Se la casa è lo specchio dell’anima, vivere in un luogo tanto lontano dal centro cittadino, come nella casa di Dariush, stimola alla meditazione e alla riflessione, ed infatti Dariush è un filosofo di vita. La sua idea è tanto semplice quanto geniale: per lui “l’arte è un mezzo per guadagnare tempo per vivere”.
Tiziano Terzani affermava che “l’economia di oggi è fatta per costringere tanta gente a lavorare a ritmi spaventosi, per produrre cose per lo più inutili, che altri sempre lavorando a ritmi spaventosi comprano; questo meccanismo perverso fa si che le multinazionali si arricchiscano a discapito della felicità della gente”; sacrificare la vita al lavoro con ritmi insostenibili rende l’uomo schiavo pagando a caro prezzo la sua libertà; lavorare meno e guadagnare meno permette di coltivare le proprie passioni e conquistare “quel tempo” che conduce alla felicità, questo credo sia il senso che vuole trasmettere Dariush.
La casa di Dariush oltre ad essere accessibile solo attraverso una strettissima strada è strutturalmente rudimentale e molto vicina alle capanne di sasso che riempiono le campagne della Garfagnana. L’interno è invece accogliente e colorato, pieno di quadri, dall’ingresso fino al tetto. Oltrepassato l’ingresso, con un bel camino dove vi è la cucina, decorata alle pareti da piccole litografie, vi è una scala che conduce ai piani superiori dove vi sono le camere e lo studio. La cultura mediorientale prevede pareti dai colori caldi rosso-arancio e morbidi tappeti a terra per rendere, ogni singola stanza, tanto confortevole, che corpo ed occhio ovunque si muovano, si possano sentire protetti da questo horror vacui. A rendere le pareti ancora più ricche vi sono le molte espressioni artistiche di Dariush che nell’arco di tutta la sua vita ha accumulato, in diverse ricerche e stili fino all’esito attuale. Le pareti sono infatti, senza lasciare spazi vuoti, cariche di quadri di ogni forma e dimensione e disposti in modo che, come lego, si incastrino tra loro. Lo studio di Dariush si trova all’ultimo piano, sotto il lucernaio: rigorosamente predisposto sui tappeti colorati, circondati a terra da pile di fogli bianchi, disegni e materiale per dipingere.
Dopo aver visitato la casa, in modo da conoscere meglio la personalità di chi vi abita, ci si stupisce maggiormente quando si pensa che lui stesso è stato l’ attento restauratore del rudere, che si era trovato tra le mani, trasformandolo molto più di una capanna di campagna, in una vera casa d’artista. Dariush, stupisce ancora quando, da buon padrone di casa, prima di iniziare l’intervista e introdurci nel suo mondo, ci offre un the in una di quelle belle teiere in ceramica iraniana.
Quando ha iniziato a dipingere? Quando ha deciso di iscriversi alla scuola di arte decorative e di intraprendere il cammino dell’arte?
Quando io andavo a scuola, sono sempre stato bocciato in letteratura, addirittura nove volte. Di matematica andavo meglio ma la mia miglior materia era arti applicate; ero bravo in tutte le cose che riguardano l’ artigianato. Per esempio, durante la Pasqua è tradizione cuocere l’uovo sodo e colorarlo, io ero bravo a decorarlo. Anche in cucina ero assai bravo; mia madre mi dava il compito di rifare uguale le cose che lei cucinava; come per esempio le polpette, io dovevo rifarle delle stesse misure. Ero molto piccolo ma ero già bravo in artigianato. Ricordo che facevo anche le bamboline. Un’altra cosa che mi appartiene è il fatto che mi è sempre piaciuto lavorare senza riga, e soprattutto in maniera molto veloce; non penso che dopo cinque ore di lavoro questo diventi migliore; penso piuttosto che sia meglio lavorare velocemente senza pensare al disegno; è noioso studiare dove devo mettere il naso, dove la bocca, e l’occhio; io ho trovato un modulo veloce per disegnare veloce.
