L’immaginario africano
contro il pensiero eurocentrico e la globalizzazione.
Il pensiero eurocentrico ha ormai definitivamente assegnato all’Africa un ruolo subalterno: agli occhi di noialtri cittadini del nord del mondo si tratta di un continente ormai rassegnato a un destino di decadenza e marginalizzazione, inerte, di fronte ai tumultuosi sviluppi della globalizzazione, vista come imprescindibile forma della modernità.contro il pensiero eurocentrico e la globalizzazione.
Contro questa sorte, solo apparentemente ineluttabile, insorge con polemica passione Aminata Traoré, sociologa, musulmana, ex ministro per la cultura del Mali:
«L’ideologia egemone, che funge da filo conduttore per i nostri dirigenti, sostiene che l’Africa debba obbligatoriamente inserirsi nella globalizzazione per stroncare la povertà. Non c’è nulla di più falso: lo stato di decadenza in cui versa è l’inevitabile conseguenza della violenza del sistema mondiale e del suo disegno mercantilista e disumano. I termini delle relazioni commerciali con l’Occidente non ci sono mai stati favorevoli. L’Africa non ne può più di assicurare materie prime, combustibili e pietre preziose a una minoranza di vincenti».
Il primo obiettivo di un auspicabile riscatto dell’Africa passa innanzitutto attraverso la sconfitta di un senso comune tanto diffuso quanto rinunciatario, di cui, però, più di qualche colpa va attribuita agli africani stessi: colonizzato fin nel profondo del proprio immaginario, l’uomo africano si sente in posizione di inferiorità rispetto agli occidentali, in quanto privo sia delle risorse monetarie, sia di quelle tecnologiche della parte fortunata e satolla del pianeta.
In un mondo in cui gli unici valori che contano sono i beni materiali è ovvio che gli abitanti di quell’immensa area che va dal Cairo a Capetown provino un acuto senso di inadeguatezza ed inferiorità: è questo uno dei motivi scatenanti dell’ondata fondamentalista che sta rischiando di sommergere anche l’Africa. Perché quel continente si renda padrone di un progetto autonomo e originale di liberazione è necessario, innanzitutto, che gli africani tornino a disporre con pienezza della propria facoltà di pensare il proprio futuro e dargli un senso, recuperando l’immagine che hanno di sé. La stessa che l’Occidente ha così spesso manipolato e sfruttato: è tempo che l’Africa scriva la parola fine alla violazione del proprio immaginario.
Aminata Traoré, una protagonista della lotta africana contro la globalizzazione, lo sostiene in maniera documentatissima e con la forza delle ragioni giuste, in un polemico saggio di testimonianza e di lotta: l’intensa voce politica che difende il continente nero dalla povertà e dall’asservimento ai Paesi ricchi si mescola al racconto della vicenda personale dell’autrice, alle memorie africane, alla potenza visionaria delle loro tradizioni, della loro civiltà, della loro umanità. Un libro bello e utile, in cui l’Autrice, attraverso l’individuazione di obiettivi modesti, praticabili e condivisibili dimostra come la micro resistenza possa vincere contro il macrodominio.
AMINATA TRAORÉ, L’immaginario violato, Ponte alle Grazie, Milano, pp. 189, € 12,50