30 agosto 2012

"Chiara Giromini" foto di Isabella Eugenia Monti


  • Due secoli di fotografia ci hanno insegnato che in uno scatto gran parte del senso è riposto, o meglio, felicemente sbilanciato, nella zona cruciale del 'non visto': l'immagine vive, si prolunga e ramifica oltre il campo visivo della messa a fuoco; e questa apertura vale come trasgressione di tutti i confini visibili della forma artistica, qualunque essa sia, ed è ciò che alimenta l'interpretazione di chi osserva e partecipa ad aggallare il 'non visto'.
     Questo principio è il fulcro della foto: la suggestione (e impostazione) iconica del guardare in basso unita a quel preciso movimento inclinato delle spalle, suggerisce quella pensosità nata dalla calibratura dei pesi del corpo: fuori campo, il piede e la gamba stanno per comporsi in tensione armonica; l'arco della schiena si prepara a bilanciarsi in una curva elegante, la sola che possa ruotare sul proprio asse;e forse, poco discosto, c'è l'asse degli esercizi e lo specchio; o forse è già il liberarsi senza ostacoli delle evoluzione nello spazio.
     Il 'non visto' oltre il fuoco visivo - cercato dal fotografo in un momento avanzato del processo creativo - evoca così il gesto della ballerina, proprio come i disegnatori e i pittori occidentali (i Degas, i Lautrec, i Francesco Messina ecc), oltre che i fotografi, ce l'hanno restituita: con quella particolare torsione del collo e degli occhi e delle braccia, che vengono a costituire i 'puncutum' fissi della danzatrice, nell'arte e nell'immaginario.
     Sono i semi fecondi del "pensiero in figura" che sempre dalla pittura trasfondono nella fotografia.
     A commento di questa foto e per spingere fino in fondo il dialogo tra linguaggi artistici, lascio la parola ad una grande poetessa, Nori Fornasier: "Affilato compasso/ il tuo passo deciso/ fissa ora un punto / ruota ampio su se stesso./ Cerchio perfetto oggi/ il mondo che percorri / sulle punte dei piedi/ in un unico volo / senza fermarti."

  •   ‎...si anch'io ho pensato alla posa delle ballerine...forse nel gesto inconsueto di un riposo apparente...il detto del non detto...il visto del non visto...ma l'emozione passa e noi con lei guardiamo un abbandono sognante e delicato..peccato leggermente sfuocata..ma la bellezza del gesto supera l'imperfezione tecnica..perchè l'intestità emozionale supera la logica...come i più bei ritratti i difetti diventano bellezza e arte..



  • Diceva il pittore Donizzetti che l'arte è la capacità di far funzionare gli errori; e portava come esempi i molli e sensuali nudi muliebri di Rubens e l'allungata odalisca di Ingres, entrambi "sbagliati" anatomicamente, come la Venere botticelliana priva dello scheletro, che Longhi assimilava ad un' "alga insinuata dalla corrente" L'equilibrio massimo è tra sapienza tecnica e realismo visionario; se c'è fusività tra questi due piani il dilettantismo diventa 'superiore e scompare.' 
    Per questo ho tirato in ballo l'oltre-focus dello scatto e ciò che esso andava a smuovere, come archetipi, nell'immaginario. Se si ha desiderio di percorrere il territorio della percezione estetica occorre sempre accettare la vertigine della caduta oltre la forma. Quando non avviene significa che siamo nella decorazione o nell'arabesco calligrafico di basso livello..

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