26 ottobre 2011

"Shorts" di W. H. Auden

di Gianni Quilici

Auden è un grande poeta, che poco conosco. Tuttavia prendo questo libriccino di “shorts” come se fosse l'unico, come se fosse senza passato e senza futuro.

Auden aveva due possibilità in queste “Shorts”. Fare poesia oppure pensieri, in quella forma secca, che, in poche righe, riesce a trasmettere un senso.

Invece opera soprattutto una terza cosa: una riflessione su circostanze o persone, che certamente non esclude la possibilità di diventare poesia o pensiero.

Il risultato è disuguale, perché queste schegge rimangono, in genere, personali, non riescono, a me pare, a diventare percebili universalmente, perché o non sono puramente visive (esempio quelle di Roland Barthes in “Incidenti”) o non sono sufficientemente pensose (penso a Canetti aforistico o al Baudrillard di “Cool Memories” e sopratutto al maestro di tutti, Nietzsche)


Si nascose vedendo

un Pastore appressarsi

con aria corrucciata


Abbandonando le sue mogli

si dileguò con i suoi gioielli

e con duecento cani


Infilando i calzini,

ricorda che suo nonno

restò secco nel farlo

Sono immagini di un possibile racconto... si leggono e lasciano, più o meno, indifferenti


Ci sono invece “shorts” che lasciano un'eco, una risonanza. Soprattutto a leggerli in originale.

Serata di settembre:

loro due soli, intenti a mangiare

il granturco dell'orto,

colto mezz'ora prima.

Fuori: tuono, rovesci di pioggia.


Oppure

I suoi pensieri andavano su e giù

dai versi al sesso a Dio

senza punteggiatura.

La conclusione: forse non si può leggere degli “shorts” come questi senza aver letto le opere più significative di Auden. Ma tant'è!

W. H. Auden. Shorts. a cura di Gilberto Forti. Piccola Biblioteca Adelphi. Euro 9.00

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