Riso e oscenità – Un risvolto
mitico-antropologico di Petrolio
di Emilio Michelotti
Ho letto un
vecchio libro, segnalato da Emanuele Trevi in Qualcosa di scritto (2012). S’intitola Antropologia religiosa ed è stato redatto nello stesso periodo in
cui Pasolini lavorava a Petrolio. Lo
schema dell’autore, Alfonso M. Di Nola, è relativo ad un’indagine sui misteri
di Eleusi e si fonda sulla terna crisi-osceno-riso.
Quale
significato aveva la rappresentazione di una doppia sessualità, così evidente
nel contesto eleusino? La consumazione del ciceone, narra Di Nola, era
preceduta nelle pratiche rituali da uno scoppio di riso motivato da
un’esibizione oscena, analoga a quella -mitica- che era riuscita a far ridere
Demetra. La Dea
delle messi, mentre errava alla ricerca della figlia Persefone (Kore), rapita
da Plutone, è sopraffatta dalla stanchezza presso Eleusi. Una donna del posto
le offrì da bere il ciceone. Ma la
Dea rifiutò essendo in lutto. La donna, allora, alzò le vesti
mostrando la vulva, stesa e manipolata al punto da far assumere a quest’organo
la forma di un fanciullino ancora tenero e non coperto di peli (Iacchus,
Dioniso, per l’alessandrino Arnobio).
La Dea si compiacque dell’esibizione e rise. La sua risata sventò così una
catastrofica crisi agraria.
Anche i due
Carlo, scrive PPP (Petrolio, app.74 e 74a),
compiono lo stesso rito dell’anasyrma,
anzi il “doppio” ne è ossessionato. Si tratta, appunto, dell’esibizione dei
genitali (androgini) ad una divinità, allo scopo di suscitarne il riso e
scongiurare tremende crisi cosmiche. “Ho eretto questa statua per ridere”, così
nella “visione del Merda” sta scritto fra colonne classiche ai piedi di uno
strano simulacro: “un mostro muliebre, consistente in due gambe piuttosto
tozze, su cui era incastrata, al posto dell’inguine –tanto che il taglio della
vulva coincideva col taglio del mento- una grossa testa di donna”. La veste,
rialzata, va a formare una sorta di chioma. E’ la descrizione di una statuetta
rinvenuta a Eleusi.
Azzardo
un’ipotesi che potrebbe aiutare alla decrittazione dell’ultimo romanzo
pasoliniano, data la sua incompiutezza. Tra scarni appunti in merito alla
stesura definitiva, PPP avanza scenari e profezie apocalittiche, quali fine del
petrolio, esaurimento delle risorse idriche, carestie, conflitti. Erigere una
statua, scrivere la summa del suo pensiero “per ridere” o “far ridere”,
potrebbe indicare una via d’uscita all’identità, derivata da Sade, fra potenza
fallica e potere sociale, sulla quale si sarebbe sviluppata la società
patriarcale mercantile capitalista. L’indugiare sulle descrizioni falliche,
oltre all’evidente compiacimento personale, potrebbe rappresentare per PPP un
nuovo anasyrma, l’estremo gesto atto
a suscitare nell’umanità il senso di lutto per la consumata apocalisse
culturale e nel contempo una sorta di illuminazione gnostica sull’ultima
possibilità di riconciliazione con l’elemento misterico originario, “l’abisso
del seme”, rappresentato e custodito da Eleusi per oltre un millennio.
Alfonso M. Di
Nola–Antropologia religiosa -Vallecchi, 1974
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