Perché parlare ancora di Pina
Bausch e del suo Tanztheater? Perché è una delle maggiori coreografe del
ventesimo secolo? Perché ha rivoluzionato il mondo della danza e del teatro?
Perché ha affascinato e sedotto tra i più grandi registi, fotografi, attori,
poeti lasciando in loro traccia di sé e stimoli per la loro creatività
artistica (Péter Esterházy, Edoardo Sanguineti, Bernardo Bertolucci, Federico
Fellini, Wim Wenders, Heiner Müller,
Mario Martone, Piera degli Esposti, Francesco Carbone … solo per citarne
alcuni)? Studiando Pina, questa è solo una minima parte dei motivi per
perpetrarne l’eredità.
Il teatro di Pina è un teatro
generoso, benevolo, largo, che fa danzare individui; per la prima volta non si parla
di danzatori bensì di “persone che danzano”. E questa non è una frase ad
effetto, una provocazione, ma una vera e propria rivoluzione umana e di
sensibilità nel comune sentire, passaggio epocale da una coreografia di tecnica
e movimento ad una regia di sentimenti. Molti sanno degli infiniti successi
mondiali di Pina, ma pochi ne conoscono la genesi.
Con stupore, ho scoperto che
consisteva nel passare la stragrande maggioranza del tempo - anche mesi! - ad
interrogare e porre domande ai suoi danzatori. Tant’è che, spiazzati da questo
inusuale e duro apprendistato lavorativo, molti danzatori e danzatrici,
sfiancati, la abbandonavano. Ma lei non portava mai rancore e se tornavano,
dopo anni, da lei (e tornavano !), Pina li riaccoglieva benevola.
Ecco questo mi ha colpita: la sua
materna apertura, il suo ostinato porre domande, la sua curiosità profonda, la
sete di comprendere prima ancora di muoversi (fu attaccata perché comprimeva al
massimo il movimento), il non volere dare sfoggio ma sostanza, l’osservare a
lungo ogni elemento della sua compagnia per poi realizzare un grande gioco, che
è però un gioco serissimo, perché ruota intorno alle tematiche della
solitudine, dell’infanzia del bisogno d’amore. (La parola amore è, nelle
sue interviste, quella cui Pina ricorre maggiormente).
Altra peculiarità del teatrodanza
di Pina è che la sua intelligenza vi viaggia leggera, leggerissima, veicolata
da una ironia che è anch’essa un aspetto dell’intelligenza, pertanto non è mai
comicarola o pagliaccesca.
Visto negli aspetti di questa
rilassatezza nella percezione del mondo, di questo afflato a fondersi con la
natura, in questo ottimismo delle cose, pur attraversato dalla consapevolezza
di uno scorrere parallelo di trame di violenza e minacce di guerra (trauma che Pina
visse di persona), il suo teatro ci aiuta a far pace con la vita. Forte del
proprio coraggio, della bellezza e della forza espressiva dei corpi (che
veicolano la bellezza delle anime delle “persone danzanti”), si fa mediatore
fra culture.
E’ ambasciatore di pace.
Libero da dogmi, ideologie e pregiudizi, il Tanztheater Wuppertal segue un solo
principio: la gente. In tal senso, è portatore di un Umanesimo senza confini.
Come il vero credente (ebreo, mussulmano o cristiano che sia); e ciascuno di
noi potrà scoprirne caratteristiche e radici, qui ne sono citati solo alcuni,
in base alla propria sensibilità e gusto.
Nessun commento:
Posta un commento