di Maddalena Ferrari
E’ una storia appassionata e appassionante quella di Lang
Lang, che snoda il racconto della sua formazione umana e artistica, dai primi
anni di ristrettezze e sacrifici al successo e alla ricchezza raggiunti da
giovanissimo, all’impegno umanitario nell’UNICEF, rivivendo e facendoci vivere, con l’urgenza
palpitante della verità presente, i momenti della sua vita, in un contesto
complesso di relazioni umane-affettive e
di situazioni storiche e sociali.
Avvince la narrazione dei rapporti con gli altri, in
particolare con coloro che gli sono più vicini, i familiari: il legame
viscerale, intenso con la madre è vissuto a lungo come mancanza, lontananza;
quello con il padre è forte, ma duro e conflittuale ( ed è singolare la sua
analogia con il rapporto tra Mozart ed il padre Leopold: un genio precoce ed il
suo rigido educatore ).
Ugualmente vivo è l’intrecciarsi dell’esistenza di chi
racconta con la storia, la società, i
luoghi in cui essa si sviluppa. Ecco la Cina postrivoluzione culturale, dove
i turbolenti fatti politici lasciano il segno nella vita delle persone ,
recidendo radici ataviche, spezzando rapporti profondi; la Cina, la madrepatria
sempre nel cuore, dove l’artista ha modo di formarsi, ma che lo vincola con le
sue regole ed il suo habitat sociale, culturale e geografico: dalla cittadina
di Shenyang, piccolo centro di provincia, alla grande metropoli, Pechino,
caotica, quasi invivibile, che accentua l’iniziale condizione di indigenza fino
a limiti insostenibili; la Cina, dove Lang Lang trova i primi maestri: l’amata
professoressa Zhu, la scostante professoressa “Rabbia”, il professor Zhao,
preparato, dolce, dall’approccio psicologico; la Cina, che lui non ha mai
smasso di amare, ma da cui fatica a essere riconosciuto come “figlio”, dopo che
se ne è allontanato.
E poi la Germania: il paesaggio variegato e accogliente; il
ricordo dei grandi musicisti del passato...
E infine l’America, la terra delle opportunità, delle grandi
orchestre e delle sale famose; New York, ma soprattutto Philadelphia; un nuovo
approccio con la musica; i riconoscimenti e anche le critiche...; infine il
luogo e il tempo in cui Lang Lang riesce a liberarsi dalla troppo stretta
tutela del padre, a diventare autonomo come giovane e come musicista.
Ma soprattutto la sua storia, afferma il pianista, è la
musica: la musica connaturata nella sua testa, fin dall’immaginario fantasioso
e giocoso infantile, nel suo corpo, nel suo sentire; la musica di ogni tipo; i
grandi compositori scoperti nella sua
crescita; i mitici modelli Rubinstein e
Horowitz; i direttori che incontra e di cui diviene amico.
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