di Gianni Quilici
Scoprii Arnold
Newman diversi anni fa da una edizione “I grandi fotografi” della “Fabbri
editori”. Poi l’ho perso di vista, perché non è entrato nei miei circuiti
visivi. Ripreso il libro sono rimasto (ancora di più) sorpreso dalla forza
intellettuale e visiva dei suoi ritratti. Ciò che mi ha colpito è la ricerca
che si intravede nei suoi scatti. Ricerca che è pensamento. Pensa lo scatto
figurandosi una scenografia. Come se
dicesse: come posso trasmettere nel modo più efficace ciò che lui o lei è? E’ sufficiente il
volto-corpo oppure è necessario che
questi siano inseriti nel loro ambiente tanto più che nel caso di un artista o
similari è la sua identità e spesso la sua ossessione?
Da questa scelta la
straordinarietà di alcuni dei suoi ritratti come per citarne soltanto alcuni
quelli di Picasso, Max Ernst, Krupp, Mondrian, Hopper, Roualt, Cocteau, Warhol,
Marylin Monroe.
Prendiamo il
ritratto di Igor Stravinsky.
Colpisce a colpo
d’occhio la sproporzione tra la grandezza del pianoforte a coda e l’angolino in
cui è collocato Stravinsky.
Ma vive già dentro
questo nostro primo sguardo la bellezza del piano aperto, elegante e geometrico
a formare una figura lineare e un po’ bizzarra e la concentrazione assorta di
Stravinsky: il braccio poggiato sul piano, la mano allargata sulla testa,
un’ombra lieve che gli ricopre una zona del volto.
Non c’è
separazione, se solo si osserva con più attenzione, tra lui e lo strumento.
E’ qui che il
realismo, nella bellezza formale delle
geometrie, contiene un segno simbolico: ed
è la musica nell’accostamento tra
Stravinsky ed il pianoforte. Non sarebbe così se al posto di Stravinsky ci
fosse un comune mortale, perché il grande compositore è evocativo, trascende,
cioè, la sua figura fisica.
In altri termini
si viene a creare un’interazione moltiplicativa. La presenza di Stravinsky
illumina la bellezza estetica del piano a coda, ma anche questo dà forza allo
sguardo espressivo e misterioso di lui.
Con un’ultima osservazione: in questa
connessione è lo strumento, cioè la musica, ancora più grande del singolo
compositore che la crea. E tuttavia come è azzeccato fotograficamente questo
volto a margine che ci guarda.
Igor Stravinsky foto di Arnold Newman. New York City, 1946.
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