'è stupore e felicità in Lugano, ma anche l'estremo opposto, l'inganno: più che la morte come atto, “l'eccesso di morte”, tutto quanto, cioè, che nella vita si configura come estrema chiusura dell'orizzonte, della possibilità di speranza.
Una poesia prosaica, ma non naturalistica, perché fortemente metaforica. Qui la metafora è su cosa sia la vita: come pare, come è. Una poesia in cui c'è una forte e originale personalizzazione: la vita che diventa “ un porgersi parole”, o un insieme di sere che “passeggiavano insieme”... con una musica che accompagna lo scorrere dei versi, sottilmente dolente.