foto di Cartier-Bresson |
Da un post di Gianni Quilici, una discussione su Face Book, da cui abbiamo estrapolato alcuni interventi, lasciando la forma inalterata,che dà anche il senso dello strumento, in cui si scrive, in genere, velocemente e curando sbrigativamente gli aspetti formali.
Gianni Quilici
Mi
scrisse un'amica:
"Fare
l'amore è una struttura di architetture mentali"
Mi
piacque "architetture mentali",
perché
dà un ordine a ciò che può apparire
molto
disordinato.
Aggiunsi
a questo il puro desiderio fisico,
che
pure presenta architetture mentali,
ma
che, in un certo senso, le travolge
elucubrando
su due direzioni:
l'animalesco...il
desiderio più fisico che mentale;
il
perverso...l'ideologia applicata al sesso...
Patrizia
Manganaro
...l'animalesco
e il perverso convergono nello stesso elemento, in un tutt'uno desiderio fisico
e ideologia applicata al sesso...è un'alchimia complicata da scindere..sarebbe
come voler decodificare un geroglifico, ma questa ultima operazione è più
semplice che scavare nell'istinto umano...fare l'amore non è come costruire una
palazzina...è attrazione indomita,difficile da controllare,è istinto animale,
non si decide come farlo,viene da sé,mentre lo si fa,viene naturalmente,
avviene nell'impeto, nella violenza, nella dolcezza della passione, nel
trasporto verso l'infinito piacere,nella follia dell'abbandono più totale, non
si può comandare, non si può costruire, è involontario il desiderio
sessuale...non mi piacciono le architetture mentali,quantomeno voglio credere
che si tratti di strutture involontarie...voglio credere che fare l'amore sia
qualcosa legato all'essere animalesco e puro istinto, piuttosto che
regolamentato da codici artificiosi...a meno che non lo si faccia l'amore,per
necessità, per opportunismo, per lavoro, per compromesso...perché se anche si facesse
per puro sfizio,come può partire il motore del desiderio se non c'è
un'attrazione irrefrenabile per l'altro/a? ...non ci posso credere che ci sia
una costruzione alla base del fare l'amore..questo pensiero mi atterrisce...
Isabella Eugenia
Monti
...definire
l'amore...è di per se restrittivo...esula dal suo senso compiuto...che fugge
dalla realtà nel voler trovargli una seppur banale e logica menzione...io direi
che l'amore è come una bolla di sapone...appena la sfiori scoppia...ma ti
rimane l'illusione di averla vista volare...e il desiderio di rincorrerla...
Anna Comparini
Vedi
comunque i commenti? Tutti di donne...sarà un caso???:-)
Isabella Eugenia
Monti
..è solo perché a gli uomini non piace parlare d'amore..loro preferiscono semplicemente ...farlo..
..è solo perché a gli uomini non piace parlare d'amore..loro preferiscono semplicemente ...farlo..
Patrizia
Manganaro
...su su...via tutti i codici...se ne parla, si fa eccome se si fa, è diabolico perché ci piace metterci anche l'ingegno, basta che si faccia...pensiamo da uomini...
...su su...via tutti i codici...se ne parla, si fa eccome se si fa, è diabolico perché ci piace metterci anche l'ingegno, basta che si faccia...pensiamo da uomini...
Davide Pugnana
Isabella
Eugenia Monti Patrizia Manganaro mi trovo a dover spezzare una lancia a favore
del coté maschile, ridotto a mera pulsionalità elementare. Nella storia della
cultura occidentale, i più grandi trattati sull'amore - parlo di contributi
tali da farsi affondi svisceranti di questo complesso sentimento umano - sono
stati elaborati da penne 'maschili': il "Fedro" di Platone; l'
"Ars amatoria" di Ovidio; il carteggio tra Abelardo ed Eloisa; gli
"Asolani" di Bembo; fino a quel capolavoro assoluto, che prefigura
tutta la psicoanalisi novecentesca, che è il "De l'amour" di
Stendhal, un classico del pensiero mai pienamente conosciuto, e poi certamente
Freud, anticipato da alcune pagine di romanzo di Proust.
Anche
a livello di finzione narrativa, tra poesia e romanzo, gli esempi di
comprensione dell'amore non mancano. Faccio solo l'esempio di psicologie
femminili del romanzo tra Sette e Ottocento, messe davanti all'amore (ad un
amore tutt'altro che oleografico), rese memorabili da scrittori di sesso
maschile: Emma Bovary di Flaubert; Anna Karenina di Tolstoj; Moll Flanders di Defoe; la stessa
Nastasia Filippovna dell'Idiota di
Dostoevskij; la Pamela e Clarissa di Richardson.