Cos’è per lei la pittura?
La pittura è per me un gran vantaggio per avere tempo, tempo per stare con mia figlia, che mi ha fatto imparare tante cose; io ero figlio maschio con tanti fratelli. Avere tempo da dedicare alle cose che mi piacciono. Ho avuto molta fortuna nella mia vita, avendo molto tempo per me. (Tocca legno come gesto scaramantico).
Quale Filosofia ispira il suo pensiero?
Voglio raccontare una storia orientale: un discepolo va da un maestro zen e chiede di prendere insegnamenti, il maestro gli risponde dicendogli “vieni il prossimo anno, perché quando tu sei entrato il mio gatto è uscito”. Questo significa che tutte le cose che succedono hanno bisogno di essere prese per quello che sono e renderle un atto positivo è un dovere, questo vuol dire essere uomo, questo vuol dire essere vivo. Scegliere da solo non è poi una cosa così straordinaria: una pianta che vuole uscire dalla terra, comincia a cercare la luce, sente il calore del sole che la guida e anche se una pietra ostruisce la sua crescita, se questa pianta è abbastanza forte, sarà in grado di aggirare l’ostacolo e uscire dalla terra verso la luce. Vi sono molti muri: il muro della religione, il muro della società, il muro dei genitori, il muro della scuola persino noi ci costruiamo un muro nella nostra testa, ognuno fa una censura da sé. All’inizio ero il primo figlio maschio della mia famiglia e mi caricavano di diverse responsabilità, io sono sempre stato sincero, se c’era qualcosa che non mi piaceva lo dicevo; questo atteggiamento mi ha permesso di non perdere niente e di essere sempre me stesso, non vado dietro alle mode, ai condizionamenti o alle circostanze, cerco sempre di fare di testa mia e scegliere.
Ci sono due modi diversi di fare arte: uno è quello che si basa sul dollaro, sul denaro, sulla moda commerciale, per capirci, l’altro è un tipo di arte che sopravvive nell’artigianato, nascosto ancora in qualche angolo della terra.
Dunque, per una combinazione di eventi succede qualcosa che va verso una direzione che porta ad altre combinazioni; come al fatto che io sia arrivato qui, in Italia, per una serie di combinazioni. Non è comunque dove nasci che apprendi le cose migliori anzi è lì che apprendi le cose peggiori. Nei miei cataloghi illustro sempre la mia famiglia, i miei genitori, per dimostrare che siamo uguali agli occidentali. Alcuni dei miei migliori cataloghi, veri libri d’artista, trattano di numerologia.
Mi spieghi meglio questa teoria della numerologia.
In realtà non ho letto nessun libro di numerologia, vorrei leggere Pitagora ma non l’ho ancora fatto. E’ importante e difficile leggere la letteratura dei Sufi e ciò che scrivono sulla numerologia; c’è un libro iraniano che sto leggendo che parla anche di Gesù, ma non di quelle cose che dicono in Occidente. Per esempio in questo libro si dice che, per amore della Conoscenza (Gesù), è giusto parlare con chi capisce, altrimenti fai del male alla Conoscenza, così come se parli con chi non capisce, allo stesso modo, fai del male alla Conoscenza: questo è un valore. A Natale scappo dalla Francia e dall’Italia; Natale significa un’altra nascita non significa commercio e consumismo.
(Prende un foglio disegna un quadrato con nove caselle)
Vi è un quadrato con nove caselle e nove numeri all’interno, nel centro vi è il 5 che è fisso ed ha la forma del cuore; nelle prime tre caselle in basso vi sono i numeri 1, 2, 3; oppure 2, 3, 1 oppure 3, 2, 1, sei modelli; poi c’è 4 e 6 o 6 e 4 con il 5 in mezzo, sempre fisso; nelle ultime tre caselle in altro 7, 8, 9 alternati in sei diverse combinazioni
Alla base del quadrato c’è quella che io definisco “la radice”, poi nel mezzo vi è “il tronco”, poi “foglie e frutta”. A sua volta può essere suddiviso nei diversi elementi: acqua con gli animali del mare, terra e gli animali della terra, ed infine il cielo, la luna, gli astri con gli animali che volano. Il 6 richiama la stella di David con sei punte, sei direzioni.
