di Caterina Donatelli
Giorni fa dal commercialista, nell’attesa sfoglio un supplemento de Il Sole 24 Ore, sulle pagine trovo un articolo intitolato: ‘La Parigi di Doisneau’.
Osservo gli scatti in bianco e nero chiedendomi se Parigi era così come la raccontava Robert Doisneau, o se le foto di Doisneau, raccontano una Parigi altra, immaginaria, invisibile. Una, in particolare, attira la mia attenzione è del 1945, dal titolo: ‘Au bon coin’.
L’incontro di due strade, disegna i margini di un isolato di costruzioni amare e spoglie, di diversa altezza. Al centro, spingono le geometrie della pavimentazione urbana, buttando l’occhio sul prospetto di un edificio in mattoni svettante sulla piattaforma del marciapiede come una prua incagliata nella crosta di una bottega, con l’insegna che dà il nome allo scatto. Da poco ha smesso di piovere, il cielo si annulla nel grigiore invernale, il piano della città, umido e lucido, armonizza il ritmo degli spazi e delle forme; un uomo solo cammina dentro al suo cappotto scuro, ha aspettato che spiovesse per uscire di casa, un sacchetto o il cestello del latte, in una mano, l’altra, nella tasca per nasconderla al freddo. E’ appena passato, o sta andando via dal nostro sguardo; invita a muoverci sul muro verticale steso a celare il prospetto e guida veloce, sulla linea dell’orizzonte sgretolata dalla nebbia, avvolgente e morbida, succhiata da fantasmi di architetture. Una matematica prospettiva ci riporta indietro lungo un margine indefinito, che io decido sia la Senna, accompagnati da un passante; pedina astuta messa a servizio della figura centrale che continua ad andare, o ad arrivare. Dall’altra parte, i tetti tirati verso l’alto, trattengono le pareti che scandiscono la fine dell’inquadratura, con un vuoto salvifico, da dove emergono estetiche presenze, fatte di piccoli spostamenti a costruire un triangolo cinematico perfetto; punteggiature esatte su una trama vibrante, dissolta nella lontananza.
Non so quale Parigi sia, ma di certo è una delle tante, forse la più bella, che danzano sulle fisarmoniche della mia mente.
p.s.: ho strappato la pagina dal giornale e me la sono messa in borsa. Non ditelo al mio commercialista.
Robert Doisneau. "Au bon coin"
22 ottobre 2011
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1 commento:
Mi è piaciuta molto la sua descrizione della foto di Robert Doineau "Au bon coin".
Non pensavo si potessero dire così tante cose su questa foto.
Io, molti anni fa, comprai il poster con questa immagine e lo tengo in grande considerazione, insieme ad altri, in bianco e nero, tra cui un altro altrettanto affascinante: "le manege de monsieur Barré". La invito a cercarlo. Penso che condividerà la mia opinione. Chissà se il suo commercialista...
Saluti.
Dario Della Seta
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