17 ottobre 2023

"I salmoni aspettano agosto" di Elena Panzera

 


 

di Marisa Cecchetti

        Quando si arriva alle ultime pagine del romanzo di Elena Panzera, viareggina, e si legge l’elenco delle trentadue vittime del disastro ferroviario della stazione di Viareggio del 29 giugno 2009, ci si rende conto che la musica che attraversa la storia di Michele e Francesca è  necessaria per cullare e mitigare il dolore. Non esiste prescrizione al dolore, lo sa bene Palmira che ha perso il marito e la figlia quella terribile notte. Ma la musica, come dirà la madre di una giovane musicista scomparsa per malattia, “è qualcosa che sopravvive al cambiamento ed era anche l’unica cosa che avrebbe trattenuto sua figlia”.

       In questo suo primo romanzo Elena Panzera lascia parlare Michele in pagine di diario che seguono i giorni e le notti, e la narrazione diventa leggera anche se affronta il dolore, perché è il punto di vista di lui che teme il dolore, infatti ama la lettura de Il paese senza punta di Rodari.

        Michele, gemello di Francesca, si esprime con la musica, è parco di parole. Schivo, portatore di una certa originalità derivata da alcuni secondi di mancanza di ossigeno al momento della nascita, si sente al sicuro quando Francesca è vicina, quasi a ricostruire la situazione prenatale. Le loro mani insieme sul pianoforte corrispondono al massimo della sua gioia e del suo bisogno di esprimere emozioni.

       Cresciuto in simbiosi con la sorella, vive nell’attesa di lei, di notte attende il rumore della chiave nella porta che ne indica il rientro, spia il ragazzo con cui esce che gliela allontana sempre di più.

       Al pianoforte è una rivelazione - le mani sono il tesoro di cui dispone -. Fin da piccolissimo è stato seguito da un insegnante che lo ha educato a riconoscere la bellezza e farsene contagiare. Dopo l’esame finale dei gemelli al conservatorio, Francesca fa scelte di vita e lavoro che la separano da Michele, così lui si trova ad affrontare il mondo da solo, con tutte le incognite che gli fanno paura: “Quando non ci sei non so più qual è il fiume a cui devo tornare”. Senza di lei si rovescerà il suo universo: “Come pensi di separare di punto in bianco la tua storia dalla mia senza travolgere l’intero universo?”

       Dovrà fare come i salmoni che tornano a risalire il fiume dopo aver nuotato nell’oceano, e balzano sopra le cascate e gli scogli per arrivare ad accoppiarsi e deporre le uova. Lo fanno per istinto. “Non vorresti anche tu un istinto, Michele?” gli chiede la madre, domanda gentile in cui sta tutta l’ansia inespressa di chi teme per la vita di un figlio così strano, eppure ricco di un dono speciale.  

       Il romanzo allarga lo sguardo oltre Michele e Francesca, con il disastro ferroviario e le varie fasi del processo, con qualche crisi strisciante nei rapporti di coppia, con un nonno che riporta alle staffette partigiane, con l’amicizia che lega come una promessa per la vita, con il tema dell’omosessualità e dell’AIDS.

       Ogni informazione che contenga il dolore arriva a Michele con garbo, come si fa con un bambino, a protezione. E come un bambino lui dà la sua risposta alla malattia di Hanna, l’arpista, che gli ha appena detto di avere un mostriciattolo nei polmoni: “avrebbe proprio dovuto cantare perché il suo canto spaventerebbe qualsiasi cosa brutta, specie dove diventa più forte”. Del resto “i bimbi e gli angeli parlano la stessa lingua” aveva detto a suo tempo la nonna.

       Se la musica è parte integrante del romanzo, altrettanto lo è la bellezza: il mare, il molo con i pescatori, la pineta, le colline argentate di oliveti, gli orti, gli alberi da frutta, le dune della spiaggia libera toscana, la costa scoscesa della vicina Liguria, le Apuane che vegliano sul mare. E questi due ragazzi. Tutto è poesia.

Elena Panzera, I salmoni aspettano agosto, Giulio Perrone Editore 2023, pag. 144, € 16,00.

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