Poi la classifica può così continuare: davanti/dietro, destra/sinistra, est/ovest, oriente/occidente, passato/futuro, genitori e figli, sopra amore e sotto corruzione.
Tutti abbiamo l’ombelico, il Centro. Il fatto è che bisogna sempre, da qualsiasi direzione arrivare, al Centro, dopo aver abbandonato il 4 (simbolo del denaro). Bisogna rimanere saldi al numero 5; il 5 è il Centro è il Cuore, è il tronco, è più importante anche del Cervello, con il 4 e il 6 il 5 deve creare un equilibrio che permette di capire che l’Amore è la più importante forza dell’universo. La terra, il tronco, è assai importante, così come tutti gli animali che stanno sulla terra, è altrettanto importante del futuro, dei figli, dell’amore. Il numero 6 è il numero che ci deve guidare verso il Centro insieme al numero 4. Non bisogna avere solo un numero che ci guida, altrimenti vi è troppo materialismo o troppo astrazione. L’8 è il simbolo del tempo che può essere inteso come infinito oppure come l’immagine di una clessidra con la sabbia (il tempo che scorre).
La numerologia è molto interessante, io per esempio sono nato il 4-11-1944; il numero quattro ricorre nella mia data. Vi è un sito dove abbiamo messo in pratica queste teorie con i quali altri artisti si sono riscontrati (www.lilolalego.com). La numerologia è per me “un modo di vivere”, è una forma di comunicazione per sbagliare meno, non per perdere o per guadagnare ma per stare al Centro: E’ un modello che si può usare per tutte le scelte: per il settore del commercio così come per quello dei sentimenti, se durante una scelta dovessi spostarmi nel 4 (il denaro) rischierei di allontanarmi dal numero 5, di allontanarmi cioè dal mio Cuore che deve invece essere sempre la misura di riferimento di tutte le cose.
Quali sono i suoi maestri di pittura ai quali si ispira?
Klimt, Modigliani e un pittore iraniano di nome Nasser. Avevo un amico che mi ha fatto vedere Klimt, che non conoscevo. Dopo di lui la visione del nudo è cambiata, ho imparato a disegnare il “nudo-pulito”; non sapevo prima di studiare Klimt che si potesse fare un nudo così; poi l’altro mio maestro è Modigliani, l’artista della “forma pulita” che tanto adoro.
La protagonista di molte sue opere è la figura femminile, quanto è importante per lei la donna?
La donna è per me tutto. La donna più importante della mia vita è stata mia madre. Ho avuto un bellissimo rapporto con lei e con le mie sorelle. Vi è poi, all’interno della vita di un uomo, la figura della moglie, la donna che ha saputo infondere sicurezza famigliare e che mi ha dato mia figlia Mandana; la mia piccola donna che avrei voluto persino partorirla se fossi stato donna.
Per quanto riguarda invece gli animali, cosa mi dice dei gatti?
Cavallo e gatto, vanno inseriti in un paesaggio, ma non sono importanti, sono per me solo elementi decorativi. Sono assai legato ai miei gatti, pensa avevo una colonia di trentasei gatti, ora ne ho solo cinque, ogni tanto entrano in casa e mangiano, guardandoli, nell’arco della giornata che vivo con loro, posso osservare le loro molteplici posizioni riproducendo molte versioni.
L’altro soggetto che ricorre spesso nei suoi disegni è la coppia di innamorati, lei si sente innamorato?
Si sono sempre innamorato. Il soggetto della coppia, in pittura, non è comune, che io sappia lo hanno realizzato solo Klimt, vedi il Bacio e a volte Chagall.
A proposito di Chagall proprio in questi mesi c’è una sua esposizione a Lucca.
