di Giulietta Isola
“Surie sceglie la connessione al posto della politica e delle regole, l’amore anziché il sistema e la cosa giusta…Abbiamo bisogno di più donne come lei”.
Il mondo ebraico ultraortodosso, una società rispettosa delle tradizioni
religiose con una rigida osservanza di regole lontane dai tempi moderni è
quello che incontriamo nella pagine di “Madre”di Goldie Goldbloom.
Australiana. docente all’università di Chicago, non è nata in una famiglia religiosa, ha scelto di essere chassid , ha studiato l’ebraico e l’yiddish da sola, è madre single di otto figli, ha scoperto di essere gay e l’ha reso pubblico, ha fondato Eshel, una organizzazione di sostegno per ebrei Lgbtq.
L’autrice accende i riflettori su una comunità di ebrei ultraortodossa che mi interessa e mi incuriosisce, uno strano pianeta dalle radici profonde lontane nel tempo, quasi fiabesche, una società chiusa ermeticamente, in tempi di individualismo tanto esasperato è strano incontrare persone che seppur circondate dalla modernità scelgono di farne a meno: niente computer, tv, web, libri secolari, educazione scientifica. E’ straniante il loro vivere secondo ferree regole pratiche e spirituali che scandiscono ogni istante della giornata e creano al proprio interno un mondo solidale, un mondo pieno di segreti così vicino e così inafferrabile.
Siamo a Williamsburg, un grande quartiere di Brooklyn dove vivono ebrei ultraortodossi chassidici, il romanzo racconta di Surie Eckstein, una chassidica di 57 anni, madre di dieci figli, nonna e bisnonna di tanti nipoti che scopre con sgomento di aspettare due gemelli: una notizia sconvolgente che se trapelasse sarebbe oggetto di pettegolezzi in famiglia, è infatti impensabile per i figli immaginare che i genitori facciano ancora l’amore, l’evento creerebbe scandalo all’interno della comunità. Surie decide di tenere il segreto e rimandare il momento in cui lo comunicherà al marito Yidel, un uomo mite e paziente ancora innamorato della moglie, del tutto inconsapevole di quanto le sta capitando.
Surie approfitta delle sue rotondità e riesce a nascondere fra le pieghe di ampi vestiti il suo stato, tra pranzi, cene ,canti e preghiere informa della sua gestazione solo la sua ostetrica goy. Anzi con lei stabilisce una confidenza speciale e comincia, di nascosto, a lavorare in ospedale come interprete per le donne chassidin che non parlano inglese. Chiusa in sé, inizia a nutrire una sorta di ostilità verso il suo mondo e Yidel stesso. Il muro che crea man mano le fa riaffiorare un altro dolore che lei stessa aveva accettato di cancellare, quello, inaudito del suicidio del figlio Lipa , scappato perché gay. Silenzi, segreti orribili hanno oppresso la sua vita.
L’autrice conosce molto bene il mondo chassidico, sa quanto i chassidim possono opprimerti se sei vista come diversa. Surie è una donna straordinaria che conquista con la sua forza d’animo, la sua rettitudine, i suoi limiti e le inevitabili contraddizioni e sembra convinta che sotto barbe e peyot si nasconda un amore immenso pronto a sciogliere gli affanni.
Il romanzo cattura fin dalle prime pagine con uno stile avvincente ed empatico e catapulta in un mondo che sembra muoversi in uno shtetl polacco della fine Ottocento. Consigliato
MADRE di GOLDIE GOLDBLOOM PLAYGROUND EDITORE
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