E
sono esempi narrativi che trascelgo dimenticando il mio gusto personale; per
mostrare come in ognuno di essi, in modi diversi, la polarità maschile figura
come anello debole, ma non per femminismo o sadismo.
Per
un'altra ragione più semplice. E' vero che l'amore è una condizione umana
ribelle a qualsiasi definizione; che per nostra fortuna ne genera alcune che
nutrono da secoli, dai lirici greci a Neruda, metafore poetiche di
straordinario fascino; ma la vera radice dell'indefinibilità dell'amore è che
l'amore non ha "genere" - non è declinabile né al maschile né al
femminile. Uomini e donne si misurano con questa dimensione in egual maniera;
tutt'al più a fare la differenza è la codificazione storico-sociale, che di età
in età ha riscritto un 'galateo' di norme, di ruoli, di leggi, di divieti e
proibizioni. Freud dirà che l'amore è un portato di civiltà, un codice che
impariamo stando al mondo, mentre il primo tempo dell'amore, ciò che lo
precede, è l'odio.
Ma
qui non vogliamo fare dell'antropologia o della psicoanalisi in pillole. Più
semplicemente. se andiamo all'etimologia della parola 'amore' possiamo
coglierne il senso: amore significa "allontanamento dalla morte". La
natura ci ha attrezzati anche a questo. Mi viene in mente il poeta Auden e quel
suo un grido che, ancora oggi, non ha trovato risposta: la verità, vi prego,
sull'amore.
Patrizia
Manganaro
caro
Davide Pugnana,
è
sempre un gran piacere seguire le tue disquisizioni, le tue erudite
argomentazioni, e ne resto sempre ammirata, quindi non vorrei mai dissentire
,ma, c'è una radice profonda di maschilismo in quel che documenti, apprezzabile
peraltro poiché per fortuna gli uomini hanno scritto sull'amore...ma in epoche
lontane,l'epoca di Ovidio e di Platone, quando appunto la donna non aveva la
facoltà della scrittura come in tempi più recenti...quindi grazie al cavolo che
hanno scritto gli uomini, di amore e di qualsiasi altro argomento...e non tutti
si chiamavano Stendhal o Freud,Ovidio o Platone...c'erano,come ci sono sempre
stati, in ogni epoca,uomini il cui coté maschile è sì, dobbiamo dirlo, ridotto
a mera pulsionalità elementare, proprio come dici tu...perché caro, e di questo
son convinta, nessuno può essere, più di una donna, sessualmente demoniaco, e
se ai tempi di Ovidio avessero liberato gli strumenti nelle mani delle donne,
altro che ''Ars amatoria'' e molto altro avremmo avuto da leggere, ammirare e
magnificare ai giorni nostri, di scritti femminili e demoniaci del
passato..solo che le donne soltanto in tempi più recenti si sono potute
esprimere, e nella piena libertà, e ne hanno scritti di saggi in materia,che
nulla hanno da invidiare a Ovidio e a Platone...ritornando sempre poi
all'origine del post di Gianni Quilici, che tratta del fare l'amore, non
dell'amore inteso nella sua espressione più platonica...e chi è più demonio di
una donna,in tal caso,nel sapere fare l'amore?...se solo avessero potuto
scriverne anche loro dall'antichità....pensa che tesori letterari ci saremmo
potuti godere,e avresti potuto citare, ai giorni nostri...
Cristina Cri
Caturegli
Se
fare l'amore è una struttura di architetture mentali non è fare l'amore ma fare
ginnastica o chissà cos'altro.....fare l'amore è fluire.....o non è amore.
Fortunata Romeo
Fare
l'amore è aspirazione a destrutturare... noi stessi, le nostre idee, i nostri
confini.. poi spesso ci ritroviamo vincolati da strutture e schemi
rassicuranti.. ma si può con coraggio entrare nel caos..per un tempo breve,
attraverso fluire e dividere..
Davide Pugnana
Cara Patrizia Manganaro,
ti
ringrazio per l'attenzione rivolta al mio scritto e per la risposta ampia e
articolata, il cui tono increspato e quasi in falsetto mi riescono particolarmente
graditi. Speravo, infatti, in un controcanto dialettico che, attraverso lo
sguardo critico dell'altro, mi desse la possibilità di recuperare alcuni nodi
concettuali rimasti interrati nel mio discorso. Provo a definirli meglio.
La
linea degli esempi letterari canonici - la linea dei "maschioni" - è
parte di una scelta che ho cercato di rendere mirata e stringente al tema della
discussione, partita dalle parole di Gianni. Le "architetture
mentali" dell'amore, in questo caso, sono seguite come cattedrali verbali.
