05 maggio 2023

"Il partigiano Johnny" di Beppe Fenoglio

 

di Giulietta Isola

Jonny era invecchiato, spossato come da quell'unico colpo sparato, l'umidità stava invadendogli il corpo come un cancro. Poi s'annoiò, lo fastidiò persino l'intensità eccessiva, meniale, con cui Tito insisteva nel sorvegliare il quadrante sinistro del bosco dirimpetto. Poi, nel bruente silenzio, i fascisti si rivisibilizzarono.

        Sono trascorsi cinquanta anni dal mio primo incontro con Fenoglio e Johnny, ricordo che fu l’amore inconfessato per il mio professore di italiano al liceo e la voglia di non deluderlo a costringermi a finire questa lettura che mi pare molto ostica anche oggi. 

        Quello che provo ed ho provato per “Il partigiano Johnny” è la sensazione di essere di fronte ad uno dei libri più straordinari, antieroici, originali in grado di rappresentare un’intera epoca, è la Resistenza raccontata nei suoi aspetti più singolari ed anticonformisti, è romanzo di formazione e cronaca storica degli anni della guerra. 

        Fenoglio narra l’esperienza del giovane Johnny che lascia la famiglia per contribuire alla Resistenza. E’ uno studente di letteratura inglese di Alba che dopo essersi nascosto per sfuggire alla chiamata alle armi decide di unirsi ai partigiani. La prima banda che incontra è una banda di partigiani ”rossi”. Johnny non si riconosce nei loro ideali, ma si unisce lo stesso a loro, perché ciò che gli preme è lottare. Partecipa ad azioni di guerriglia, a requisizioni e mentre leggo mi colpisce il fatto che non ci sono mai né vere vittorie né vere sconfitte, ma ci sono morti, anche di partigiani vicini a Johnny. Johnny lascia i “rossi” per unirsi ai partigiani “azzurri” armati e riforniti dagli alleati, anche se in verità alla sua banda, guidata dal mitico Nord, arriverà poco e niente.

         La trama si dipana a partire dall’autunno del 1943 fino al febbraio del 1945, Fenoglio si serve della Resistenza per analizzare il rapporto tra individuo e storia, la sua rappresentazione della lotta contro il nemico fascista è allegoria dell’eterna ed inesorabile lotta dell’uomo contro un avversario mutevole. 

        Johnny è lacerato dal senso di solitudine, desidera ardentemente contribuire attivamente alla salvezza del proprio Paese e, obbediente al suo imperativo morale, scende in campo contro un nemico crudele che ha violato le leggi della convivenza civile. Egli è la perfetta incarnazione di un cavaliere delle leggende antiche, è il simbolo dell’opposizione al fascismo disposto a sacrificarsi per ristabilire la giustizia, rinuncia agli agi della vita familiare e si abbandona ad un rapporto viscerale e quasi panico con la natura, riscopre in essa autentici valori di solidarietà e fratellanza e si mantiene fedele, con determinazione e coraggio, alla propria lotta contro il Male; impara ad apprezzare ogni sfaccettatura di quella vita spesso caparbia e “giunglare” e ad amare «tutto quello, notte e vento, buio e ghiaccio, e la lontananza e la meschinità della sua destinazione, perché tutti erano i vitali e solenni attributi della libertà» 

        In questo libro c’è tutto Fenoglio: la sua passione per la letteratura inglese, la sua sensibilità, la sua forza, la sua curiosità, il suo dolore, la sua bellezza, il suo linguaggio nel quale si alternano continuamente espressioni in italiano e in inglese oltre a figure retoriche, neologismi, termini dialettali. 

        Lo stile è particolare, contraddistinto da una inconfondibile scrittura impastata, complessa e risentita, disincantata e critica, senza stereotipi e luoghi comuni, il racconto è costantemente fedele a tematiche quali l’antifascismo, la Resistenza, il mondo delle Langhe. 

        Non è stato facile seguire l’originalissimo stile di Fenoglio, egli è abituato a mischiare il dialetto quotidiano e famigliare all’italiano e l’inglese, la sua lingua, creata ad hoc, è forte, energica, vitale e morale, coraggiosa e portatrice di fieri ideali.

         Il Partigiano è una storia di soli uomini, quella di Fenoglio è “una resistenza mutilata” in cui le donne non sono mai protagoniste, solo contorno come se non c’entrassero con questa “avventura”, ma sappiamo che furono circa 35.000 le donne combattenti nella Resistenza italiana. 

        Ma questo non è il suo punto di vista sulla Resistenza , questa è la storia che lui ha voluto raccontare : la guerra con tutta la sua mostruosità, l’inumanità e violenza. In certi momenti sembra davvero di sentirlo l’odore della paura e del sangue. 

        Rileggendo oggi Il Partigiano Johnny la penso come tanti anni fa: questo romanzo vuol raccontare una guerra giusta ma è, nello stesso tempo, un romanzo pacifista e sembra che Fenoglio, scrivendolo, abbia voluto ripercorrere non solo tutta la sofferenza subita, ma anche inflitta. Non posso non riconoscere l’attualità impressionante di queste pagine, le guerre a cui assistiamo con più o meno indifferenza, la fine del pacifismo di massa, disconoscere il prezzo pagato dall’ Italia per conquistare la democrazia dopo la dittatura fascista, hanno un contraltare in questo romanzo e in quei tempi nei quali valori come patria e libertà avevano un senso, si difendevano e si moriva per essi. 

       A chiusura una riflessione su me stessa: trascurare con “leggera disinvoltura” questo romanzo definito da Calvino “il libro dei libri” sulla guerra ed un autore come Fenoglio è un peccato mortale. “I’m in the wrong sector of the right side”… I’m in the wrong sector of the right side, si ripeté.”

IL PARTIGIANO JOHNNY di BEPPE FENOGLIO EINAUDI EDIZIONI

 

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