Il tema dell’invasione delle locuste compare nella Bibbia nel libro dell’ Esodo. Più o meno la storia la conosciamo tutti. Il malvagio faraone rifiuta di lasciar partire Mosè e il suo popolo dall’Egitto. Il Signore, allora come oggi potente sponsor degli Israeliti, scatena sull’Egitto terribili rappresaglie: cambia l’acqua in sangue, copre di rane tutto l’Egitto, libera prima orrendi sciami di zanzare e poi di mosconi, fa morire il bestiame, copre uomini e animali di pustole e ulcere, scatena la grandine… Ma il Faraone, irremovibile, tiene duro. Qualche vago segno di resipiscenza comincia mostrarlo solo di fronte all’ottava minaccia: le locuste, che, fameliche, divorano tutto: ”Esse coprirono la faccia di tutto il paese e il paese ne fu oscurato e divorarono tutta l’erba del paese e tutti i frutti degli alberi che la grandine aveva lasciato. Nulla di verde restò negli alberi e nell’erba dei campi in tutto il paese d’Egitto”.
Lo stesso tema è utilizzato nei Profeti da Gioele per annunciare il “giorno del Signore”, un tempo terribile nel quale Dio manifesterà il suo dominio sulla storia e giudicherà, in maniera tanto severa quanto giusta, tutti i popoli: “Sciami di cavallette, uno dopo l’altro / hanno distrutto tutto il raccolto. / Quello che uno sciame ha lasciato, / lo ha divorato il successivo./ Ubriaconi, svegliatevi e piangete / voi, bevitori di vino, urlate / perché non assaggerete mai / il vino nuovo! / Sciami di cavallette hanno invaso la / nostra terra / sono forti e non si possono contare. / Hanno denti duri e resistenti / come quelli di un leone. / Hanno distrutto le nostre vigne, / hanno ridotto le nostre piante di fico / a tronchi spogli, senza corteccia / le hanno abbandonate / solo quando i rami erano ormai / diventati bianchi.”
Dalla Bibbia in poi, dunque, le locuste sono trasformate nell’immagine stessa del flagello, del pullulare tanto diabolico quanto devastante. Esse rappresentano sia le invasioni storiche sia i tormenti di origine demoniaca e non è un caso se contro le cavallette fu a lungo praticato l’esorcismo.
Chuang – tzu (369 – 286 a. C.), il più profondo pensatore che la letteratura cinese abbia mai espresso, interpreta l’invasione delle cavallette come una conseguenza dei disordini cosmici, che, a loro volta, sono il risultato di disordini microcosmici. Nell’antica Cina, però, il loro moltiplicarsi era letto anche in maniera positiva e considerato come un segno di fertilità e di discendenze numerose, quindi di benvolere celeste; il ritmo del loro saltellare era associato ai riti stagionali della fecondità e alle regole dell’equilibrio familiare e sociale.
Buone, le locuste!
“Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico.” Nel Vangelo di Marco (1,6) leggiamo della particolarissima dieta del Battista. Un’abitudine alimentare che conferma le immagini presenti in certi bassorilievi mesopotamici e in alcune pitture parietali egizie: ovvero, mense imbandite con schidionate di cavallette. E di tali insetti come cibo si legge anche nell’Antico Testamento, nel Levitico, il libro di carattere quasi esclusivamente normativo. Nelle sue pagine, il Signore detta a Mosè e ad Aronne le regole relative al puro e all’impuro in materia di alimentazione e quindi agli animali più o meno edibili: “ Sarà per voi in abominio anche ogni insetto alato, che cammina su quattro piedi. Però fra tutti gli insetti alati che camminano su quattro piedi, potrete mangiare quelli che hanno due zampe sopra i piedi, per saltare sulla terra. Perciò potrete mangiare i seguenti: ogni specie di cavalletta, ogni specie di locusta, ogni specie di acrìdi e ogni specie di grillo. Ogni altro insetto alato che ha quattro piedi lo terrete in abominio”, Levitico, 20,23.
