25 maggio 2014

"Francesco Giuntoli: un comunista libertario" di Gianni Quilici


Francesco Giuntoli, anni '90. Foto di Gianni Quilici

"L’ho conosciuto agli inizi del ’69 quando, anche a Lucca da poco, era scoppiato il movimento studentesco e Francesco Giuntoli ne era diventato ben presto uno dei leader riconosciuti.

Mi risultò subito simpatico, perché dietro la determinazione delle sue parole e delle sue scelte ci vedevo un sorriso buono, autoironico e fraterno. Così l’ho percepito sempre: determinato e gentile.

Ma Francesco Giuntoli era qualcosa di più.
Era un intellettuale, che analizzava il presente, avendo una conoscenza della storia, soprattutto una conoscenza profonda del movimento operaio, non solo italiano, ma internazionalista.

Era, inoltre, un militante, che ha attraversato attivamente la storia di questi anni, dal mitico ’68 fino, come dirigente di Rifondazione Comunista, all’ultimo respiro dei nostri giorni. L’ultima volta che l’ho sentito intervenire, con la sua oratoria appassionata vagamente ottocentesca, era l’11 settembre dello scorso anno, in una iniziativa su due grandi presidenti, Sandro Pertini e Salvador Allende.

Ma Francesco è stato soprattutto un comunista, parola oltraggiata, ma che condensa molte qualità, non solo cultura e militanza, ma in più assume come punti di vista i grandi valori dell’esistenza: l’uguaglianza e la libertà, la fraternità e il pacifismo.

Non è mai stato, tuttavia un comunista ortodosso. E’ stato un comunista libertario, che amava i piaceri, l’ascolto, il confronto; solo era intransigente rispetto ai compromessi, che mettessero in discussione i valori a cui profondamente credeva.

Per questo le sue scelte esistenziali e politiche sono state coerenti e coraggiose sempre, aperte e intransigenti.Per questo la sua morte ha suscitato, in chi lo ha conosciuto o semplicemente incontrato, un dolore vero. Aveva 63 anni e tante cose da dire e da fare. Questo è il rimpianto".

1 commento:

Anonimo ha detto...

Era un comunista scientifico,legato invece molto all'ortodossia Marxista,abbandonata e perduta dal Comunismo novecentesco,ripresa e sviluppata da Lenin ma poi rimasta inapplicata dopo la rivoluzione del 17 dai bolcevichi e dal partito comunista russo.
Era dentro la sconfitta ed è anche per questo che dopo la lunga parentesi non riuscita di una confederazione dei comunisti è rientrato in rifondazione comunista.Ma l'accresciuto interesse per la storia e per le lotte,di tutte le lotte contro il dispotismo e per un mondo migliore,lo vedeva prodigarsi per contribuire a dare quel filo rosso ai moderni sfruttati,privi di riferimentie disorganizzati,vittime del precariato e di una accresciuta mentalità individuale,per cui la stessa lotta di classe viene percepita come battaglia solitaria e dunque già in partenza perdente.Un Abbraccio!!Virginio Monti