25 giugno 2009

"Una forma di magia" di Pablo Picasso


di Gianni Quilici


Premessa. I quaderni di via del vento sono libriccini di 30-40 pagine impressi su carta vergatina avorio, stampati in esemplari numerati; sono testi inediti e vari del novecento; tra gli ultimi pubblicati troviamo Kafka, Giacometti, Babel, Klimt, La Rochelle ecc, ecc. Libri-interstizi per un viaggio, per una serata da assapporare e da mescolare con testi più compiuti.

Questo libriccino di Pablo Picasso è una scelta di riflessioni sull'arte, tratte da opere sparse di altri autori, inedite in Italia, accompagnate da disegni e curate da Antonio Castronuovo con note, biografia e con un intervento “L'arte non è mai casta”.

Mi colpisce in Picasso il movimento. “Le mie tele... sono le pagine del mio diario. E' il moto della pittura che m'interessa, lo sforzo drammmatico da una visione all'altra, anche se lo sforzo non è spinto fino in fondo. Ho sempre meno tempo, e sempre più da dire. Sono giunto al punto in cui il movimento del pensiero m'interessa più del pensiero medesimo”...

Non cerca, infatti, la fine di un'opera, perchè la trova, senza trovarla, nel processo stesso in cui la cerca. “Finire un'opera? Completare un dipinto? Che bestialità! Terminare vuol dire farla finita, ucciderla, rubarle l'anima, darle il colpo di grazia (...). ...la verità non può esistere. Se io cerco la verità nel dipinto, posso fare cento tele con quella verità. E allora qual è la vera?” E quindi “appena ti fermi, ecco che ricominci”

In questo senso si capisce perché Picasso abbia sperimentato ogni stile, attraversato tutte le avanguardie, rielaborandole in sintesi, a volte, geniali. “Il mio atelier” scrive “è una sorta di laboratorio. Come in tutte le esperienze, ce ne sono che riescono e altre che falliscono (...) Ci sono giorni in cui mi dico che, in tutte queste ricerche, ho trascinato il mio talento nel fango”

Tutto ciò lo porta a dire: “Forse, a ben guardare, sono un pittore senza stile. Lo stile è spesso qualcosa che costringe il pittore in una stessa visione, una stessa tecnica, una stessa formula per anni e anni, anche per tutta la vita... Ma io agito troppo, spiazzo troppo. Tu mi vedi qua, e nodimeno mi sono già spostato, sono già altrove. Non sono mai a posto, ed è perché non ho uno stile”.

L'interesse di queste riflessioni nasce dall'acutezza con cui il pittore si avvicina alla sua arte, cogliendone gli aspetti di fondo sia nel suo modo di “essere” nel processo creativo che nella valutazione che dà del suo prodotto.

Il fascino nasce da questa mescolanza (dentro e fuori il libro) tra corpo-riflessioni-opera, perchè non ci si può dimenticare neppure un attimo che ciò di cui sta ragionando Picasso è il rapporto tra idee e loro realizzazione, che dietro le parole c'è un'opera in divenire continuo.

Pablo Picasso. Una forma di magia -Pensieri sull'arte- a cura di Antonio Castronuovo. Via del vento. Pag. 32. 4 euro.