01 aprile 2014

“Viaggio in Mediavalle: Rocca” di Gianni Quilici



In un viaggio, sia pure brevissimo, bisogna liberarsi, alleggerire preoccupazioni e/o ossessioni. Guardare ciò che si vede e si intravede, dimenticarsi, senza sfuggirsi. Così penso, mentre

foto gianni quilici
12.40 Ponte del Diavolo. (Borgo a Mozzano)
“Il ponte del Diavolo non ha eguali. Quanti ponti in Italia, in Europa e oltre hanno questa snellezza, eleganza, questa singolare bellezza?” Lo guardo dall’alto, dalla strada che da Borgo a Mozzano sale, lo vedo tra rami e foglie nella sua inconfondibile, sorprendente forma. E le persone come formichine, che ci passeggiano sopra sono, in questo preciso momento, il presente di una storia che affonda nel tempo.

foto gianni quilici
13.00 Pieve di Cerreto.
Un gruppo di case. Quante? Due, tre? E la Pieve.
Dalla strada appare l’abside luminosa nella pietra bianca toccata dalla luce di questa mattina primaverile con  le eleganti finestrine decorate e, a lato, il cartello che informa “costruita nel secolo XI dalla contessa Matilde”.
Mi colpisce nel campanile merlato  l’arcata che consente il passaggio verso la facciata. Una facciata semplice, una porta di legno, mi viene da pensare, invecchiato, la cornice di pietra arenaria, una lunetta che si intravede appena e sulla destra uno di quei cipressi “alti e svettanti” di carducciana memoria. Il venticello porta l’odore dei fumi e dei pranzi e suggerisce il desiderio di una tavola imbandita.

foto gianni quilici
13.30 Rocca.
Questo paese sarà una sorpresa. Mai visto finora. Un cartello sulla destra lo indica, la strada si fa più stretta ed eccolo il paese piccolo e raccolto su una collina, 320 metri di altezza per soli 31 abitanti, così almeno ho letto.
Si posa la macchina prima dell’ingresso. Ecco la chiesa modesta. Si sale tra erba e fiori di campo. Sulla porta d'ingresso una scultura con Dio che sostiene appena Gesù  crocifisso, a loro volta sorretti da due angeli. Una lapide laica, di fianco, recita: “Qui dal dolce luogo natìo partirono in guerra per la patria e nella guerra caddero da prodi. Pierini Giorgio, Dinelli Umberto, Poli Vitali. !915-18”. I caduti dovettero essere molti. Prima del paese, infatti, una cappella è diventata un sacrario in memoria dei caduti di guerra dell’intero comune di Borgo a Mozzano. Giusto e bello che i nomi di quei caduti siano scolpiti all’interno della stessa cappella uno per uno. Peccato che ci siano soltanto gli stemmi scolpiti su pietre, lì fuori, delle armate di cui i caduti facevano parte e non ci sia, invece, una lapide che sottolinei oggi questo sacrificio non in nome di una guerra che ci fu e di cui oggi conosciamo le cause, ma di una pace da perseguire come valore universale.
A fianco della chiesa, nella parte più alta del paese, i ruderi della vecchia fortezza e di una torre circolare, di cui rimane soltanto la struttura di base, su cui è stata eretta, chissà perché, una croce.
Sedersi tra i ruderi, che lasciano trapelare il tempo passato. Sentire il venticello pungente che spira sul volto e avvertire nell’erba fresca e morbida il tempo presente, il tempo che passa, dà un senso a quel tempo, lo inchioda, lo fissa nel tempo. 

domenica 30 marzo 2014    


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