11 aprile 2020

"Dalla terra tradita"di Giuseppe Cordoni




Versi contro l'oblio del nostro passato

 di Luciano Luciani

Letterato, critico d'arte, saggista di lungo corso, Giuseppe Cordoni, sulle soglie di una maturità che arriva sempre a tua insaputa, regola, a suo modo, da poeta, i conti con la società e con la storia che gli sono state proprie e all'interno delle quali è nato, vissuto, si è plasmato e definito come uomo e intellettuale. Versiliese “di terra” e giovanotto nel secolo scorso, da quando lo conosco - e sono quasi quarant'anni -, Beppe Cordoni è sempre stato impegnato in una dura battaglia da lui combattuta con le sole armi pacifiche della parola, del verso, della poesia: ovvero, contrastare l'oblio e la smemoratezza degli uomini intorno alle vicende e alle persone, ai modi di vita, ai comportamenti e anche agli oggetti, le cose, gli strumenti per il lavoro del passato di appena ieri. In una parola, la civiltà, quella rurale, di cui la stragrande maggioranza degli italiani è ancora figlia. Al centro dei suoi interessi, che sono insieme poetici e documentari, c'è l'antropologia del popolo della campagna versiliese: nel caso specifico quella di una Versilia interna, la Villa Rossa, Podere 9 della Tenuta Aurelia. Terra di coloni, di mezzadri da tre generazioni, dove l'Autore è nato e ha trascorso gli anni fondativi della fanciullezza e della prima adolescenza. Un mondo. Piccolo, ma dalle radici antiche e tenacissime. Popolato da un'umanità semplice, legata a una terra fertile perché strappata dalla fatica umana alla boscaglia e alla palude. Donne e uomini le cui esistenze erano scandite dai cicli stagionali e dai relativi lavori nei campi. Vite segnata da dure, difficili, ormai desuete, condizioni materiali di lavoro.
È il tema di questa trilogia in versi, Dalla terra tradita, Quaderni di Erba d'Arno, 2019, tre narrazioni poetiche, L'insipida abbondanza, L'ombra del fico, Il pane in prestito, ognuna preceduta da una breve premessa poetica. Testi di lunghezza diseguale per versi ora di tono elegiaco, ora più incalzanti, battenti, polemici in cui, in maniera lucida e accorata, sferzante e insieme dolente, l'Autore denuncia gli orrori, materiali, morali, estetici, di una modernità “usa e getta”; un tempo che dura ormai da oltre mezzo secolo, in cui si è rotto, e in maniera irrimediabile, l'antico patto tra l'uomo e la terra, forse madre, forse matrigna, ma sempre provvida di doni: da conquistare a fatica, certo, ma durevoli. E, di generazione in generazione, capaci di soddisfare non solo le concrete necessità dei suoi abitatori, ma anche le esigenze di una bellezza semplice che alberga sempre nel cuore di tutti.
Descrivendo le pene e le complessità che intervenivano sino a non molto tempo fa nella produzione dei semplici e faticati beni degli uomini, Beppe Cordoni racconta un mondo che non c'è più e che non sembra destinato a tornare, a meno di qualche apocalisse da medioevo prossimo venturo che pure, proprio in questi giorni, sembra affacciarsi di nuovo tra le pieghe della storia: motivo di più, si potrebbe dire, per farne memoria intelligente e creativa. Perché, venendo progressivamente a mancare la generazione nata tra gli anni compresi tra le due terribili, tragiche guerre del "secolo breve", con essa sparirà qualsiasi traccia di quelle donne e quegli uomini che con disagio, ma con tenacia, intelligenza e pratico buon senso, riuscivano a strappare alla terra, anche la più aspra, anche la più avara, il pane quotidiano e anche qualcosa di più, per sè e per gli altri.
Oggi, quando mille rughe sembrano sfigurare la facciata ottimistica del nuovo a ogni costo (cemento, asfalto, plastica, vetro, alluminio, Centri commerciali come nuove cattedrali della dilagante religione del consumismo a tutti i costi, disastri ambientali...), oggi che non siamo più così sicuri di noi stessi e della direzione e del significato di certa presunta contemporaneità, ci accade spesso di sentirci disorientati e smarriti. E allora torniamo a ricercare le abitudini, i colori, i saperi, i sapori, i suoni di una volta. In questo recupero di un passato importante che poi, in fondo, è appena dietro le nostre spalle, i versi di Beppe Cordoni ci aiutano e non poco. Perché, al di là della scaltrita sapienza letteraria che li sostiene sempre, sono stati scritti intingendo il pennino nell'inchiostro della "simpatia piena d'amore" per il mondo di ieri e dei suoi umili e dignitosi protagonisti. Perché, se è vero che la maledizione degli uomini è che essi dimenticano, l'unico antidoto possibile a tale maleficio è ricordare, ovvero tornare di nuovo a percorrere le strade del cuore.



Giuseppe Cordoni, Dalla terra tradita. Trilogia in versi, Quaderni di Erba d'Arno, Fucecchio (Fi), 2019, pp. 178, Euro 15,00

Nessun commento: