13 giugno 2025

Louise o la signora Maigret" di Luciano Luciani

 


 


Cosa volete farci? Ognuno ha le sue distorsioni. A me, per esempio, piacciono poco i protagonisti, gli eroi, i primi attori, i mattatori e, invece, garbano assai i comprimari. Ovvero, quanti nei romanzi, nei film, - nella vita? - svolgono ruoli importanti, ma non principali. Rispetto ai protagonisti sono figure di sostegno: gli aiutanti dell’eroe. Per intenderci Sancho Panza per Don Chisciotte, il dottor Watson per Sherlock Holmes… 

Così, da appassionato lettore di George Simenon, e in particolare delle vicende romanzesche del commissario Maigret, ho sempre apprezzato - e anche qualcosa di più l limite dell’innamoramento ovviamente letterario - il personaggio della signora Maigret. L’Autore la inventa originaria di Colmar, in Alsazia, fedele al marito, è al suo fianco nei momenti in cui Maigret riesce, tra un'indagine e l'altra, a ritirarsi nella sua abitazione di Boulevard Richard-Lenoir: un appartamento né bello, né brutto, né particolarmente sofisticato: la casa di un funzionario parigino., Però è calda, luminosa, confortevole, accogliente… Come la capace poltrona in grado di contenere il didietro un po’ pachidermico di Jules Maigret. Giusta, poi, l’illuminazione per leggere i giornali. Anche quando il commissario rientra nel cuore della notte, non fa in tempo ad aprire la porta di casa, che trova la moglie ad aspettarlo sulla soglia, benevola e comprensiva. 

Figura devota, attenta, premurosa, donna di un altro tempo, la signora Maigret è un'ottima cuoca, sempre pronta a cucinare qualche buon piatto non appena il marito riesce a liberarsi dai suoi doveri professionali. Nella finzione narrativa il personaggio si chiama Louise Léonard, ma il commissario le si rivolge chiamandola quasi sempre con l’appellativo di "signora Maigret" così come la signora è solita chiamare il marito "Maigret" anziché usare il nome di battesimo. 

Dai rari indizi disseminati nelle pagine dei romanzi del ciclo dedicato all’umanissimo avversario del male annidato tra le strade e le piazze di Parigi, apprendiamo che la coppia si è sposata nel 1912 e che ha avuto una figlia morta in tenerissima età. In non poche occasioni, poi, la signora Maigret collabora alle indagini del marito svolgendo piccole, ma non inessenziali, incombenze che in qualche modo aiutano la ricerca della verità. Maigret, insomma, si può permettere di tornare a casa a qualsiasi ora del giorno o della notte e trovare la moglie. 

Una devozione piena, totale quella di Louise per Jules, ma non opaca, non ottusa: la signora Maigret è gratificata, e non poco, di essere tale e di aiutare il celebre marito, un importante esponente del Quai des Orfèvres, sede della polizia, brigata anti-crimine a cui è affidata la tutela dell’ordine pubblico della capitale francese. Gli dà manforte per quelle che sono le sue competenze di casalinga. Mantiene la casa pulita e accogliente, cucina i piatti preferiti dal marito - l’immancabile soupe d’oignons, la zuppa di cipolle – ne sopporta pazientemente i silenzi che possono prolungarsi anche per giorni. Non di rado per ingannare le attese dei rientri di lui lavora a maglia.

 E in cambio? Qualche rada uscita insieme al cinema o al ristorante e mai una vacanza, perché, si sa, il delitto non va mai in ferie… Uomo antico, con lo sguardo rivolto al passato, il commissario è privo di patente di guida e allora, anche se non più tanto giovane, la signora Maigret decide di ovviare a quella manchevolezza. Soprattutto per potersi recare, nei giorni di festa nella loro casa di campagna a Meung - sur - Loire nel Loiret; località che la coppia frequenta solo nelle giornate libere, fino a che il commissario è in attività, e nella quale si trasferiranno definitivamente dopo la pensione di Maigret. “È” ha scritto Arthur Rimbaud, “un buco verde dove canta un fiume”. Da qui in poi perdiamo le tracce di Louise e Jules…

Le inchieste del commissario Maigret di Georges Simenon, 75 romanzi e 28 racconti, sono tutte pubblicate dalla casa editrice Adelphi / Milano

10 giugno 2025

"Giorno di risacca" di Maylis de Kerangal

 


di Marigabri

A Parigi, in un giorno qualunque, la protagonista riceve una strana, assurda telefonata. Un poliziotto le comunica che un corpo senza vita è stato ritrovato nel porto di Le Havre e che questo fatto in qualche modo la riguarda.

Lei, doppiatrice quarantanovenne, vita tranquilla, sposata, con una figlia quasi ventenne, manca da Le Havre, sua città natale, da almeno vent’anni. E adesso questo fatto macabro, inusitato, la chiama a tornare lassù e a vivere quello che può essere definito il suo “giorno di risacca”.

Sarà insieme un viaggio verso l’ignoto e un tuffo nel passato, verso una città che nella grigia luce novembrina appare ancora più fredda e inospitale.

La scrittura di de Kerangal è raffinata, elegante, complessa (tanto da essere a tratti respingente). La trama gialla è poco più di un pretesto per costruire un edificio di intarsi narrativi che appare spesso eccessivo, forzato: dai ricordi personali a quelli della seconda guerra mondiale (le Havre fu distrutta dai bombardamenti), ai recenti disastri della guerra in Ucraina; dai problemi tecnici del doppiaggio a quelli etici dell’intelligenza artificiale (per tacer dei narcotrafficanti).

Insomma: troppa densità e troppo politically correct sfilacciano una trama già esile e lasciano praticamente inconclusa la questione di partenza, che si rivela infine un mero espediente letterario, un gancio offerto al curioso lettore per parlare d’altro.

Il testo è teso, intenso: dentro un numero contenuto di pagine si aprono numerosi collegamenti e scenari problematici. Con il rischio di perdersi e passare fatalmente dal tanto al nulla.

Maylis de Kerangal è un’autrice molto apprezzata, non solo in patria, e dunque proverò a darle una seconda possibilità prima di escluderla dalle voci che si intonano al mio gusto di lettrice.