Vedere gli errori del passato ci permette di migliorare. Lucca è molto meglio da quando l’ho conosciuta io, ora è veramente cambiata. Lucca adesso è aperta agli artisti stranieri mi fa piacere che ci sia una mostra su Chagall.
Esiste un quadro che lo ha maggiormente soddisfatto?
Si c’è, è un quadro di una coppia appunto a cui tengo molto e conservo nascosto. E’ venuto così bene che non sono più stato in grado di riprenderlo e inoltre ne sono molto geloso.
E’ interessato ad altre forme artistiche oltre la pittura?
Ho conosciuto Dario Fo, ho fatto degli spettacoli di teatro con degli attori napoletani che dicevano tante parolacce; sembravamo una “banda” con la quale mi sono divertito tanto.
Mi sono dedicato anche alla poesia; in particolare in lingua francese, sono infatti cittadino francese da alcuni anni ma ho poi provato anche a scrivere poesie in italiano.
(Mi porge un catalogo dal titolo Un , Deux, Trois…)
In un catalogo ho scritto delle poesie in italiano che così, in parte dice: “I sogni sono passegeri come il vento/ c’era una piccola tavola rotonda/ guardavo il suo profilo… Un quarto di una donna; solo un quarto/ Una settimana al mese/ Non avevo nessun idea/Sognavo/ Svegliarci insieme… Le donne vedono gli uomini innamorati/come il vetro, trasparente… Amo il tempo, tempo che non capisco che ci separa… Mi ami?.... mi manca sempre anche quando è nelle mie braccia…. Mi manca… Mi manca adesso… Ma quanto mi ami? Mi manchi sempre…”.
Questa è la storia di un uomo che pensa al fatto di stare sempre con la sua donna, e gli manca così tanto che pensa ad un unione eterna con la sua donna che lo porti a sentirsi un “intero”, poi egli stesso capisce che prima di questa donna non aveva mai amato nessuno ed ora invece è pazzo d’amore. La poesia recita: mi hai fatto capire che non amavo nessuna donna/ Che non sapevo amare. Pensavo sempre a una intera. Ad un certo punto mi ispiro, come in un altro mio libro in francese, dal titolo Lou, Toutou, et leur Chat, ad Apollinaire. Mi rifaccio alla poesia “Andando in cerca di granate”, dove il poeta scriveva: “Sogno d’averti giorno e notte tra le mie braccia. Adoro la tua anima che sa di profumo di lillà”. Quest’ultima poesia ha ispirato un mio quadro e alcune frasi della mia poesia che prosegue dicendo: “Esistono farfalle che hanno solo un’ala, per volare devono poter trovare un altro a loro simile”. Per Apollinaire infatti esiste una farfalla con un ala sola che per volare ha bisogno di trovare l’altra sua ala. Apollinaire era un uomo che come me amava le donne e come me, conosce quanto sia difficile un’altra ala da trovare, non solo per il colore e la forma, ma anche il taglio e la misura; per me è importante amare senza paure e condizionamenti. Tante ispirazioni, dunque, ma una in particolare viene direttamente dalle parole di mia figlia, parla della pienezza della luna e di come sia bello che il suo amore seppur pieno, non finisca mai: “Amo la luna piena, pienissima. Amo il cielo, il cielo sereno o nuvoloso. Amo il sole… C’è la luna piena.”
Mostre e progetti per il futuro?
Ho fatto molte mostre nella mia vita: in Italia a Firenze, dove ho studiato architettura, tante in Francia ed in Iran. Nelle prossime due settimane sarò in Italia poi ho una mostra in Iran a marzo e successivamente partirò per una vacanza in India.
E cosa mi dice su Lucca?
Lucca è una città particolare con quelle mura che la caratterizzano. Inizialmente non posso negare di aver avuto un po’ di problemi come tutti gli stranieri, ma nel complesso mi hanno accolto meravigliosamente, Antonio Possenti mi ha coinvolto nelle sue vacanze ed altri artisti-amici mi sono stati vicini, per non parlare di adesso, Lucca è veramente cambiata.
4 Febbraio 2012
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