11 febbraio 2020

“Vita quotidiana a Cuba” di Ernesto Bazan


di Gianni Quilici

Una grande foto di vita quotidiana sulle strade di Cuba di Ernesto Bazan, che coglie una molteplicità di situazioni e di sguardi, che si organizzano in una forma felicemente armonica.

Al centro, colto da vicino, un ragazzo concentrato con  occhi socchiusi, mentre sta camminando, sul capo una tavola su cui è sdraiato un maialino morto, che sembra quasi vivo.  Già questo sarebbe, di per sé, uno scatto inconsueto e molto originale, con tutto ciò che si potrebbe aggiungere ragionando sui dettagli.

L’abilità, e anche un briciolo di fortuna, di Ernesto Bazan nasce dallo sfondo, che rende più articolata, complessa e riuscita la foto.
Sulla sinistra, infatti, vediamo la bambina sopra un muretto, che lo osserva estatica, mentre tiene tra le mani un cerchio hula hoop,  intorno alla vita. Un ottimo scatto di per sé, anche questo.

Dalla parte opposta, invece, due altre bambine in movimento si incrociano: l’una guarda il ragazzo passare, forse stupita, con la mano sul volto e i piedi in cammino, che curiosamente formano un triangolo,  mentre l’altra la vediamo soltanto di spalla al limite  dell’inquadratura.
 Nessuna sovrapposizione tra di loro, in una  fotografia dove si mescolano  lavoro e gioco per strada, senza che nessuno dei loro sguardi si incroci. 

Siamo a Cuba nei primi anni ’90 nel periodo più difficile della storia dell’isola: l’Unione Sovietica è crollata e l’embargo statunitense si fa più insopportabile. Vivere a Cuba è duro, ma il popolo cubano , anche in mezzo alla povertà, esprime, come ha scritto Ernesto Bazan, “dignità, allegria,  passione per la danza e la musica e il forte senso della patria”.

Bazan, nato a Palerno nel 1959, ha vissuto a Cuba dal 1992 al 2006 “quattordici anni di vita vissuti intensamente”, perché nell’isola ha trovato l’infanzia perduta, si è innamorato, è diventato padre, è cresciuto come fotografo, vincendo, tra l’altro, il primo premio del World Press Photo e il prestigioso Eugene Smith           


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