22 giugno 2009
"C'era una volta un leone, una tigre, un pollaio, e c'ero io dipinto da me medesimo” di Elisabetta Salvatori
di Gianni Quilici
Immaginate un palcoscenico che per più di un'ora ha soltanto un corpo ed una voce, Elisabetta Salvatori, con appena qualche intervento musicale: un violinista, Matteo Ceramelli, e un contrabbassista, Mirco Capecchi, che appaiono e scompaiono a sottolineare una condizione, una situazione
Noia? No, invece molta attenzione, emozione. Per una serie di ragioni che si mescolano e si saldano naturalmente.Vediamone alcune come appunti veloci, da approfondire con ulteriori letture.
La scrittura della stessa Elisabetta Salvatori e di Marzo Dall'Acqua. E' una scrittura storico-antropologico-visiva che tratteggia un personaggio unico, il pittore (naif) Antonio Ligabue, attraverso le sequenze decisive della sua tormentatissima vita: l'infanzia di “abbandonato” in Svizzera con una madre adottiva possessiva, la scuola che lo considera una sorta di ritardato e la difficoltà ad instaurare rapporti con gli altri, fino alla sua espulsione; l' Italia dove viene dirottato e il disadattamento, l'isolamento totale e selvaggio e il manicomio, la scoperta della pittura e il successo ecc, ecc.
Tutto quanto è raccontato attraverso fatti che interpretano senza chiudere, lasciando aperto il mistero Ligabue. La narrazione è affidata a parole-immagini di forte impatto visivo con un montaggio fatto di salti, di rotture, di cambiamenti di scena.
Elisabetta Salvatori recita con quella passione-distacco che trasmette pathos senza voler ricattare emotivamente lo spettatore, muovendosi nello spazio sobriamente illuminato, disponendosi comodamente a raccontare ora sugli scalini, ora sul limitare del palcoscenico, quasi per essere più vicina, più intima a chi la sta ascoltando; oppure “facendosi” Ligabue ed interpretandone la condizione: come (indimenticabile!) negli spasmi sessuali del desiderio di donna.
Ne vengono fuori due aspetti intimamente collegati, come in altri spettacoli della stessa (“Vi abbraccio tutti” “Scalpiccii sotto i platani” tra gli altri):
primo, la storia complessa ed aperta di Ligabue (e il suo tempo), un personaggio che avrebbe fatto la gioia di Jean Paul Sartre, per l'originalità del suo comportamento e della sua arte; secondo: la poesia che da questo personaggio fluisce, dalla impossibilità alla rivolta, dalla paura alla gioia pura del processo creativo.
C'era una volta un leone, una tigre, un pollaio, e c'ero io dipinto da me medesimo” - La vita di Antonio Ligabue-
di Elisabetta Salvatori e Marzio Dall'Acqua
con Elisabetta Salvatori
regia Flavio Bucci
musiche Matteo Ceramelli (violino), Mirco Capecchi (contrabbasso)
proiezioni grafiche Gabriele Dini
luci Riccardo Gargiuolo
Anteprima nazionale: Teatro di Buti (Pisa). 18 giugno 2009