di Gianni Quilici
Leggo "La morte in banca". Mi suscita simpatia. Perché privo di narcisismo, nonostante l'evidente autobiografismo.
Rappresenta bene - ossia in termini dialettici - il lavoro in banca, cioè, in questo caso, la morte in banca e raggiunge la più completa desolazione, senza alcuna accentuazione grottezza, né espressionistica.
Si respira forse un'aria più ottocentesca (Una vita di Italo Svevo) che tardo-novecentesca. L'assoluta mancanza del sesso ne è la spia più evidente.
Un romanzo, il primo di Giuseppe Pontiggia, da leggere in sè e forse anche come una "fase" dell'uomo e del romanziere Pontiggia.
Giuseppe Pontiggia. La morte in banca. Mondadori
30 aprile 2011
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