di Gianni Quilici
Succede ogni tanto
di scoprire una foto notevole e, attraverso questa, un fotografo semisconosciuto
su cui si viene a sapere ben poco. E’ il caso di questa foto di immediata
poeticità e del suo autore, Vladimir Zotov, nato in Russia, a Novgorod, nel
1939.
In una rara
intervista all’autore, tradotta malamente dal russo, vengo a sapere che la foto è stata scattata a Cipro nelle vie del
porto di Limasse. Vladimir Zotov era,
infatti, rimasto colpito dal bambino (e si intuisce perché) e lo stava
fotografando, quando è apparso lui, il gattino bianco e nero, che, per qualche
secondo, si è posto, eretto sulle zampe posteriori, davanti al ragazzo e lo
fissava intensamente con una
concentrazione, verrebbe da dire, (più che) umana, considerando la media della pluralità
dell’umana gente.
La grandezza dello
scatto ha il suo fulcro in questo
rapporto: da una parte il bambino intento a suonare il flauto, delizioso con i
piedi scalzi poggiati su gradini consumati di un palazzo (forse), le braccia
nude tanto da apparire, inserito in un ambiente agreste, quasi come soggetto
mitologico; di fronte il gatto, formidabile nell’attenzione assoluta dei suoi
occhi.
Tuttavia dentro la
centralità poetica di questo rapporto va considerato il punto di vista di
Zotov. Uno scatto verticale che, scolpendo da vicino i due protagonisti, dà loro uno sfondo: la via coi palazzi e lontano
un uomo forse in sella ad una motoretta. Una linea di fuga che con lo sfocato dona
all’immagine dinamicità e allo stesso tempo una dimensione onirica.
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