Di locuste, poi, si nutrì senz’altro Sant’Antonio Abate, anacoreta egiziano vissuto tra il III e il IV secolo. Quell’alimento, ricco di proteine e povero di grassi, giovò sia alla sua salute spirituale e alla conquista della santità, sia a quella fisica se dobbiamo dare credito a un suo biografo che lo vuole vivo e operoso sino alla ragguardevole età di 105 anni.
Ma sul piano religioso è lecito mangiare le cavallette? Gli ebrei, come abbiamo visto, sono autorizzati in proposito dalle parole del Signore nel Levitico. E i musulmani come si regolano? E’ vicenda recente. In Egitto, di fronte alla manifesta incapacità delle autorità governative di sconfiggere il flagello millenario delle locuste, i capi religiosi hanno concesso l’autorizzazione a mangiarle: "Cibarsi di cavallette è lecito sul piano religioso. Anzi, è un dovere nazionale per aiutare il governo a lottare contro di esse." Così il capo del comitato delle Fatwa (avvisi religiosi) Abdel Hamid Al-Atrache si è rivolto agli egiziani per incoraggiarli a sbarazzarsi di un insetto che per l’ennesima volta ha invaso i campi dell'Egitto mettendo a repentaglio la produzione agricola del Paese. “Le cavallette sono pulite", quindi commestibili: una proposta sorprendente per il mondo islamico che non ha mancato di suscitare polemiche. La scrittrice Sakina Fouad, è rimasta esterrefatta: “gli egiziani non si sono mai cibati di cavallette” ha affermato e “la Fatwa è una grande delusione." Uno stato d’animo che ha coinvolto anche l’iniziativa governativa nella lotta alle locuste. Impietosa, la Fouad, ha raccontato un episodio tra il ridicolo e lo sconcertante. "Durante una conferenza stampa organizzata in proposito presso il Ministero dell'agricoltura, il ministro Al-Leissi ha voluto rassicurare il popolo egiziano, sostenendo che l’invasione delle cavallette era stata respinta. Ma proprio nel corso del suo discorso, un'ondata di questi insetti ha investito il palazzo ministeriale, spingendo alcuni burocrati a chiudere le finestre invocando la giustizia divina". Ai tuttologi che evidentemente non mancano neppure in quel Paese, si è rivelato comodo, allora, prendersela con la corruzione dei costumi… Così, un giornalista del quotidiano “Al Ahram”, ha sostenuto che la maledizione delle cavallette sarebbe stata causata da "videoclip poco religiosi. Siamo diventati una società piena di peccati divini". Intanto, un anno dopo l’altro, lo spettro della carestia agita i sonni degli egiziani mentre per la distruzione dei raccolti, i prezzi dei prodotti alimentari di base crescono a ritmi vertiginosi. Circa il problema della legittimazione religiosa a cibarsi di locuste sembra, comunque, che la pratica - e la fame - valga più della grammatica religiosa. Le popolazioni dell’intero continente africano, infatti, da millenni alle prese con la calamità delle invasioni di locuste, le mangiano da sempre. Anzi, le ritengono un cibo assai appetibile e le preparano in vari modi, fritte, bollite, allo spiedo e facendone una specie di pâtè. Lo racconta Filippo Pananti (1766 – 1837), letterato toscano di qualche fama ai suoi tempi: “I Mauri… tiran vantaggio dalla loro disgrazia e vanno a battere gli alberi su cui le locuste si sono posate; le fanno cadere, ne riempiono i sacchi; le cuociono nell’acqua bollente, le fan seccare sui tetti, e per due o tre mesi ne fanno il loro sostentamento” (Avventure e osservazioni sopra le coste di Barberia). E come si presenta al gusto la locusta? Sempre il Pananti: “Io ne ho assaggiate fritte nella padella, e cotte sulla gratella; non sono cattive; s’assomigliano un poco alle sardelle, e anche un poco al granchio: sono piuttosto malsane, ma uno ci si assuefà.”
