di Gianni Quilici
Un bambino, Nicolas,
viene portato dal babbo in uno chalet tra i monti per una “settimana bianca”.
Gli altri bambini sono già arrivati con il pullman e Nicholas è sordamente arrabbiato
col padre, perché sa che questo tipo di venuta provocherà sguardi ironici.
E’ uno di quei
romanzi, che rappresentano con straordinaria perspicacia il malessere fisico e
psichico di un bambino (vicino all’adolescenza) taciturno e sensibilissimo,
troppo protetto e controllato da un padre che, pur rimanendo sullo sfondo
misterioso, appare pieno di comportamenti psicotici.
Essere gettato
giorno e notte per una decina di giorni con altri bambini fa precipitare
Nicolas in un’ansia acutamente nevrotica. Per un verso, infatti vorrebbe
sparire; per un altro cerca disperatamente di trovare “appigli”.
Ecco, quindi, la
controversa amicizia con Hodcann, ragazzo ammirato e temuto da tutti, alto e con una voce di adulto, capace di essere
volgare, oppure di esprimersi con un vocabolario che per raffinatezza , ricchezza
e precisione suonava sorprendente per la sua età. Ecco il contatto più filiale con
Patrick, l’istruttore, che intuisce le difficoltà del bambino e che lo tratta
con una leggerezza e libertà che lo
stupiscono. Ci sarà poi la tragedia.
Il romanzo ha una
scrittura diretta e serrata che scava nell’immaginario ipertrofico di Nicolas
trasmettendocelo nelle sue zone più oscure e sottili, ideali per una
scomposizione descrittiva di tipo psicoanalitico. Quello che accadrà in quei
giorni segnerà, comunque, il destino del
bambino, ma non solo di lui.
Carrère, infatti,
con un salto cronologico improvviso, ci presenta Nicolas 20 anni dopo, una sera
di gennaio a Parigi nella spianata deserta del Trocadéro. Lì casualmente
incontra Hodcann con il cranio rasato, bitorzoluto, la barba lunga e nera, gli
abiti informi, poco puliti. E’ lo scarto temporale che preannuncia il finale:
la tragedia di quella “settimana bianca”.
Una tragedia tanto orribile quanto implicita, quasi silenziosa; per
questo più penetrante, perché lascia spazio all’immaginazione, che, come
sappiamo, non ha limiti.
Emmanuel Carrère. La settimana bianca. La classe de neige" Traduzione di Paola Gallo. Einaudi.
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