E' solo una possibile angolazione tra le molte possibili, che non ha la pretesa
di esaurire la vastità del tema. Né voglio qui discutere circa le ragioni
storico-sociali che hanno declinato questa tradizione di scrittori tutta sotto
il segno maschile. Lo ha spiegato perfettamente e su tutti i livelli Simone de
Beauvoir nel "Secondo sesso".
Il
mio ragionamento partiva da un altro assunto: la capacità della scrittura e
della speculazione sull'amore di spogliarsi dalle restrizioni di "genere";
di uscire dal circuito maschile/femminile per farsi universale meditazione. Gli
scrittori che ho portato a campione - Platone, Ovidio, Orazio, Stendhal,
Tolstoj, Proust ecc - sono esempi massimi di come la riflessione sull'amore si
sia svolta senza discriminazioni, perché orientata a considerare una condizione
in sé, che riguarda tutti - ed è quella che sa farsi meditazione profonda e
viscerale, opposta a quella, parallela e bidimensionale, che associa all'uomo
il ruolo di machista seduttore, schiavo della propria fisiologia, e alla donna
quella di vittima, di agnello sacrificale, di femme fatale o di 'demoniaca', di
biblica Eva punita nei secoli. Nulla di tutto questo passa nei libri citati e
li ho scelti proprio per questa ragione.
La
questione è, invece, quella di un superamento di queste 'maschere', fabbricate
dalle società ad assetto maschilista (De Beauvoir docet), a opera di questi
scrittori, per una comprensione più larga e profonda dei meccanismi interni
dell'amore. E questo avviene a partire da uomini che hanno saputo uscire dal
loro 'genere' (fatto di gusti, miti, mentalità, proiezioni ecc) per sposare
entrambi gli sguardi.
Ecco il cuore del mio discorso. Non due
sguardi (sul mondo, sull'amore) l'uno contro l'altro armato; ma la loro
sintesi. Nel momento in cui Stendhal scrisse il De l'amour, o Flaubert entrava nella mente di Emma, non pensavano
come 'uomini', come 'maschi', ma come esseri umani, menti, denudati dalle
categorie e messi davanti al fenomeno 'amore'. E se andiamo a leggere le lettere
di Eloisa o ascoltiamo la parola delle poetesse del Novecento, pensi che
potremo riconoscerne davvero la cifra di genere? Se togliessimo dalle copertine
i nomi degli autori, credi che saremo in grado di stabilire se ciò che abbiamo
sotto gli occhi sia di tono maschile o femminile? Io faccio fatica, sia per i
temi che per lo stile. Nella cattiva letteratura senz'altro la scissione è più
marcata e mediocre. Ci sono testi di Alda Merini, o di Amelia Rosselli, o di
Antonia Pozzi che hanno un midollo virile di straordinaria forza; e all'opposto
, ci sono testi di Leopardi, di Petrarca, di Garcia Lorca che hanno una visione
delle cose dal palpito muliebre; ci sono composizioni e pennellate e
chiaroscuri di Artemisia Gentileschi che si fatica ad attribuire a mano
femminile. Forse che il tratto, lo stile, di queste donne dovrebbe essere
svenevole, languido, demoniaco? E quello degli uomini saldo, falllico, aspro?
Ma davvero siamo ancora a questa frattura? Ma è' questa dualità che va superata
con il suo corollario di aggettivi e gradazioni (femminile, femminuccia,
femminista, maschilista ecc). In quell' "interno paese straniero" che
chiamiamo inconscio tutto questo salta, non esiste.
Il
mio discorso era dall'interno, non dall'esterno delle costruzioni. Un amore 'al
maschile' e un amore 'al femminile' è ormai una mentalità da medioevo
globalizzato. E' proprio rifiutando in toto questa eredità pre-fabbricata,
abolendo gli -ismi, che il pensiero può attualizzare e rinnovare una questione
come l'amore.
La lancia
che spezzo, quindi, non è in direzione di una celebrazione del coté maschile,
ma dell'assenza di qualsiasi coté sessuale, della loro frantumazione in testi
che hanno saputo far breccia nelle "architetture mentali" per
aggiungere livelli di comprensioni sempre più profondi. Ogni gerarchia tra mano
maschile e mano femminile non ha più ragione d'essere, in questa prospettiva di
pensiero. Ogni libro - saggio, trattato, romanzo, canzoniere - sono il portato
di una tradizione, maschile certo, ma che ha saputo farsi 'non-maschile' bensì
a-sessuata e con la quale, volente o nolente, dobbiamo misurarci, perché sono
assimilati alla nostra civiltà; sono strutture dell'immaginario che dobbiamo
conoscere per distruggere in noi cliché come il demoniaco femminile e il
gallismo maschile. L'errore è considerare un bacino libresco quello che invece
è un patrimonio profondamente impastato con la vita.
Nessun commento:
Posta un commento