A tavola con gli Ortotteri
L’ultima volta in cui gli europei si sono nutriti di Ortotteri è stato nel corso delle guerre napoleoniche nell’area dei Paesi Bassi: ridotti alla fame dalle conseguenze delle devastazioni belliche gli abitanti di Amsterdam e di Gand non si fecero particolari scrupoli nel cibarsi di grilli e cavallette. Questo appena ieri. Oggi, pur non apparendo come una pratica largamente diffusa, non suscita però particolare scandalo trovare in alcuni negozi locuste pronte per la frittura in padella. Considerate alla stregua di ‘delicatessen’ si possono acquistare in confezioni da 50 grammi, ribattezzate bugs organic food. Ricche di vitamine e proteine, sembra che, private delle ali, delle zampe e ripassate sul fuoco, risultino davvero eccellenti al palato soprattutto se accompagnate da un buon bicchiere di vino bianco. Inoltre, il loro allevamento non è inquinante, i costi di produzione sono assai più bassi di quelli di mucche e maiali e, secondo uno studio dell’Università di Gand, alimentarsi di locuste risulterebbe essere il toccasana contro l’ipertensione. Con queste premesse non fa quindi meraviglia se sono già cinque in Olanda i ristoranti specializzati nello “a tavola con gli insetti”: qui, accanto a polpettine di larve e ravioli ripieni di insetti potete assaggiare anche involtini primavera con cavallette e locuste glassate di cioccolato. “E’ questo il futuro della nostra alimentazione” affermano senza particolari perplessità i ricercatori della facoltà di entomologia dell’Università di Wageningen, un istituto, pare, all’avanguardia nel settore delle scienze nutrizionali.
L’anno della locusta
Annus horribilis, il 1542! Come se non bastassero i guai provocati da un terribile terremoto nel Mugello e quelli indotti dalla definitiva istituzione del Sant’Uffizio, ovvero la Santa Inquisizione e dalle guerre tra Francesi e Imperiali, merita di essere ricordata l’infestazione da locuste che colpì parte dell'Europa e l'Italia settentrionale. In quell’anno le cavallette si mossero in sciami smisurati il cui passaggio durava per giorni interi. Quando si allontanarono rimasero solo luoghi desolati, raccolti totalmente distrutti, rovina, carestia e fame per tutti. Scrive Ludovico Antonio Muratori: Erano alate, e più grandi delle solite a vedersi, perché lunghe un dito; volando adombravano il sole per lo spazio di uno o più miglia; e dovunque passavano, facevano un netto di tutte le erbe e ortaglie...Venuto poi il verno, perirono esse locuste, ma infettando l'aria con il loro fetore; e guai chi non ebbe cura di seppellirle.
In conseguenza di tanta rovina, che colpì duramente anche le campagne piemontesi, a Vercelli avvenne un fatto ricordato da parecchi storici locali per la sua singolarità. In quella estate era tale la disperazione per l'invasione delle cavallette, tale la sensazione d’impotenza e di frustrazione di fronte a ciò che stava succedendo che la conseguenza fu una manifestazione di follia collettiva. Il Tribunale diocesano, infatti, non trovò di meglio che istruire un processo penale contro quei malefici insetti. Gli atti di quel processo ormai sono divenuti irreperibili e giustamente lo storico Giuseppe Ferraris opina che possano essere "stati fatti scomparire ad arte per sottrarre dal ridicolo la Curia diocesana..."
Narra lo storico Giovanni Battista Modena:
1542 tornorno le locuste altri dicono cavallette in Vercelli et Piemonte, che quando da terra si alzavano oscuravano il sole. Vennero di levante et nel venire daneggiorno Brezza, Verona, Mantua, et altri lochi di Lombardia et Veneziano. In Vercelli vi fu fatto un processo criminale contro citate et in contumacia datoli uno procuratore, et questo processo fu fatto dal vicario del Vescovo come che esse locuste fossero sacrileghe che rovinavano i beni della Chiesa et furno condannate ad anegarsi nel Po et Sesia et altri fiumi et così fu fatto et io ho veduto il processo rogato a Giulio de Quinto cancellier del vescovato. Dicono che solamente di miglio fu il danno di cento milla scudi.
Gli ortotteri, per nulla intimoriti dalla severa sentenza emanata dal tribunale vercellese che le condannava a morte per annegamento, non si fecero scrupoli a tornare l'anno dopo e a distruggere, daccapo, gli stessi seminati. Un anonimo cronista ha lasciato annotato su un vecchio codice: Reverse sunt locuste de anno 1543 in mense agusti et steterunt per totum [...] et maximum damnum intulerunt seminatis...
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