04 dicembre 2023

"Antonio Riva c'est moi" di Giovanna Baldini

 


Cento domeniche
e…

       Succede sempre più spesso che le banche, tutte, nessuna esclusa, fuori da ogni trasparenza, fuori da ogni controllo, manovrino i soldi degli altri con disinvolta leggerezza colpevole.

    Una modalità, questa, molto diffusa, come ha ben raccontato nel suo recente film l’attore-regista Antonio Albanese “Cento domeniche”. Il protagonista, Antonio Riva, operaio in pensione di una ditta della provincia lombarda, vede andare in fumo l’intero suo “tesoretto”, frutto di una vita di onesto lavoro e finalizzato alle spese per il matrimonio della figlia. L’aveva tradito l’istituto bancario del suo territorio, quello con cui era cresciuto assieme, di cui si fidavano suo padre e la sua famiglia.

     Una presenza finanziaria, al tempo stesso, solida e confortante.

  Invece, approfittando dell’ingenuità e della scarsa competenza dei correntisti, degli azionisti, dei soci, gli istituti bancari, purtroppo anche quelli territoriali, agiscono spesso, non tutti, ma certo molti, al limite della truffa. Occultandosi dietro parole di rassicurazione, essi piegano ai loro interessi i quattrini loro affidati, il più delle volte frutto di una vita di lavoro, lasciando nella disperazione e nello sconforto migliaia di risparmiatori.

    Nel film di Albanese il protagonista si suicida; invece, nella vita di tutti i giorni, la mia diretta esperienza di vita mi dice che decine, forse centinaia, di famiglie, finiscono per provare un profondo sentimento di vergogna per essere state ingannate, turlupinate, accettando tacitamente di non rivalersi nei confronti delle banche.

    Queste, per di più, forti di appoggi nella politica locale e in quella nazionale, approfittando di una legislazione inadeguata e incoerente e di un silenzioso patto di non aggressione, stabilito da tempi immemorabili con la magistratura, le banche, dico, operano in un regime di sostanziale impunità. Fanno il bello e il cattivo tempo sulla pelle di correntisti, risparmiatori, azionisti, soci… Pronte solo a raccogliere fondi e mai, dico mai, a erogarne, anche di fronte a proposte fededegne e finanziariamente sicure. E dieci, cento, mille Antonio Riva, l’umanissimo, battagliero e sfortunato protagonista del film di Antonio Albanese!

      Io sono una di loro. Persona perbene che ha affidato i risparmi di una vita alla banca del territorio, una di quelle banche che, come recita la pubblicità, “vanno incontro alla gente” e che, poi, ne tradiscono la fiducia con la prepotenza di chi ha il potere di non rispondere mai dei propri atti.

      Non ci sono ricorsi, non ci sono tribunali… Intanto i miei soldi se li tiene la banca: un atto di ingiustizia, di arroganza, che toglie dignità a chi la subisce e relega nella solitudine e nell’indigenza.

     E pensare che quei soldi sono miei e la banca me li ha presi! E non esistono modi per farseli restituire.

Che dire? Antonio Riva c’est moi!

 


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