SIAM NOI I PAZZI!
Dio non ha creato l'uomo,
l'uomo ha creato Dio
per inventare se stesso.
E allora
non è pazzo chi crede,
è folle chi osa credere...
Chi osa confessare un amore senza maschere,
pazzi siam noi che non sappiamo esserlo,
pazzi che osano credere di poter vivere
senza vita.
Un altro ragazzo 16enne (o poco più), un altro studente dell'agrario di Lucca come, nel numero precedente di Arcipelago, Francesco Sollima. Due amici, due poeti giovanissimi, due poeti veri, che hanno nel sangue invettiva e amore, il gusto filosofico dello sguardo e una tensione che non si acquieta.
Ho scelto “Siam noi i pazzi!” rispetto ad altre poesie forse più complesse, solo perché le altre più ardue nella decifrazione.
L'inizio è aforistico, di un aforismo apparentemente semplice, in realtà sottilmente filosofico, su cui si potrebbe speculare a lungo: Dio non esiste, è l'uomo che lo ha creato, per dare un'identità a se stesso. Ho pensato a Marx quello che confutando Feuerbach scriveva che la religione è «il gemito della creatura oppressa, l'animo di un mondo senza cuore, così come è lo spirito d'una condizione di vita priva di spiritualità. Essa è l'oppio dei popoli».
Ma ho pensato a Marx, anche perché Nicola Matteucci ha utilizzato in questi tre brevi versi un procedimento di tipo dialettico. Tesi (“Dio non ha creato l'uomo”), antitesi (l'uomo ha creato Dio”) sintesi (“per inventare se stesso”), a cui ha dato la perentorietà musicale del linguaggio poetico.
C'è poi negli altri versi, attraverso la forza di una concitazione serrata, una sottile distinzione tra chi crede, fideisticamente, senza problemi, forse conformisticamente; ed invece “chi osa credere”, folle tanto da denudarsi di fronte ai sentimenti più estremi ( “Chi osa confessare un amore senza maschere”), perché, nonostante tutto, “osa credere di poter vivere”.
Sono versi che potrebbero articolarsi e approfondirsi ulteriormente, ma che delineano un rifiuto e insieme una rivolta di chi vuole comunque sfidare l'esistenza, anche senza certezze e illusioni.
Ho chiesto a Nicola di presentarsi. Ecco la sua sintetica risposta:
“Studente presso L'istituto Tecnico Agrario di Mutigliano e ascensionista, infida creatura da un mondo non troppo lontano a cui l'amor non aprì una pista. Dalla vita, amore non corrisposto, son deriso e ruggisco nella savana in cui non arriva il pensiero; non son Narciso, ma uno sfiorato Boccadoro”.
da Arcipelago, periodico dell'Arci di Lucca
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