Il fascino emanato da sempre da Luciana Castellina sorge da una serie di elementi: la sua bellezza e libertà, la sua autorevolezza politica e la vastità della sua cultura, la sua vita avventurosa di giornalista e di politica militante, scolpita da svolte coraggiose e controcorrente. La sua storia è stata soprattutto segnata da due esperienze: quella più che ventennale con il Pci, da cui venne radiata nel 1969, e quella successiva del Manifesto sia come quotidiano che come gruppo politico.
Ecco, a 82 anni Luciana Castellina fa uscire questo libro autobiografico con un titolo indovinatissimo, “La scoperta del mondo”, ed una foto, di lei adolescente, bellissima.
Il libro nasce dalla scoperta, da parte dell'autrice, di un diario che la stessa tenne tra i 14 e i 18 anni. Inizia quasi simbolicamente il 25 luglio 1943, quando viene interrotta la partita di tennis che l'adolescente Luciana sta giocando a Riccione nientepopodimeno che con Anna Maria Mussolini, sua compagna di scuola, perché il padre, il duce, è stato appena arrestato a Roma e lei deve scappare; e termina, nel 1947, al momento in cui la Castellina si iscrive al PCI.
Da cosa nasce il grande interesse di questo diario?
Da un processo di conoscenza e di “presa” del mondo da parte di una adolescente borghese, in un periodo storico forse il più tumultuoso della nostra storia contemporanea, con la guerra e la resistenza, la repubblica e il processo costituente. Il diario (in corsivo) è soltanto una piccola parte del libro, ma illuminante, della ragazza adolescente, che la Castellina di oggi contestualizza.
Nell'adolescente Luciana ci sono tutte le ingenuità di chi aveva conosciuto soltanto il regime fascista, ma emergono da subito due elementi che faranno parte del suo percorso: il desiderio di capire; la ricerca di grandi ideali in cui spendersi, ideali di giustizia, di verità e di bellezza.
Luciana Castellina scopre la politica insieme e attraverso l'arte figurativa e il cinema. La prima ispirazione sarà diventare una pittrice, frequenta, infatti, le prime mostre romane, tiene una conferenza di scuola sul cubismo; si entusiasma poi alla visione di “Roma città aperta”, di “Casablanca”, di “Paisà”; scopre la poesia, sprofondando in Rilke, di cui però critica il panteismo, in nome di una visione laica e illuminista; incontra alcuni dei protagonisti del dopoguerra: da Citto Maselli a Sandro Curzi, da Carlo Aymonino allo stesso Enrico Berlinguer. L'insieme di tutto questo fermento le fa scrivere: “Sono felice di vivere, di discutere, della natura, di scoprire la particolarità del mio animo e di quello degli altri, di vedere il mondo, di esprimere quello che provo, di dipingere. Sono felice di tutto. Il mondo è mio e lo voglio tutto”.
Fondamentale tuttavia rimane il rapporto con il Pci, a cui si avvicina con curiosità e preconcetti e da cui sarà conquistata. Sono le parti più belle del libro: dai cortei alle assemblee all'Università, dalla comprensione che il mondo è in grande trasformazione alla frustrazione di sentirsi distante anni luce dagli altri compagni per cultura e rapidità di intelletto, dalla conoscenza delle periferie romane al senso di colpa per i suoi privilegi. Ma è il 1947 l'anno della svolta. E' nel 1947 che la Castellina riesce a partire per Parigi, pur non avendone i requisiti, grazie a uno scambio di studenti tra l’università della capitale francese e quella di Roma, ed è lì che incontra l'intellettualità francese di sinistra; è l'anno in cui partecipa al Festival Mondiale della gioventù a Praga, con l'intermezzo di un giro in autostop con tre delegati inglesi, per cui viene ammonita da Giuliano Paietta; è l'anno in cui parte volontaria da Praga, viaggiando per l'Europa distrutta, per arruolarsi per la costruzione di una ferrovia nella Iugolavia di Tito. Questa esperienza faticosa, ma “stracolma di emozioni, carica di scoperte” non interesserà veramente a nessuno, ne' in famiglia, ne' tra i coetani.
Così, dopo che il giorno precedente “un certo Almirante ha preteso di tenere un comizio a nome di un ricostituito Partito Fascista”, rompe gli indugi e, non ancora diciottenne, si iscrive al PCI. E' il 12 ottobre 1947.
Con La Scoperta del mondo Luciana Castellina offre una rappresentazione di un processo di maturazione di un'adolescente che vuole capire e agire nel suo tempo con tutta se stessa, critica e autocritica, aperta alle sofferenze e alle luci del mondo. Viene da pensare ad un altro regalo che la Castellina può offrirci: l'esperienza successiva nel Pci e come inviata giornalista a tutto campo fino a quella straordinaria scommessa che inizierà con il manifesto, che, hanno raccontato, ma solo parzialmente, nei loro (bei) libri, anche Pietro Ingrao e Rossana Rossanda.
Luciana Castellina. La scoperta del mondo. Nottetempo. Euro 16,50.
da Arcipelago, rivista dell'Arci di Lucca
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