13 aprile 2015

"Padule: viaggio in lucchesia" di Gianni Quilici



       Viaggiare vuol dire disporsi alla scoperta, aguzzare gli occhi, percepire gli oggetti, facendoli divenire, laddove è possibile, soggetti.
Così decido. Vado a pochi chilometri da dove vivo, in una frazione, Padule, dove sono stato molti anni fa.
Uno degli scopi, se vogliamo banale, è verificare se la strada che attraversa una zona paludosa, è stata asfaltata, perché vorrei  poi farla con la bici da corsa.
Arrivo a Porcari, imbocco la strada giusta che porta a Padule.
Strada dritta, sottopassaggio ferroviario, un rio, Fossanova credo, pieno d’acqua, che scorre sul lato destro della via con ponticelli, che l’attraversano. Le case della frazione sono allineate lungo la strada, case coloniche per lo più ristrutturate e tinteggiate di bianco, con qualcuna fatiscente abbandonata a se stessa.

foto gianni quilici
Ed è proprio al lato di una di esse che mi fermo.
La vediamo nell’immagine: cadente e diroccata, vista da lontano ha però il fascino del tempo con la capanna di mandolato, i piani alti delle soffitte, gli alberi davanti e dietro, i prati d’intorno,  lo slancio del ponticello, che consente il passaggio dalla strada.

foto gianni quilici
       Ma è andando avanti per pochi metri che si incontra una corte stretta da un lato dal rio (ricco d’acqua) e dall’altra da distese di prati  che arrivano sulla collina, su cui si adagia San Ginese, una frazione del comune di Capannori e al Monte Serra.

foto gianni quilici
  Una corte al tempo stesso significativa e originale. E’ inconsueto trovare, infatti, nel centro di essa, un palazzo con lo stemma, una scala esterna che sale dai due lati ed una deliziosa altana. In fondo alla corte, inoltre, colpisce la casa di un giallo Van Gogh, che mi dicono sia stata acquistata da una banca, che la sta ristrutturando.

foto gianni quilici
Riprendo la macchina e dopo qualche chilometro, ahimè, finisce la strada asfaltata, si entra in quello che fu una palude vera e propria e che oggi è  diventata un’area naturale protetta,  l’Oasi WWF del Bottaccio con sentieri che arrivano a un laghetto pieno di uccelli di vario tipo attraverso prati, boschi, canneti. Sulla destra una locanda e il ponte che attraversa il rio. La osservo: è una delle poche zone rimaste quasi incontaminate. Faccio qualche tratto a piedi. La strada sterrata è in brutte condizioni, come si intravede nella foto, buche profonde e acquose. Non mi rassegno. 
Prendo l’auto e mi inoltro. Niente da fare. Le buche sono così profonde e la mia auto è così bassa e molleggiata che rischio di fare qualche danno alla coppa dell’olio.

foto gianni quilici
Riprendo la strada verso Porcari. Mi fermo lungo la strada. Sullo sfondo si intravede il palazzo con l’altana. Sulla destra un campo di granturco tagliato e due capanne con i rispettivi mandolati. Sul tetto un branco di passeri. Scendo, faccio degli scatti, salto la fossa, vado nel campo nel centro delle capanne. Aspetto l’attimo. L’attimo del volo.

Padule, 7 marzo 2015     

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