E mi ritrovo qua
un'altra volta ancora
in un circolo mai stanco dove
solo i tuoi occhi
sono i fari
dai quali rimanere abbagliata.
Riscaldata da un tepore che
non si allontana
e che avvolge le mani
e quel tratto di pelle che va
tra l'orgoglio e il cuore.
Bruciano le idee
a contatto con la tua voce
vibrante
risuona nei luoghi asciutti
e nei corridoi deserti del mio
amore....
Questa è la parola
a cui non vorrei dar nome!
e lasciarla libera di essere
genera il brivido
dell'abbandono.
Serena Bianchi
Diciamo la verità! Le poesie d'amore sono rischiose. Dietro il sentimento si nasconde sempre il rischio del sentimentalismo, del dire, cioè, un sentimento senza saperlo rappresentare, senza sapere coglierne alcune delle infinite sfumature psicologiche che milioni di poeti e scrittori hanno saputo delineare nel corso dei secoli.
In questa poesia di Serena Bianchi c'è un inizio in cui i versi si accumulano salendo in una tensione anche fonetica (fino a “sono i suoi fari”), per poi apparentemente chiudersi (“dai quali rimanere abbagliati”). Non è così, perché la poesia riprendere a salire, precisando e approfondendo, in diverse articolazioni, il divenire interiore di questo amore.
La prima articolazione è nel tepore del cuore che riscalda, che avvolge le mani, è nella sua “voce vibrante” che brucia le idee, che risuona...
La seconda più nascosta: l'orgoglio. “L'orgoglio di cosa?”, verrebbe da chiedersi. La risposta non è esplicita, è semmai implicita. L'orgoglio di chi vive in una condizione di solitudine amorosa (i “corridoi deserti”), di chi non sta vivendo la passione (i “luoghi asciutti”), che può temere quindi un rifiuto, o che semplicemente lo immagina e non lo potrebbe accettare.
La terza articolazione è forse più sottile ancora: la paura dell'amore stesso, tanto da non volergli dare il nome, da non volerlo, cioè, limpidamente riconoscerlo: per il “brivido dell'abbandono”, di rimanere senza più illusioni.
Ecco questo sentimento antichissimo, che più di ogni altro si ripropone in moltissimi linguaggi da sempre, è qui presente con una sua necessità e profondità. Non attraverso la speculazione intellettuale, una mera razionalità, come sta facendo il sottoscritto interpretandola, ma come canto che mescola mente e cuore. Il canto della musicalità dei versi, di certe scelte lessicali e di metafore adeguate.
Serena è lucchese e vive nei dintorni di Lucca. Le chiedo, in qualche modo, di presentarsi.
"Non è facile descrivere ciò, che in modo definitivo, descrivibile non è . Son fatta di tutto e di niente come certe fantasie oniriche.
Di sicuro so che sono nata Donna, ma che non avrei avuto nessun problema se fosse stato diversamente.
Che vengo attratta dal Viola, dal nero, dagli occhi pieni di passione, dalle mezze stagioni, dalla falce di luna e dalle "gite"notturne. Che mi urtano gli appuntamenti, le date prestabilite, le costrizioni, e il dover essere coerente.
Tutto ciò che nella mia Vita è accaduto, è stato guidato prevalentemente dal caso, compresa la nascita di due irruenti Figli.
Questo ancora mi sorprende.. e mi delizia.
Ho abbracciato e poi lasciato o perso tante cose lungo il mio personale percorso....ma ci sono due cose che mi sono sempre rimaste, fedeli e autentiche, accanto... la Musica.. e la Birra! Banale... ma vero!"
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